Capitolo III

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Il mercato era caratterizzato da un vociare insistente di persone di tutte le età, accompagnato da versi di animali. Così ogni secondo, ogni minuto e ogni ora di tutte le giornate dell'anno. Per lo meno finché il sole era alto nel cielo.
Colin sedeva sul suo carro, avvolto nel mantello per contrastare il fresco della sera, che presto sarebbe arrivata. Osservava i pochi passanti, con le gambe penzoloni, mentre canticchiava un vecchio motivetto.
L'aveva sentito suonare, anni addietro, su un'isola, a suon di cornamuse. Non riusciva benissimo con la voce, ma lui lo adorava e quello era l'unico modo che aveva per poterlo riascoltare.
Per strada passò una donna dai capelli castani, camminando a passo svelto sulla terra battuta.
Colin, riconoscendola, balzò giù dal carro.

- Buona sera, caro - lo salutò la donna.

Colin le sorrise, avvicinandosi alle casse di pesce che stavano dinnanzi al carro.
Ne erano rimaste solo due, praticamente vuote.

- Non so quanto è rimasto, Ingrid - spiegò lo stregone.

La donna fece spallucce, inarcando gli angoli delle labbra e stringendosi in uno scialle scuro.

- Non fa nulla. Cosa ti è rimasto? - domandò lei.

Colin si inginocchiò davanti alle casse, aprendole entrambe. In una restava una trota, nell'altra una decina di alborelle.
Lo stregone si massaggiò la fronte con dorso della mano e sollevò lo sguardo.

- Una trota e una manciata di alborelle - rispose.

La donna fece ancora spallucce e trasse un sacchetto in stoffa da una tasca della gonna.

- Dammi tutto - disse lei.

Colin prese i pesci e li stipò senza problemi nel sacchetto, per poi pulirsi le mani con la stoffa della tunica blu.
La donna si legò il sacchetto alla cintura, traendo poi alcune monete sonanti da un portamonete.

- Ecco a te. Grazie mille - sorrise Ingrid, per poi porgergli i soldi.

Colin le sorrise, stringendo le labbra, e mise le monete nella tasca dei pantaloni.

- Buona serata - la salutò lui.

Ingrid gli rivolse un cenno, prima di andarsene per dove era venuta, a passo svelto.
Colin sospirò e la guardò andarsene, prima di chiudere le casse e metterle assieme alle altre sul carro.
Quando fu sul punto di arrampicarsi sulla groppa di Emrys, una forza interna gli immobilizzò i muscoli.

- Voltati - disse Marion.

Colin rimase fermo, lasciando le briglie.

- Perché? - chiese.

Lo stregone si voltò senza che lo volesse davvero e il mantello gli oscillò attorno alle gambe.
In fondo alla strada, stava una locanda. Le luci erano accese e vi proveniva un vociare parecchio insistente e vivo.

- E con ciò? - chiese Colin.

Prese a giocare involontariamente con la pietra della collana.

- Guarda - ribatté Marion, la voce in un sussurro.

Dalla locanda continuava a provenire un rumoroso e fastidioso vociare, che via via pareva sfociare in uno scontro verbale sempre più accesso.
Degli uomini uscirono, spalancando la porta. Uno aveva i capelli scuri ed era parecchio alto, l'altro era tozzo, i capelli chiari.
E poi, in mezzo ai due, arrivò un giovane, biondo, con indosso una casacca rossa. Era Benedict.

- Assolutamente no - disse Colin.

Lo stregone tentò di voltarsi, ma Marion glielo impedì di nuovo.

Colin e MarionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora