Mi alzo in piedi, circondata da un buio freddo e un'aria viziata, che sapeva di polvere; improvvisamente, un fremito violento scuote il pavimento sotto ai miei piedi, con un rumore sferragliante, metallico, stridente. Cado a terra, trascinandomi all'indietro, a gattoni, con la fronte imperlata di sudore nonostante l'aria gelida. Batto la schiena su una parete di metallo dura ed un gemito di dolore mi esce d'istinto dalle labbra tremanti. Mi lascio cadere sul pavimento, tirando le ginocchia al petto, nella speranza che questa situazione finisca al più presto. Con un ulteriore scossone, la stanza sale velocemente verso l'alto, seguita da suoni stridenti che eccheggiano tra le pareti facendomi urlare per il rumore insopportabile che invade prepotentemente le mie orecchie. L'ascensore buio sale ancora e ancora, non si ferma, oscilla avanti e indietro, provocandomi un forte senso di nausea. Voglio piangere, ma non trovo lacrime.
Domi mi trovo? Dove sto andando? Le domande mi balenano in testa nitide e letali. Immediatamente il mio intero mondo vacilla nelle sue fondamenta, lasciandomi un senso di amarezza che si propaga in ogni angolo del mio corpo, come un delizioso veleno. L'ascensore prosegue la sua oscillante ascesa verso una destinazione a me completamente sconosciuta. Un susseguirsi di immagini mi invade improvvisamente la mente: Ricordi? Fatti passati? Non lo so, non ho idea di cosa possano rappresentare e non ho il coraggio di negare che la cosa non mi spaventi. Poi una voce femminile si fa strada nella mia testa, aprendo un varco tra i continui flashback che appaiono come un cortometraggio di un film dell'orrore. Una donna bionda contina a ripetere: «W.I.C.K.E.D. è buono. Stai per iniziare una nuova vita…». Successivamente nella mia mente guizzano una serie di immagini di persone, ma totalmente irriconoscibili, dato che i volti erano sostituiti da inquietanti macchie di colore. Non riesco a ricordare alcuna persona conosciuta, nulla, letteralmente nulla. Poi un'altra domanda balena nei miei pensieri, proprio mentre la stanza oscilla violentemente: «Chi sono io?». L'ansia inizia a montarmi nel petto e in un batter d'occhio giungo sull'orlo del panico. Per un momento, il rumore metallico e stridente delle catene diviene lontano, quasi inesistente di fronte a quest'ennesima domanda. Urlo di nuovo, fino a scorticrmi la gola; non so perché, ma ne sento il bisogno. Voglio sapere, devo sapere! Mi appiattisco sul pavimento, sentendomi oppressa da una forza a cui non riesco ad opporre resistenza.
Con un cigolio e poi un tonfo sordo, la stanza smette di salire. Il movimento improvviso mi sbalza dall'altra parte dell'ascensore. Mi alzo in piedi, spaventata e ansimante, mentre mi accorgo che la gabbia sta oscillando sempre meno, fino a fermarsi completamente. Cala un orribile silenzio, carico di tensione.
Passa un minuto. In preda al panico, inizio a tempestare le pareti di pugni, calci, spintoni e spallate, ma non accade nulla. Inutile gridare, sapendo che nessuno potrà mai arrivare in mio soccorso, ma tanto vale farlo, giusto per alleggerire la tensione ed esternare l'ansia.
Passa un altro minuto. Guardo in tutte le direzioni, impaurita, mentre finalmente trovo quelle lacrime di cui prima avevo tanto bisogno. I miei singhiozzi echeggiano tra le pareti, rompendo quel silenzio glaciale che mi faceva impazzire secondo per secondo. Improvvisamente, un rumore metallico, secco, forte, risuona sopra la mia testa; sollevo lo sguardo, mentre una luce forte invade l'intera stanza. Mi precipito all'angolo dell'ascensore, appiattendomi contro di esso per la paura. Un suono acuto e stridente rivela una doppia porta scorrevole che qualcuno stava aprendo a forza. Distolgo lo sguardo, coprendomi il viso con una mano. Sento delle voci provenire dall'alto, e sento il cuori strizzarmi dalla paura.
«Oh mio dio, è una ragazza!»
«Ci hanno mandato una ragazza!»
«È ridotta ad uno straccio»
«A me servirebbe un aiuto in cucina»
«Per me non dura un giorno»
«Piaciuto il viaggio, Fagio?»
«Purtroppo non c'è il biglietto di ritorno»
Vengo investita da una forte ondata di confusione, che presto si tramuta in panico vero e proprio. Le voci sono strane e riecheggianti. Alcune parole mi sono del tutto estranee. Costringo gli occhi ad adattarsi alla luce e finalmente riesco a vedere con chiarezza i volti di una trentina di ragazzi, ammassati l'uno sull'altro con gli occhi fissi su di me.
«Valla a prendere, Newt» Ordina uno di loro.
Un ragazzo salta dentro l'ascensore e si china alla mia altezza, con il viso a pochi centimetri da mio: «Primo giorno Fagio, è ora di alzarsi».
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~Maze Runner~ Fuga Dal Labirinto ~
AcciónUn rumore metallico, secco, forte, risuona sopra la mia testa; sollevo lo sguardo, mentre una luce forte invade l'intera stanza. Mi precipito all'angolo dell'ascensore, appiattendomi contro di esso per la paura. Un suono acuto e stridente rivela una...