«Squallido.»

Gianluca non si sforza nemmeno di nascondere la smorfia di disgusto davanti all'entusiastico racconto dell'amico che, quella notte, è tornato a casa sua dopo le tre. Aveva le chiavi e l'ha sentito infilarsi nel letto, puzzava di alcol e di sporco. Puzzava di sesso appena consumato. Di sicuro avrebbe voluto raccontargli tutto subito, ma Gianluca ha preferito fare finta di dormire, così da rimandare il resoconto alla mattina. Non era particolarmente ansioso di sentire i sordidi particolari della sua esperienza e non lo è neppure adesso.

«Mi auguro che abbiate usato qualche protezione» mugugna.

No. Dall'espressione dell'amico sembra palese che non ci abbiano nemmeno pensato. D'altra parte, come avrebbero potuto, in quel turbine improvviso di erotismo che gli ha appena descritto con dovizia di particolari? Troppi, per i suoi gusti.

«Bravo. Per quel che ne sai, quel tipo potrebbe avere chissà quali malattie» lo rimprovera, stanco. «Complimenti. Fra qualche tempo dovrai farti un controllo, sperando che questa tua bravata non abbia conseguenze. Spero almeno che tu sia soddisfatto dell'esperienza e abbandoni questo comportamento autodistruttivo.»

Michele lo fissa incredulo, come se quello folle fosse lui. «Oh no, sabato prossimo vado a vedere se lo ritrovo» dichiara con un largo sorriso.

«Che c'è, ti sei innamorato di questo tizio di cui ignori persino il nome?»

«Ma che sei scemo?»

«È da mezz'ora che non fai altro che parlare di lui...»

«Non è esatto» lo corregge, facendosi serio. «Ti ho parlato di ciò che è successo, delle emozioni che ho provato. Di come mi sia sentito vivo. Non sono sicuro che sia quel ragazzo che voglio.»

Stavolta è Gianluca a fissarlo stranito. Non è sempre facile stare dietro al filo dei discorsi dell'amico: la sua mente è troppo vivace e i suoi ragionamenti troppo strampalati.

Per come la vede lui, invece, la faccenda è semplice: Michele si è preso una cotta per il misterioso ragazzo biondo della discoteca. E nonostante i minuti passati a lodare tutte le sue doti fisiche, ora se ne esce con quella frase sibillina.

Michele regge il suo sguardo e assume un'aria pensierosa. «In fondo poco importa chi fosse. Ci siamo usati a vicenda e questo è tutto. Io gli ho offerto il mio corpo e lui mi ha regalato l'emozione che cercavo» cerca di spiegare, ma Gianluca, portando avanti le braccia, lo blocca per allontanare da sé un'immagine che rifiuta con tutte le sue forze.

«Basta, ti prego. Risparmiami ulteriori particolari. Mi sembra tu abbia ampiamente reso il concetto... e levati quel sorriso compiaciuto dalla faccia.»

«Sei geloso?»

«Ma che dici? Mantengo ancora un po' di pudore, io.»

Sì, lo è. Ma, ora più che mai, è deciso a celare i suoi veri sentimenti. Suonerebbe davvero puerile dopo l'esperienza estrema di Michele. Continuerà a fare l'amico e a sostenerlo in tutto, per quanto possibile.

«Direi che è il caso che tu ti faccia una bella doccia, ora» riprende a parlare, cercando di trasmettere una certa austerità. «Al di là del pericolo delle malattie sessuali, chissà quali altri virus e batteri avrai raccolto sul tuo corpo. Poi scendiamo in piazza, ci facciamo un panino e giochiamo al biliardino con Boris e gli altri.»

«Come al solito...» sospira Michele, nell'alzarsi dal letto per seguire le direttive.

L'appartamento della famiglia di Gianluca è la sua seconda casa e non gli servono indicazioni per trovare gli asciugamani o un cambio di biancheria pulita, ma, di nuovo, l'espressione del ragazzo è assente, mentre indugia sui suoi passi verso il bagno.

«Vedi?» Si blocca un attimo, prima di uscire dalla stanza. «È proprio di questo che parlavo. Non ti senti mai soffocare a ripercorrere di continuo le stesse strade e rifare i medesimi gesti, settimana dopo settimana? Ogni santissima domenica andiamo al bar e prendiamo un panino. Estate e inverno, sempre la stessa routine. Da anni. L'unica cosa che cambia è che da giugno il vecchio Gianni trascina il biliardino all'aperto, sotto il pergolato.»

E poi, senza aspettare una risposta, con un pesante sospiro Michele lascia la camera, passando il magone a Gianluca.

A lui piace ritrovare gli amici per un torneo al calcetto, ma comprende che si possa desiderare di più, soprattutto dopo aver assaporato qualcosa di diverso. E quel qualcosa, indipendentemente dall'amante misterioso della discoteca, li separerà prima di quanto vorrebbe.

Il suo umore diventa cinereo, sente su di sé il peso di quel sospiro, degli anni di Gianni e dell'intero paese. Sì, lui è come la loro cittadina per Michele: inizia a stargli stretto.

Quando l'amico torna nella camera, con i capelli ancora bagnati e che profumano di shampoo, cerca di comportarsi come di consueto. Ride e scherza, ma niente è come prima.

L'esperienza di Michele non ha mutato solo lui, ha rotto gli equilibri e cambiato il rapporto, separandoli. Temeva di perderlo entrando troppo in intimità, invece sente di averlo perso per non essere stato capace di offrirgli ciò di cui ha bisogno. È frustrante e fa male, ma è deciso a non darlo a vedere.

Scendono in piazza e salutano Gianni, pronto a preparare i suoi ricchi panini accompagnati da una montagna di patatine fritte che spesso offre senza richiedere il sovrapprezzo.

Arrivano Boris, Matteo e suo cugino Francesco, di un anno più piccolo. Chiacchierano, ridono e scherzano. Michele appare assente e Gianluca lo osserva nonostante gli altri non ci facciano caso. Parlano di sport e ragazze, argomenti che non hanno mai appassionato il suo amico, ma oggi più che mai Michele ne è disinteressato. Gianluca non cerca nemmeno di richiamare la sua attenzione, si limita a constatare la voragine che si fa sempre più profonda fra loro.

Quando si sfidano al calcio balilla fanno un casino pazzesco, come al solito, rinfacciandosi a vicenda i colpi di mulinello da sempre considerati fallo. Michele non ha mai avuto forza nei tiri in porta, ma oggi è più scarso del solito, tanto che abbandona ben presto il gioco per allontanarsi a fumare in pace.

Quando Gianluca lo raggiunge, una volta terminata la partita, lo sorprende a guardare lontano, verso l'autostrada.

«Devo andarmene, capisci?» mormora Michele, dando prova di averlo sentito arrivare.

«Ancora un anno di liceo, poi andrai all'università. Psicologia a Padova: quello che hai sempre desiderato. I tuoi dovranno lasciarti andare per forza.»

«Un anno» gli fa eco lui. «Sembra un'eternità.»

Michele, più di ogni altra cosa, vuole spiccare il volo; andarsene lontano dall'eterno déjà-vu di quella provincia e lontano da lui. Lo desidera con tutto se stesso e a Gianluca sembra che l'unico mezzo per raggiungere il suo sogno sia tornare lì, al Fashion, per offrire ancora una volta il proprio corpo al peccato.


Fine dell'estratto!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 12, 2021 ⏰

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