«Tu sei matto. No, peggio, sei tutto scemo! Ma come ti salta in mente di usarmi come scusa per andare in quel postaccio?»

Le parole rimbalzano rabbiose e violente contro le pareti bianche della cameretta. Gianluca è a dir poco innervosito dall'atteggiamento dell'amico, anche se, in fondo, è più preoccupato che arrabbiato. Di solito ammira la leggerezza con cui Michele prende le decisioni, anche le più azzardate e imprudenti. L'impulsività è una dote che ha sempre apprezzato nell'amico, oltre a tutto il resto, ma questa volta non si tratta di giocare qualche stupido scherzo ai danni del primo malcapitato. No, sta decisamente sfiorando il limite del pericolo serio. O, meglio, ci sta per cadere dentro con tutte le scarpe.

Michele, seduto a gambe incrociate sul copriletto chiaro, si incurva in avanti e sbuffa in aria un anello di fumo della sigaretta che approfitta di fumare di nascosto ogni volta che si rifugia nella stanza di Gianluca: più o meno tutte le volte che gli si presenta la possibilità di uscire di casa.

Lui non fuma, ma gli permette di farlo nella sua camera da letto, proprio come gli concede sempre tutto ciò che chiede.

Ogni capriccio.

Tutto, per lui.

Si conoscono dall'asilo e hanno coltivato negli anni un'amicizia profonda, basata sulle differenze caratteriali. Si potrebbero definire complementari: ciò che manca all'uno, viene compensato dall'altro. Anche fisicamente sono come il giorno e la notte, diametralmente opposti.

Michele è minuto, carino, come una miniatura di porcellana, ma cela il fuoco dentro di sé: una smania di vivere al limite ogni istante della propria vita. Forse per protesta contro il destino che lo ha fatto nascere in un buco di città che non ha nulla da offrire ai più giovani.

Gianluca invece è più imponente e dimostra anche un grado di maturità superiore rispetto ai suoi coetanei: ha sempre un atteggiamento riflessivo e protettivo verso quelli che ama. A lui la provincia non sta stretta, anzi, la trova rassicurante. Un'abitudine tranquilla e sana.

L'estrema prudenza si scontra con la scelleratezza e, a volte, riesce a mitigarla. Ma questa non sembra una di quelle occasioni.

Michele sfodera il suo sorriso più sincero, un sorriso a cui Gianluca non è capace di negare nulla. «Non fare il pessimista, sarà divertente. Tu non corri alcun rischio: dico che dormo da te, ma i miei genitori non controllano mai, lo sai» lo blandisce con aria angelica.

«Ma come ti salta in mente di andare in quel tugurio? Non è un locale trasgressivo, è solo un puttanaio» incalza lui.

«È fico! Di solito, quando si compiono i diciotto anni si va a vedere un film porno. Io andrò in una discoteca privé. A scuola ne parlano tutti.»

Inutile discutere, Michele sembra entusiasta all'idea di provare il peccato di quel mondo depravato, che immagina chissà quanto esaltante. Ma, da migliore amico, Gianluca sente su di sé il peso della responsabilità di farlo ragionare. In fondo, il cervello non serve solo a ottenere i migliori voti a scuola ed è sicuro che l'amico possa usarlo anche per prendere una decisione sensata.

«Tutti chi?» lo sfida.

«Simone e Andrea ci vanno spesso e dicono che è un posto fantastico.»

«Capirai» sbuffa con sufficienza. «Quelli sono dei tossici, probabilmente ci vanno anche per spacciare. Senti, può darsi che nelle grandi città i locali equivoci come quello siano delle gran figate, ma il Fashion è tutt'altro che attraente e alla moda. È una topaia dove la gente va per trovare una scopata facile, magari sotto l'effetto di qualche acido. Uno come te potrebbe finire stuprato nel bagno da qualche camionista.»

Una notte al FashionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora