Capitolo 7 - Il primo Viaggio (Fine)

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Dal carretto Viggo vide la kashara divenire sempre più agitata e partire ululando all'impazzata.
La chiamò ma Kerhel, che aveva assistito alla scena spuntando dal tendaggio del posto di guida, gli mise una mano sulla spalla
«Lascia perdere, quella è gioia!» commento inacidita. Anche lei avrebbe potuto essere gioiosa se solo non si fosse trovata lì. Sbuffò e si ritirò nelle sue "stanze", iniziando a controllare il contenuto della cesta di provviste.

Quando il carretto spuntò dalle betulle Viggo venne investito da una fredda folata di vento e dovette stringere gli occhi alla luce del sole. Voltò lo sguardo verso la voce della kashara che lo stava chiamando e la vide in mezzo al campo sulla sinistra, coperta di fango e affiancata da una iena ancora più sporca
«Ma perché?» bisbigliò fermando il carretto mentre osservava Sakuni trascinare la grossa sella di cuoio. Saltò giù dal calesse, allungando le braccia e sgranchendo le gambe intorpidite.
Non indossava l'armatura siccome avrebbe attirato sguardi indiscreti, quindi si sentiva estremamente leggero. La Regina il giorno prima in locanda gli aveva fatto trovare un pacchetto avvolto in fine carta velina contenente una fascia calda da indossare sul ventre, una camicia bianca con lunghe maniche a sbuffo, un gilet di cuoio nero, pantaloni in pelle con interni in pelliccia di coniglio, un maglione in lana ed il suo mantello, pulito.
Respirò a pieni polmoni l'aria della prateria che si era lasciato alle spalle solo due giorni prima...
Avrei preferito rivederti un po' più tardi. Pensò portandosi le mani ai fianchi, stirando la schiena, mentre la kashara approdava sulla strada e si prodigava per caricare la sella sul retro del caro.

Kerhel aveva ormai finito di rovistare tra le provviste e si accingeva a scendere
«Viaggiato bene?» chiese Sakuni, alzando la sella con entrambe le braccia
«Finché dormivo sì! A che punto siamo?» chiese scivolando giù, guardava la kashara dall'alto, intenzionata a non aiutarla. Così sporca di fango pareva una contadinella qualsiasi ma quella tipetta sapeva il fatto suo. A Elmes forse sarebbe entrata a far parte della banda di Pretty Boy, chissà... Magari si sarebbero conosciute comunque e forse le sarebbe anche rimasta simpatica.
Non era raro per lei visitare il Ghetto kashara, quei piccoletti spesso erano complici di Arlen e con Pretty Boy si facevano ottimi affari.
«Direi che siamo appena entrati nella prateria di Kell.» Rispose increspando le labbra per lo sforzo «Ma tu da dove arrivi?» chiese in un grugnito riuscendo a far scavalcare alla pesante sella in cuoio la barra di legno che sbarrava il fondo del calesse. Per lei era inconcepibile non riconoscere l'erba color dell'oro che cresceva solo lì, poi il piattume perfetto avrebbe dovuto darle qualche indizio.
«Dal Nord...»
«Goldrim?»
Kerhel rispose con un grugnito divertito «Ho detto a Nord! Goldrim è più a nord rispetto a voi ma sta sempre in questo piattume sconsolante...»
Gli occhi della kashara s'illuminarono di curiosità «Quindi vieni dall'Unghia?!»

Unghia. Così veniva chiamata l'area collinare che segnava la fine del Dito, un lungo corridoio montuoso perennemente ghiacciato che si estendeva nel mezzo del continente e dividendolo in due. Le condizioni erano di freddo estremo e si trattava di un clima inusuale siccome, anche durante la stagione estiva, le tempeste di ghiaccio non si placavano ma, semplicemente, perdevano un po' d'intensità.
Gli eruditi continuano a studiare queste particolari aberrazioni climatiche ma la leggenda vuole che quattro dei sì litigassero il grande potere contenuto nel Cuore di Awalownia, il suo centro. Vedendo questa continua lotta fraterna la quinta dea, il Ragno, pizzicò la terra tirandola come una tela e creò le increspature delle montagne tutto attorno al Cuore. Così facendo diede vita al Dito e alla Piana di Kell. Gli dei furono confusi ed ingannati! Ora solo il Ragno poteva ritrovare il Cuore!
Per mille e mille anni le serbarono rancore fino allo scoppio della lite. La dea Fata era convinta che il Ragno volesse tenere per se il segreto e usarlo per sconfiggere lei ed i suoi fratelli, adirata lanciò una maledizione sul Dito ricoprendolo di ghiaccio e nevi perenni.
Questo però ebbe una ripercussione anche sugli umanoidi che avevano iniziato a vivere sui pendii del Dito. I kashara, infatti, avevano conquistato quelle terre ricche di vita facendone la loro patria... Si scatenò una tra le guerre più cruente a memoria d'uomo: la Guerra degli Orchi.

Le Cronache del Sangue - Volume 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora