«Un bicchiere d'acqua, per favore», le sue parole furono pronunciate in un sibilo strascicato.
Un bicchiere d'acqua? Chi entra in un bar alle undici passate di venerdì sera per chiedere un semplice bicchiere d'acqua?
Ad alcuni uomini non passò inosservato; si indispettirono nel sentire quell'inusuale richiesta e si voltarono a guardarlo, sbeffeggiandolo. Sperai che nessuno di loro si alzasse per andare a disturbare l'altro; ripulire vomito ogni sera era già sufficiente, non era necessario aggiungere sangue e denti spezzati.
«Te lo porto subito», Sam prese parola.
Afferrò un bicchiere dallo scolapiatti e lo riempì con dell'acqua naturale.
«Grazie», disse il moro, quando il mio collega lo servì e dopo aver bevuto tutto il contenuto in un sorso: «Un altro», supplicò, «per favore.»
«Vuoi anche una caramella per caso?», qualche commento di derisione riempì la stanza, causando le fragorose e grasse risate degli uomini seduti ai tavoli che cominciarono ad agitarsi ed alzare la voce.
Per un attimo mi preoccupai che quel trambusto potesse trasformarsi in una rissa all'ultimo sangue. Chissà per quale motivo era sempre così che si concludevano le serate. Cosa ci trovavano quegli uomini nel prendersi a schiaffi non l'avevo mai capito, forse perché io ero quella a cui toccava mettere a posto alla fine di tutto.
Frank, il signore panciuto che poco tempo prima aveva cercato di flirtare con me, si avvicinò al bancone e si sedette ad uno sgabello di distanza dal nuovo cliente.
«Allison, dammi una birra», pronunciò senza togliere lo sguardo dal ragazzo che, invece, lo teneva basso sul legno spaccato del piano bar. Giocava con le increspature passandovi sopra le dita, avanti e indietro, avanti e indietro. Era un movimento quasi ipnotico. Per caso notai un piccolo tatuaggio sul dorso della sua mano: "1967". Mi chiesi quale significato avesse.
Osservai il suo volto crucciato in una espressione di disappunto. Aveva le sopracciglia incurvate che gli provocavano delle pieghe sulla fronte. La labbra perfettamente serrate ed i capelli ricci gli ricadevano sulle tempie. Il colorito della sua pelle biancastra faceva intendere che non fosse proprio in forma e le occhiaie che gli contornavano gli occhi di un castano dorato scuro e spento, contribuivano a dargli un aspetto cupo.
«Hey, ma ci senti? Ti ho detto che voglio una birra, hai capito?», l'omone con i capelli ingellati mi rimproverò facendomi sobbalzare.
«S-scusami, arriva subito.»
Mai essere scortese con i clienti, questo mi ripeteva sempre Mike, anche se lui era il più stronzo di tutti. Odiavo chi mi comandava a bacchetta.
«Allison, danne una pure al ragazzo, gliela offro io», disse con un ghigno in volto, «tu bevi, vero?», continuò, curioso.
«Hey, amico, lascialo in pace, okay?», Sam riprese Frank che lo mandò al diavolo, non curandosi particolarmente delle sue parole.
Il riccio non professò parola, continuò a giocare con le dita senza dar conto alle parole del compare che aveva accanto.
«Ti ho chiesto se bevi», si spazientì, «ma siete tutti sordi 'sta sera?», si lamentò battendo il pugno sul tavolo, «ragazzo...», cercò di toccargli una spalla, forse per richiamare la sua attenzione.
Frank non ebbe il tempo di finire di parlare che lo sconosciuto afferrò una delle sue grosse mani costringendola sul tavolo con forza. «Ma che cazzo stai facendo?», il vecchio si arrabbiò e minacciò di dargli un pugno con la mano che aveva libera, ma il ragazzo dai capelli scuri estrasse un coltello dalla tasca e lo infilzò nella carne della mano dell'omone e subito dopo lo rimosse.
«Oh merda, Allie, stai indietro», Sam, spaventato, mi parò col suo corpo quasi schiacciandomi contro la parete.
Un urlo di dolore echeggiò per il piccolo locale. «Che cazzo ti passa per la testa, brutto figlio di puttana?», il sangue scorreva velocemente dal foro, sporcando il pavimento. «Dammi un fottutissimo straccio, Allison.»
Il ragazzo afferrò Frank per la maglietta e pronunciò a denti stretti: «Impara a chiedere "per favore", stronzo» e pulì l'arma sull'indumento sporco del vecchio che rimase immobilizzato dalla paura.
Si girò verso di me, il suo volto si rischiarò leggermente. Portò una mano dietro la schiena ed estrasse il portafogli dalla tasca, prese una banconota e la porse sul bancone, «Grazie, è stato bello rivederti. Addio, Allie», disse, lasciandomi totalmente spiazzata.
"Rivedermi?" Avrei voluto chiedergli, ma in quel momento non sarei stata capace di emettere qualsivoglia tipo di suono, tanto meno parlare con uno sconosciuto che aveva, letteralmente, appena accoltellato un mio cliente.
Poi si diresse verso la porta e poco prima di uscire: «Ragazzi, potrei anche avere una pistola; fossi in voi, non mi seguirei», disse e sparì.
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Hooked Up - Il destino di noi sciocchi / HS
Romance«Sai, Allie, ci sono persone a cui la morte concede delle seconde occasioni. A me ne ha concesse più di quante ne avrei potute desiderare»