A cinque anni capì che c'era qualcosa che non andava in lei; si sentiva strana e non del tutto uguale agli altri. A sette disse a sua madre che aveva sbagliato; che aveva fatto un errore a diventarlo e che lei non avrebbe commesso gli stessi errori. Nove anni compiuti e non era più la stessa, solo che non lo sapeva. Si era impegnata così tanto a fingere di essere diversa da quello, che era che alla fine aveva dimenticato chi era. Un anno era passato e la vita le sembrava del tutto piena e completamente vuota, ma non parlava mai di questo. Non avrebbe mai permesso a nessuno di rovinare la sua felicità apparente. È stato a dodici il suo crollo emotivo e psicologico. Non voleva stare a sentire quello che dicevano su di lei; doveva porvi rimedio. Al suo tredicesimo compleanno gli insulti e le minacce che alloggiavano nella sua testa la facevano dubitare della sua sanità mentale. Avevano preso il sopravvento e voleva morire più di quanto non l'avesse mai voluto;  morire di fame ed essere calata nella bara in un vestito XXS. Ma arrivò a quattordici anni e da allora vi fu solo sangue e dolore; dalle sue braccia scorreva il rosso, ma lei non sentiva niente sulla pelle. La sua pena era completamente interiorizzata ormai. Solo un altro anno e lei era diventata cicatrici; un demone con istinti omicidi suicidi.

Come potete vedere avevo quindici anni quando l'ho scritto; ne ho già compiuti diciotto e sarebbe facile dirvi che è tutto passato.
Ma la verità è che non è passato. Non dico che vada così male, ma ci sono momenti che non va bene per niente. Spero qualcuno capisca quello che intendo. La cosa più strana è che da quando l'ho scritto tengo il foglio originale nel mio portafogli, me lo porto sempre dietro. Quel foglio strappato da un quaderno, scritto malissimo, usando penne diverse. Spesso mi dimentico pure che c'è, ma poi quando lo rivedo mi viene una stretta al petto e ricordo quello che ci ho scritto. Non so ma credo che sia una cosa di cui ho bisogno di tanto in tanto.