The day I died

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Non voglio chiudere gli occhi, non lo voglio per niente, ma la necessità di farlo ormai è più forte di me. So che, una volta che li avrò chiusi, non li aprirò più. Questi istanti sembrano durare per sempre, e a me la cosa va bene. Ciò che non sopporto è questa sensazione di impotenza, il fatto che non posso fare niente per fermare il corso della mia storia.

La mia ora è giunta.

Non è come me lo ero aspettato, almeno fino ad un mese fa. Avevo sempre pensato di morire vecchio nel caldo e confortevole letto di casa mia, circondato da una famiglia che non ho mai avuto il tempo di avere. Invece sono qui, ad appena diciannove anni, steso nel letto di un ospedale senza essere in grado di muovermi, senza riuscire a fare niente se non guardare e parlare con voce flebile e spezzata.
Ma ora temo che le mie parole gli facciano troppo male.

È stato il mio più grande amore, la mia più forte passione. Lui, che dalla Svezia ha lasciato tutto per venire da me, che ha abbandonato sogni e certezze per una vita semplice in una cittadina finlandese di poche centinaia di abitanti.
Ha sempre fatto di tutto per accontentarmi, mi ha trattato come una principessa. Ha reso la mia breve vita degna di essere vissuta.
Cerco di ricordare ogni istante che ho passato con lui, ogni secondo di questo mio sogno durato troppo poco. Le corse nei prati erbosi in estate, un vago sentore di caldo sulla mia pelle che si scotta troppo facilmente; tutte le cadute su quel lago ghiacciato, con lui che tentava di prendermi e che finiva per cadere peggio di me; quei due unici Natali passati insieme, che sono stati i migliori della mia vita.

Berwald non è mai stato un tipo molto solare, non mi faccio problemi ad ammetterlo, e di sicuro non è né loquace né sorridente. È sempre stato difficilie capire cosa prova, ma per me era una sfida divertente, come un indovinello. A volte, quando dal suo viso sembrava che gli fosse appena morto un parente stretto, in realtà era felice come non mai.
Ma ora si capisce benissimo cosa prova.

Sembra distrutto, a pezzi, come se il mondo gli fosse crollato addosso. Tiene il viso basso, tentando di nascondere i suoi occhi chiari e freddi come il Mar del Nord, arrossati e stanchi di piangere.
Fa troppo male vederlo così, le guance bianche che risplendono per le lacrime alla luce di una lampadina che tra poco verrà spenta, così da lasciarmi dormire; per sempre.

Alza la testa, si passa le mani affusolate fra i capelli chiari e spettinati, sbuffa e si asciuga gli occhi sollevando un poco gli occhiali. Sembra quasi combattere internamente per non guardarmi negli occhi. Poi cede, si gira e i suoi occhi incontrano i miei, e subito ricomincia a piangere. Non diciamo niente, ci siamo già detti tutto.

Un mese prima~~~~~~~~~~

-Non lo so, Berrie, secondo me è più carina quella grigia.- dissi, bevendo l'ultimo sorso di succo alla mela dal mio bicchiere.

Lo appoggiai sul tavolo, alzandomi in piedi per sgranchirmi un po' le gambe. Sarà stata una buona oretta che ero seduto in divano con Berwald, a sfogliare un catalogo Ikea per cercare una cucina per la nostra nuova casa.
Il mio ragazzo sospirò, chiudendo la rivista e togliendosi gli occhiali. Adoravo quando lo faceva, sembrava molto meno intimidatorio senza. Glieli presi di mano, indossandoli.

-Come mi stanno?- chiesi facendo la bocca a cuore.

-Saprei dirtelo, se ti vedessi.- disse con il suo solito tono privo di ironia o qualsivoglia emozione.

Ridacchiai, riconsegnandoli i suoi occhiali. Mi misi a sedere sul divano, appoggiando la testa alle sue gambe, mentre mi accarezzava dolcemente i capelli. Adoravo la sensazione delle sue dita lunghe e affusolate fra le onde morbide dei miei capelli chiari, mi rilassava molto.
Era questo, l'amore con Berwald. Un amore silenzioso, fatto di poche parole e tanti piccoli gesti, tante carezze e abbracci quando nessuno ci vedeva, i suoi fuggiaschi sorrisi dopo un bacio così lungo da togliere il respiro e il suo profumo di dopobarba alla menta.

The day I died // SuFinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora