Ciao Teresa, ho letto i tre capitoli del tuo romanzo, come mi hai chiesto. Ho deciso di investire un po' di tempo per darti la mia opinione completa. Nel commento pubblico sarò più stringato.
Di positivo posso dirti che sicuramente mi hai incuriosito ed ho proseguito nella lettura anche per capire cosa fosse quella luce che saettava sotto la superficie.
Poi si nota piacevolmente la ricchezza di vocaboli, anche ricercati di cui disponi.
C'è un però, bello grosso. Ed è per questo che ti ho scritto in privato.
Secondo me, ma è la mia opinione, che sei libera di non condividere, esageri nelle descrizioni, che alla lunga diventano stucchevoli, anche se ben scritte prese capoverso per capoverso.
Nella continua ricerca di sinonimi, esercizio anche a me caro, finisci per usarne qualcuno inappropriato, eccessivo o poco gradevole, rovinando un po' l'effetto generale.
Ti suggerisco di evitare che la protagonista ecceda in ipotesi mormorate fra sé è sé, perché alcune risultano inverosimili, dando l'impressione di essere messe lì tanto per fare numero.
Come anche io mi costringo a fare, ti suggerisco di importi una certa disciplina linguistica e stilistica: sii più asciutta e riduci l'uso di aggettivi e termini aulici, che a volte aiutano, a volte no. Meno descrizioni e più avvenimenti.
Se poi la trama della storia starà in piedi nella sua evoluzione, ci sarà senz'altro un pubblico disposto a leggerla e ad apprezzarla.
Spero che tu non ti offenda. Ho voluto darti dei suggerimenti, anche critici dove ho ritenuto utile. Questo perché penso che in te ci sia, di fondo, una bella conoscenza del linguaggio.
Un caro saluto
Far