Capitolo 3

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Your body hears everything your mind says.
- Naomi Judd

Apro lentamente gli occhi trovandomi risucchiata nell'oscurità. Dove sono? Perché sono qui? Come ci sono arrivata? Mille domande mi frullano nella testa, ma nessuna ha una risposta.
Mi alzo piano sentendomi un po' indolenzita, ma non appena mi metto in piedi, ecco che la nausea sale facendomi subito vomitare.

La testa gira iperattiva, la vista mi è offuscata mentre il mio cuore batte troppo velocemente. Mi guardo attorno, notando una scritta in neon rosso, Old Jack. Provo a raggiungere il luogo dall'altro lato della strada, ma non appena faccio un passo ecco che cado in ginocchio. Credo di aver bevuto un po' troppo, e come se non bastasse la testa mi pulsa tantissimo.

Chiudo gli occhi pensando a un modo di andarmene, ma invano dato che fuori è buio pesto e non ho preso nemmeno il cellulare. Rifletto per qualche minuto, fino a quando non vedo i fari di una macchina in lontananza. Faccio di tutto per alzarmi e riuscire a fare l'auto stop, e come se, per una buona volta il destino fosse dalla mia parte, ecco che l'autista si ferma.

Ora speriamo che non sia un maniaco squilibrato.

Si ferma sul cipiglio sulla strada, e mettendomi definitivamente in piedi mi avvicino all'auto. Il tizio abbassa il finestrino, rivelandomi pochi secondi dopo la sua figura... come non detto, grazie destino.
"Tu?" Mi chiede con voce bassa, ma con un accenno di disprezzo.
"Già. Senti, mi faresti un favore? Mi porteresti a Garas?" gli chiedo direttamente, mentre d'altro canto non vorrei che salire in macchina e rannicchiarmi su me stessa; fuori fa davvero freddo.

"Peccato, credevo fossi una puttana. Se avrei visto che eri tu, allora non mi sarei di certo fermato." Rimette in moto, ma io insisto, devo insistere, sto congelando.
"Ti posso pagare"
"Che cosa cazzo mi credi? Un fottuto taxi?" Ringhia voltandosi nella mia direzione.
"Senti Eiji, io sto morendo di freddo, almeno che tu non voglia che il capo di Arcos muoia congelata e che la società vada a rotoli, ti consiglio di aprire questa fottuta portiera e di portarmi a Garas o dove cazzo ti pare.
Solo fammi entrare" sospiro, guardandolo a mia volta.

Dopo qualche minuto di riflessione, finalmente si decide a sbloccare l'auto, facendomi salire dentro.

"Guarda che non lo faccio per te, ma per Katara. Mi ucciderebbe se venisse a sapere che ti ho lasciata qui" sottolinea, mettendo in moto e partendo, prendendo però la direzione sbagliata. Altre strade per raggiungere il luogo prestabilito non ci sono, e questa sicuramente non è quella giusta.
"Dove stai andando? Garas è dall'altra parte" lo guardo, ma lui non accenna una parola.
"Hei, mi senti? Vorrei che mi portassi indietro se non hai intenzioni di andare dove ti ho chiesto" continuando a parlargli, ma lui continua ad ignorarmi "hai capito? Se non hai intenzione di farlo, allora fammi scendere subito!" Sbotto contro di lui guardandolo male, ma finalmente questo lo induce ad aprire bocca.
"Parli sempre così tanto? Stai un po' zitta" esordisce sbuffando irritato.

Resto allibita da tanta stronzaggine. Neppure Char si permetteva tanto.
Merda, sei stupida.
Oh, coscienza, scusami se te ne ho ricordato, se ce ne siamo ricordate...
Scopri dove ti porta questo squilibrato, lascia stare queste futilità.
Va bene.

"Non posso stare zitta. Non so chi sei e non so dove mi stai portando, quindi o me lo dici oppure mi fai scendere subito da questa auto" insinuo l'ultima parte ironicamente, ma ahimè, meglio se avessi tenuto la bocca chiusa. Rallenta leggermente, accosta vicino a una stradina e spegne il motore.
Non può essere che...

"Scendi" Ordina, guardando davanti a sé.
"Cosa?"
"Ti ho detto di scendere" ringhia, stringendo la presa sul volante.
"Ti è così difficile dirmi dove mi stai portando? Non credi che io abbia il diritto di saperlo?"
"No" Grugnisce, sempre con lo sguardo rivolto verso la strada.
"Fantastico, un'altro bipolare. Non mi bastava il mio ex..." sussurro, aprendo la portiera.

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