Un anno dopo
«Allie», sentii una voce sussurarmi qualcosa alle orecchie, una mano mi accarezzò il viso e schiusi lentamente gli occhi, «Allie, amore, ben svegliata.»
La voce di una donna dalla sagoma sfocata si insinuò nella mia testa, cercai di dare un volto a quell'immagine, sbattei più volte le palpebre. Mi guardai intorno, ero in un campo di fiori, era primavera, il sole riscaldava la mia pelle pallida. Mi beai di quel calore e presi un respiro profondo.
«Allie, amore, puoi sentirmi?», cercai quella voce intorno a me, era così familiare, «Allie, guardami, sono qui.»
Come le sue parole vennero pronunciate, lei mi apparve. Era bellissima. I suoi capelli neri, lunghi, me li ricordavo ancora, ci giocavo da piccola, ne ero invidiosa. Profumavano di fragole. Gli occhi caldi, avvolgenti. Indossava un abito bianco, bianchissimo, quasi si confondeva con la sua pelle pallida come la mia.
«Mamma», biascicai incredula, «mamma, mi sei mancata così tanto», corsi verso di lei, la strinsi forte. Mi baciò la fronte. I suoi capelli profumavano ancora di fragole, come l'ultima volta che la vidi ed i suoi occhi erano più vivi che mai.
«Allie», prese il mio viso tra le mani, mi sorrise «ma guardati, come sei fatta grande.»
«Dove sei stata per tutto questo tempo?»
Il suo sguardo scattó verso il mio, come una preda quando si accorge di essere sotto tiro. Improvvisamente diventò seria, il suo sorriso sparí ed i suoi occhi caldi mutarono di colore. «Devi stare molto attenta.»
«Attenta a cosa? Di che stai parlando, mamma?», il suo sguardo adesso passò alle mie braccia, sulle quali sentii come un formicolio, d'improvviso.
Le guardai ed il battito del mio cuore accelerò, erano grondanti di sangue. Sangue ovunque, sulle gambe, sul petto, sui miei abiti bianchi che ora sembravano il banchetto di un vampiro.
«Guarda cosa mi hai fatto...», mia mamma pronunciò, piangendo. Anche lei era sporca di sangue, sì inginocchiò a terra e pianse, pianse ininterrottamente. Era straziante.
«Mamma, mamma cosa hai?», mi piegai davanti a lei, cercando di aiutarla, «come posso aiurtarti? Dimmelo!», imprecai contro di lei.
«Scappa, Allie. Scappa, scappa. Sei ancora in tempo, devi andare via. Tu, tu non puoi, non puoi fidarti di lui. Lo capisci?», i suoi occhi erano assatanati, mi guardavano pieni di paura e rancore e rabbia.
«Andare via? Dove? Dove devo andare?», chiesi, tentando di capire di cosa stesse parlando «Di chi non posso fidarmi?»
«DEVI ANDARE VIA! SCAPPA, ALLIE! VATTENE VIA!»
Le sue urla diventarono assordanti, talmente tanto assordanti che fui costretta a coprirmi le orecchie, mentre lei gridava e gridava e gridava. La foga, la rabbia, la paura, era tutto mescolato come in una tavolozza di colori. Confusione. Impeto. Battito. Giravo, giravo, giravo. Devo scappare, devo andare via. Devo scappare.
E poi...
Silenzio.
Non sentivo più niente, era tutto ovattato. Tenevo le mani premute sulle orecchie, gli occhi strizzati in una smorfia di terrore, il busto ripiegato su se stesso. Percepivo solo l'alzarsi ed abbassarsi del mio petto. Respiravo. Ero ancora viva.
Aprii lentamente gli occhi e vidi una mano, una mano protesa verso di me. La afferrai e qualcuno mi aiutò ad alzarmi in piedi. Era un ragazzo, era bellissimo, sembrava una visione.
«Lei ha ragione. Tu non dovresti fidarti di me, ti farò del male».
Mi svegliai di soprassalto. Avevo fatto un sogno stranissimo.
La mia fronte era imperlata di sudore - atipico, considerando che fossimo a metà gennaio -, il respiro affannato e quella strana sensazione di inconsistenza alle gambe contribuirono solo ad un mio stato confusionario. Mi passai una mano tra i capelli, prendendo un respiro profondo. Era solo un sogno. Solo un sogno.
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Hooked Up - Il destino di noi sciocchi / HS
Romance«Sai, Allie, ci sono persone a cui la morte concede delle seconde occasioni. A me ne ha concesse più di quante ne avrei potute desiderare»