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Racconterò dei rami neri degli alberi nel cielo sereno, sgombro...

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Oh, ma quale luce irrompe da quella finestra lassù? Essa è l'oriente, e Giulietta è il sole. Sorgi, bel sole, e uccidi l'invidiosa luna già malata e livida di rabbia, perché tu, sua ancella, sei tanto più luminosa di lei: Non servirla, se essa ti invidia; la sua veste virginale e d'un colore verde scialbo che piace solo agli stupidi. Gettala via! Ma è la mia dama, oh, è il mio amore! Se solo sapesse di esserlo! Parla eppure non dice nulla. Come accade? È il suo sguardo a parlare per lei, e a lui io risponderò. No, sono troppo audace, non è a me che parla. Due elle più belle stelle del cielo devono essere state attirate altrove e hanno pregato gli occhi di lei di scintillare nelle loro orbite durante la loro assenza. E se davvero gli occhi di lei, gli occhi del suo volto, fossero stelle? Tanto splendore farebbe scomparire le altre stelle come la luce del giorno fa scomparire la luce di una lampada: in cielo i suoi occhi brillerebbero tanto che gli uccelli si metterebbero a cantare credendo che non fosse più notte. 

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Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
          e questa siepe, che da tanta parte
          dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
          Ma sedendo e mirando, interminati
          spazi di là da quella, e sovrumani
          silenzi, e profondissima quïete
          io nel pensier mi fingo, ove per poco
          il cor non si spaura. E come il vento
          odo stormir tra queste piante, io quello
          infinito silenzio a questa voce
          vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
          e le morte stagioni, e la presente
          e viva, e il suon di lei. Così tra questa
          immensità s'annega il pensier mio:
          e il naufragar m'è dolce in questo mare.

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Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale 
          e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
          Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
          Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
          le coincidenze, le prenotazioni,
          le trappole, gli scorni di chi crede 
          che la realtà sia quella che si vede.
          Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
          non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
          Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
          le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
          erano le tue.