Penso si essere stata 5 minuti immobile ad osservarlo prima di rispondere. Nonostante sia veramente cambiato per molti aspetti, quasi da non riconoscerlo, i suoi occhi sono sempre uguali. Un grigio quasi tendente al nero, senza nessuna sfumatura di marrone o verde, solo grigio molto intenso. I capelli che si era appena arruffato sono neri e con un po' di gel. Chi lo avrebbe detto che lo avrei mai rivisto?
"No." rispondo alla fine girandomi subito verso la prof. Con la coda dell'occhio vedo che lui mi sta ancora guardando, così per l'imbarazzo mi giro verso Sara che è alle prese su come creare il nostro gruppo di lavoro.
"Giusto, il gruppo di lavoro! Allora chi viene con noi?" chiedo a Sara dando completamente le spalle a Jo. Lei guarda dietro di me, come se avesse inteso il motivo del mio imbarazzo; capisce sempre i miei stati d'animo e così mi manda un'occhiata interrogativa. Prima di poterle rispondere la prof ci da una delle notizie peggiori riguardante il tema 'lavoro a gruppi'.
"Non c'è bisogno che vi scervelliate su chi avere come compagno di lavoro... Ci penserò io!" Fantastico ci mancava solo questa. Inizia a dividere i ragazzi per gruppi scrivendo i nomi alla lavagna. Gli ultimi cinque, compresa me, che non ancora chiamati formano il quarto gruppo. Non so dirvi se mi è andata male, in fin dei conti sono con Sara e...
"Sara, Coco, Dani, Uma e Jo voi siete il quarto gruppo. Ora tutti potete dividervi e decidere cosa esporre per l'interrogazione. Buon Lavoro!" Tutti ci alziamo e andiamo dai nostri compagni. Io ovviamente corro subito da Sara, sono molto felice di stare con lei, ma non tanto quanto lo è Dani di stare con Jo. Vi ho già detto di come ai tempi fossero grandi amici, Jo difendeva Dani che molto spesso veniva preso in giro, non perché avesse qualche difficoltà o problema, semplicemente gli piaceva giocare con le bambole e disegnare fiori rosa sul suo quaderno. Jo era più maturo rispetto agli altri, probabilmente anche grazie al fatto di avere due mamme, e così ha difeso e insegnato come difendersi a un bambino che si sentiva diverso e sbagliato. Nonostante ciò, quando Jo partì senza più tornare, Dani nascose quella parte di se, a mio parere, per paura di essere di nuovo giudicato. Ora è qui davanti a me, con i suoi occhi blu, uno stile un po' punk ed aria da cattivo ragazzo.
"Dobbiamo impegnarci per questo lavoro, non voglio il solito sette scarso." dice Uma avvicinandosi a noi quattro. Uma è una ragazza molto sveglia, la più brava della classe, a mio parere di un'estrema bellezza. Ha i capelli neri e gli occhi verde acqua che con la sua pelle mulatta risplendono ancora di più. A quanto ne so è venuta in Italia dall'India all'età di 5 anni e molto spesso durante l'estate torna a fare visita alla sua famiglia.
"Ad essere sincera a me mi ha impressionato la storia in generale, che diavolo si era bevuto Virgilio per scrivere un poema così noioso?" dice Sara ridendo.
Decido di rispondere io, così da non far esplodere dalla rabbia Uma "Dai Sara ci sono molte parti di questa storia con argomenti interessanti e perdonami ma 'a me mi' non si può proprio sentire." dico scherzando, anche se sembra averla presa sul serio.
"Okay, siccome l'ora sta per finire, va bene se ci vediamo oggi pomeriggio al parco per decidere tutto e iniziare a lavorare?" chiede Jo che ancora non aveva aperto bocca interrompendo il discorso. A tutti andava bene e dopo esserci messi d'accordo sull'orario ed il resto siamo tornati al nostro posto ad ignorarci come prima.
Passate altre due ore di scuola finalmente posso tornare a casa, per fortuna è venuta a prendermi la nonna. Stiamo accompagnato anche Sara, così ora siamo noi tre ad ascoltare le canzoni di Grease in macchina. Mia nonna vive con me e mia madre; per me lei è sempre stata il pezzo forte della famiglia. Ha lavorato per il cinema e non si è mai sposata, ma da quando il nonno è morto vive a casa nostra e a renderla più allegra e attiva ci pensiamo io e mamma; quando ero bambina lei e il nonno si occupavano tutti i giorni di me, dato che mamma era a lavorare, perciò da vederci tutti i giorni a vivere insieme non è cambiato un granché.
Dopo pranzo ci beviamo sempre un caffè insieme e poi io faccio i compiti mentre lei legge il giornale o mi ascolta ripetere gli argomenti che devo sapere per i giorni seguenti.
"Nonna dopo il caffè oggi farò i compiti al parco, devo fare una ricerca di gruppo, torno per cena. Lo dici tu alla mamma?"
"Si, vai tranquilla tesoro ci si vede dopo!"
Bevo il caffè tutto d'un sorso, le do un bacio ed esco di casa. Mi avvio verso la metro, che devo prendere per arrivare al parco; arrivata alla fermata mi siedo e leggo nell'attesa che arrivi.
STAI LEGGENDO
Il mio nome non è Sofia
General FictionDa bambina dicevo alle persone di chiamarmi Sofia perché non mi piaceva il mio vero nome, Coco, a dire la verità non mi fa impazzire nemmeno ora che ho 16 anni, bè in realtà li compirò tra una settimana, il 14 gennaio; è incredibile quante cose pos...