E poi, arriva quel momento in cui tutto il dolore dal quale abbiamo cercato di fuggire ci acchiappa. Forse ci prende dall'orlo del vestito, forse da una ciocca di capelli, o forse per mano, cercando di farci sprofondare in un baratro nero e profondo, senza fine.
Il dolore si espande attraverso i mille nervi che percorrono il nostro corpo, arrivando al cuore, e spesso spezzandolo crepa dopo crepa, in modo secco e silenzioso.
I singhiozzi fanno forza per farci tremare, la vista si offusca, e speriamo solo che le persone attorno a noi non ci vedano; diventiamo piccoli e indifesi, minuscoli a confronto con i grandi sorrisi che dipingono l'ambiente a noi circostante. Le risate, le voci e i rumori attorno a noi sembrano essere una dimensione parallela alla nostra, il cuore accelera, e le lacrime scorrono una dopo l'altra, senza darci l'opportunità di fermarle. Vorremmo possedere dei tappi per bloccare i fori dai quali escono quelle maledette lacrime, ma non lo abbiamo, e queste ultime continuano imperterrite ad uscire, forse sperando di trasportare con loro anche solo una piccola parte del dolore che ci logora.
I pensieri vengono affoscati per un breve secondo, ma poi, senza pietà, tutti i dolori che ci portiamo dietro cadono pesanti sulla nostra mente.
La persona che è la causa principale di questo dolore sarebbe forse l'unica a saperlo dissipare?
Ma lei non c'è.
Non fa più parte della nostra vita, e nemmeno vuole farne parte.
