II. Beauté et innocence

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Val-de-Grâce, 7 gennaio 1660.

Anna si inginocchiò con lentezza, concentrata sull'espressione sofferente degli occhi chiusi del crocifisso scolpito grezzamente dal legno. La corona era talmente realistica che poteva quasi avvertire le punture degli spini sulla propria fronte. La mite afflizione del Cristo, con i suoi occhi socchiusi, contrastava con il tripudio brillante di luce e colori proveniente dalle vetrate narranti le storie dell'Antico e Nuovo Testamento. Anna si concesse uno stralcio di esteta vanità soffermandosi per un attimo sulle scene della Passione rese ancora più vivide dalla luce del nascente sole invernale, per poi tornare a leggere i Salmi.

La cappella del convento di Val-de-Grâce era l'unico luogo in cui riusciva a trovare quiete. Se non avesse amato così tanto i suoi figli si sarebbe ritirata lì da tempo. La vita non era stata amabile con lei; molti avrebbero definito la sua esistenza come privilegiata ma quella non era che mera facciata. Nessuno avrebbe mai potuto immaginare lo sgomento che l'attanagliava quando suo marito, il re Luigi XIII, minacciava di ripudiarla, nessuno avrebbe mai potuto patire sulla propria lingua il disgusto che le provocavano gli approcci licenziosi di Richelieu. Nonostante la loro morte, i fantasmi di entrambi avevano ancora il potere di turbarla quando si attardava più del dovuto a osservare da sola i loro ritratti nelle stanze del Louvre. Una parte di lei aveva sempre percepito il malsano istinto di ringraziarli. Se non avesse acconsentito a sposare quel re debole, malato, più incline alle preferenze maschili che alla sua bellezza, e se non avesse fatto il callo di fronte alle loro continue vessazioni, non avrebbe mai concepito Luigi e Filippo, e non sarebbe riuscita mai a sopravvivere alla reggenza e a tutto ciò che ne era derivato.

La rivolta del popolo di Parigi, nella prima Fronda, poi quella dei principi e il terrore di venire assassinati dal suo stesso cognato, Gastone d'Orléans, e dai nobili rivoltosi. Contenne il tremito delle proprie mani mentre chiudeva il libro e afferrava la corona del Rosario, persa nei meandri della memoria al giorno in cui i ribelli avevano invaso il Palais-Royal in piena notte, pretendendo di vedere Luigi mentre dormiva, per verificare che lei e i suoi figli non fossero scappati dalla capitale. Si lasciò sfuggire un tenue sorriso di compiacimento all'idea di aver finalmente domato la loro arrogante vanagloria. Gastone era ormai confinato a Blois, privato fino all'ultima goccia di potere, e il principe di Condé avrebbe presto chiesto in ginocchio il perdono di suo figlio. Mazzarino aveva mantenuto la sua promessa fatta, aiutandola a spezzarli uno ad uno come rami di giunco e mantenendoli più bassi dell'erba.

Mai saranno invalicabili gli ostacoli di fronte all'amore di una madre, rifletté esaminando le scene della vita della Madonna incastonate nei frammenti delle vetrate. Aveva perso il conto delle volte in cui aveva chiesto alla Vergine la grazia di poter concepire un figlio e aveva creduto che il suo cuore potesse scoppiare quando, nonostante ore interminabili di sofferenze e travaglio, a soli due anni di distanza aveva dato alla luce i suoi bambini in un'età in cui molti la consideravano più prossima alla sterilità che alla maternità.

«Quando pregate siete così austera, Anna. Il troppo rimuginare vi incupisce e vi invecchia.»

La regina sobbalzò; non aveva sentito il cardinale arrivare, ma non distolse lo sguardo dalla bellezza e dalla limpidezza dell'arte. Avvertì il lieve suono delle pieghe della stoffa sull' inginocchiatoio e riuscì a scorgere il profilo della veste purpurea e delle mani di Mazzarino congiungersi in preghiera.

«Il tempo passa per tutti, Giulio. A volte ho la sensazione che non mi resti poi molto altro da vivere. Ho conosciuto tutto ciò che una sovrana dovrebbe apprendere e fatto forse anche tutto quello che una regina non dovrebbe mai fare.» Le ultime parole le raschiarono la gola, soffocate da un moto d'imbarazzo, e si spensero nell'inno che le monache cominciarono a intonare, nascoste tra le grate del coro, per celebrare le Lodi del mattino.

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