2. LA CISGIORDANIA

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13 Settembre 2045


Ricordava il loro primo incontro, all'interno di un ufficio del St.Elizabeths Hospital di Washington, poco meno di un anno prima.

Era seduto ad un tavolo della mensa e con i suoi due occhi neri lo fissava dal basso tanto duramente che, se il proprietario di quello sguardo non fosse stato decisamente umano, li avrebbe scambiati per quelli di una qualche bestia affamata: Bradley li sentì gridare nonostante Zayd non avesse ancora aperto bocca.

Il suo modo di guardare gli altri non era cambiato, tanto che non era nemmeno certo che un tempo potesse essere stato diverso.

"I due uomini decapitati sono Yūsuf Khalid e Mahmud Assan, due consiglieri di Adonis. Si stavano occupando anche loro del caso." Iniziò Marise. "Pare non siano tornati a casa dopo aver fatto rapporto al Presidente: devono averli presi lì, a due passi dalle guardie, eppure sono riusciti a farlo di nascosto"

"Complici tra la polizia in servizio?"

"Li stanno interrogando. Le telecamere di sicurezza non mostrano alcun movimento sospetto"

Zayd si accigliò, ma quando Brad gli chiese se avesse in mente qualcosa, lui scosse la testa senza spostare l'attenzione dalla finestra al lato destro del muro difronte. C'era bel tempo fuori.

Luke sospirò pesantemente e alzò gli occhi al cielo subito prima di puntarli sul generale a mo' di "sai che ho ragione".

E tutti presero a parlare della faccenda, scambiandosi ipotesi come se fossero palline da tennis: da un capo all'altro, veloci, precise.

Lui non stava ascoltando.

I pensieri, nella testa di Zayd, si accumulavano come scatole durante un trasloco: disordinatamente, senza un senso. Solo la casualità avrebbe deciso quale sarebbe stato il primo.

Ma i pensieri gli sfuggivano in continuazione e per ritornare su uno doveva affrontarne altri mille; fare giri immensi e capriole; provare a selezionare e impilare quelle scatole una per una per fargli riacquistare un ordine. Certe volte gli sembrava di impazzire.

In quella stanza c'era solo un'altra persona che poteva capire quella sensazione, e proprio in quel momento gli stava rivolgendo la parola.

Lo guardò con le sopracciglia aggrottate:"uhm?"

"Ti ho chiesto se fossi mai stato a Damasco" ripeté Myron.

"Sì"

"E com'era?"

"Grande"

Il ragazzo strizzò più volte gli occhi, confuso, poi ridacchiò: "oh, ok" e non parlò più. Per circa dieci secondi, poi ricominciò a fargli domande: l'aveva visitata da piccolo? Gli era piaciuta? Era chiassosa? Gli mancava vivere in Siria? I colori terrosi, gli odori speziati, il cibo, le moschee, la sua lingua?

E da parte dell'altro fu solo un susseguirsi di sì e no senza vitalità, come se li stesse leggendo da un copione e fossero seguiti da un punto che lo costringeva a dargli un tono imperioso e fermo.

Niente indugi: non gli mancava il suo paese, ma da piccolo gli era piaciuta la gita a Damasco e ormai non ricordava quasi nulla dei paesaggi, degli odori e dei sapori delle strade della Siria.

Avrebbe voluto aggiungere che invece erano ben impressi nella sua memoria la vista dei palazzi distrutti; il rumore degli spari e delle grida; l'odore del sangue umano. Ma non lo fece, perché era certo che non glielo avesse chiesto.

Sentì la stretta su una spalla della mano di Brad, il quale con un sorriso paterno la trasformò in due colpetti dietro la schiena, e annuì, più a se stesso che al ragazzo. Zayd non capì bene il perché, ma la sua gli sembrava un'espressione contenta e forse, pensò, quello era il suo modo di mostrare felicità. Per cosa, non ci provava nemmeno a capirlo.

Child Soldier-Il Bambino SoldatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora