pretty boy

79 8 4
                                    

La sveglia suona, la spegni, ti senti il cervello scoppiare. Ti rotoli tra le coperte, a rallentatore, pensando che vuoi rimanere lì, al calduccio, lì dove l’impresa più grande è tirare il piumone su fino alla fronte, riuscendo comunque a respirare. 
Perchè bisogna alzarsi la mattina?

Ti strofini gli occhi, ti tiri su, ti sgranchisci la schiena. La tentazione di tornare tra le coperte è forte.
Perchè bisogna alzarsi la mattina?

Poggi i piedi a terra, sbadigli di nuovo, ti alzi, non sei troppo stabile sulle gambe, causa la stanchezza, barcolli verso il bagno, gli occhi semichiusi, ancora nolenti a volersi aprire completamente. 
Perchè bisogna alzarsi la mattina?

Ti lavi i denti, ti togli il pigiama, purtroppo, metti la prima felpa e il primo pantalone che ti capitano sotto mano, tanto non ci sono problemi di abbinamento, sono entrambi neri. 

Ti guardi allo specchio, che schifo. Hai i capelli spettinati, le guance scavate e le occhiaie sotto gli occhi. Insulso, imbarazzante, inutile. 

Sbuffando percorri il corridoio che collega il bagno alla sala da pranzo per fare colazione, non che ci sia tanto da mangiare eh. Ti siedi e mangi tranquillamente il tuo yogurt ai mirtilli, a cui purtroppo non sei ancora allergico.

Guardi l’orologio appeso al muro, cazzo. Hai fatto di nuovo tardi. Afferri al volo lo zaino e ti metti il giubbotto, esci, chiudi la porta, hai preso tutto? Telefono, chiavi, cuffiette, zaino, portafoglio. Si, hai preso tutto.

Scendi di corsa le scale, quel maledetto condominio non ha l’ascensore. Prendi la bici, appoggiata alla parete dell’atrio di ingresso, esci dal cancello e ti avvii verso scuola. 

I Radiohead ti urlano nelle orecchie e l’aria fredda ti punge il naso. Cerchi di pedalare più veloce che puoi, vorresti essere uno di quei ragazzi normali che hanno un padre presente che li accompagna a scuola ogni mattina, ma non lo sei, e allora ti tocca pedalare. E ti sta bene, stronzo. 

Appena arrivi a scuola ti precipiti verso il portabici e leghi la tua. Merda, merda, merda, è tardissimo. 
Corri verso la tua classe, non hai neanche il tempo di andare alle macchinette per prenderti un caffè, amen, la prossima volta ti alzerai prima.

Entri in classe: “Buongiorno prof, scusi in ritardo.” 
La prof ti guarda un po’ male, però non sembra troppo arrabbiata.

Le tre ore successive le passi tra uno sbadiglio e l’altro, cercando di ricordarti come si resta svegli. Di tanto in tanto prendi anche qualche appunto sul quaderno, ma sei consapevole che non li leggerai mai più.

La campanella suona, finalmente la ricreazione. Tiri su la testa di scatto, è il tuo momento preferito della giornata. E come non potrebbe esserlo, lo passi sempre con il tuo ragazzo, Will, e tu adori tutti i momenti che passi assieme a lui.

Esci dalla classe, lui è già lì che ti aspetta, appena lo vedi sorridi. Lui ti sorride di rimando.
Ti da un bacio a stampo, poi aggrotta le sopracciglia: “Non ti ho visto stamattina, ero preoccupato.”
Sbuffi, lo prendi per mano e vi avviate verso il giardino. 
“Avevo sonno.” prima che ti faccia la solita ramanzina sul fatto che dovresti andare a letto prima cambi argomento. “Vieni da me oggi?”
“Certo.”
Ti risponde subito, senza esitazione, perché vorrebbe sempre passare del tempo con te. E per te vale lo stesso. Anche se nessuno sta parlando e non avete niente da fare.

Vi fermate in un punto abbastanza appartato del giardino, così che nessuno vi possa disturbare. Will inizia a parlarti della sua giornata, e tu non riesci a fare altro che pensare a quanto sia bello.

Guardi quegli occhi azzurri, e pensi che il cielo e il mare insieme dovrebbero esserne invidiosi. Guardi quei riccioli biondi che, in qualche modo che ancora non ti spieghi, riescono a sfuggire a tutte le leggi della fisica. E guardi quel naso leggermente all’insù e quelle labbra così ben delineate e rosee. E pensi a quanto gli stiano bene quelle converse gialle un po’ consumate e quel sorriso sempre perfetto, di cui non ti stanchi mai. E sai, che sotto quella maglia di cotone bianco, sulle sue spalle lisce, ci dormono tante lentiggini dorate, e le vorresti accarezzare e baciare tutte, una dopo l’altra. E vorresti vivere esattamente lì, in mezzo alle sue braccia, perché nessun altro posto al mondo ti rende così felice. 

Posi una mano sulla sua guancia, accarezzandola, innamorandoti ancora un po’ di più, se possibile. Will smette di parlare e ti bacia e ti sorridere. E mentre lo guardi sorriderti, gli occhi che brillano, pensi a come tutta la tua stanchezza sia scomparsa, e che forse un motivo per cui alzarsi la mattina c’è, e se c’è non può che essere Will Solace.

pretty boy || solangeloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora