"Coco! Sveglia! devi andare a scuola." La mia mente si accende. Che giorno è? Guardo alla mia destra dove c'è il comodino con sopra la sveglia, 7:07 del 7 gennaio. Devo essere sincera la scuola non mi fa impazzire, non tanto per i compiti o i professori, più per il doversi svegliare presto e per tutti i ragazzini stupidi che ne fanno parte. E pensare che fino a pochi giorni fa era Natale! Quanto amo il Natale: con le luci, i regali, la neve i film natalizi e..." Coco!! Non possiamo fare sempre tardi!" Quella che urla è mia madre, una giovane donna un po' fuori dalle righe, sempre attiva e spumeggiante, decisamente una qualità che non ho ereditato. Così, con tutte le forze che ho, cerco di spostarmi verso il bordo del letto, poi appoggio i piedi a terra e inizio a camminare, ancora con gli occhi chiusi. Arrivo in cucina, mi siedo e dico probabilmente rivolta alla porta "Mamma non dovresti urlare, la nonna sta dormendo. Piuttosto mi accompagni te a scuola?" le chiedo con occhi dolci che finalmente sono riuscita ad aprire.
"Vorrei tesoro, ma la macchina è dal meccanico e per andare in centro prenderò l'autobus, lo prendi anche tu?"
"No, credo che andrò a piedi con Sara."
Afferro un biscotto dal tavolo e mi dirigo verso il bagno con passo zombie, mi lavo, mi vesto e in mezz'ora sono pronta. Scendo le scale del mio palazzo come un razzo e mi incammino verso casa di Sara. Lo so, starete pensando 'Sara? Davvero un bel nome!'; é la mia migliore amica da più o meno sempre, ci somigliamo molto e ci confidiamo sempre tutto. Mentre cammino solitamente ascolto la musica e osservo le foglie dagli alberi (che a volte mi fanno qualche dispetto facendomi cadere delle gocce di pioggia della notte stessa sulla testa); così la mia mente vaga su ogni genere di argomento, e in questo momento sto immaginando come sarebbe se tutti i giorni fosse Natale, il paradiso! Sono arrivata ora sotto casa di Sara, è un bel palazzo, abitato da molte famiglie del tipo: cani carini e grosse automobili. Nel mio non se ne vedono molte, ma Perla, la nostra vicina, è una donna sulla sessantina eccezionale . Suono il campanello e faccio una faccia buffa verso la telecamera del citofono, è una cosa stupida, ma la faccio da sempre. Non so se la fa ridere ancora come da piccole, ma spero sempre di strapparle un sorriso. Mi allontano dal citofono e Sara è già qui, con i suoi lunghi capelli rossi e gli occhi verdi; quando ero piccola e leggevo costantemente 'Anna dai capelli rossi' immaginavo lei a spaccare la lavagnetta di ardesia in faccia a Gilbert.
"Buondì. Sei pronta ad abbandonare il periodo natalizio e a tornare sui libri? Anzi no, non voglio sentire le tue lamentele per tutto il tragitto" dice con sguardo divertito.
"Ah ah, come sei simpatica!" rispondo mentre la abbraccio e allo stesso tempo strozzo un po' per la battuta di prima. Mentre andiamo ci raccontiamo un po' delle vacanze, dei regali che abbiamo ricevuto e tutto il quello che ci siamo scordate di dire ieri sera per telefono.
"Oh cielo come ho fatto a dimenticare?!" Esclamo.
"Cosa?"
"Guarda cosa mi ha regalato mia nonna!" dico mentre tiro fuori dallo zaino un bracciale. Sara non sembra aver capito molto, infatti con un sorriso confuso dice " Vintage, carino."
"Ehi, aspetta un attimo" Tiro fuori un secondo bracciale uguale al mio e glielo porgo in mano "erano di mia nonna e della sua migliore amica, ha pensato che ci sarebbe piaciuto averli" Ora Sara con un sorrisone stampato in faccia mi sta soffocando con un abbraccio, le sono sempre piaciuti questo genere di regali: sentimentali e vintage.
"Allora... Hai deciso cosa fare per il tuo compleanno? Manca solo una settimana e i sedici anni sono i più importanti da festeggiare!" Non so cosa rispondere, così faccio finta di non aver capito e spero che, dato che siamo finalmente arrivante, abbandoni quell'argomento . Al cancello della scuola ci sono tantissimi ragazzi dai 13 ai 20, tutti con passioni diverse, il mio infatti è un istituto con diversi indirizzi, è davvero un edificio enorme e la mia classe è quella subito a sinistra accanto alla segreteria, la 2C del liceo scientifico.
All'improvviso però, dopo aver quasi superato l'incubo dell'ingresso pieno di ragazzi insopportabili che stanno a fumarsi un'ultima sigaretta prima di entrare, sento "Ciao Sofia." Okay, divertente, ma nessuno mi chiama più così dai tempi delle elementari. Mi vergogno ancora di come da bambina facessi credere a tutti di chiamarmi Sofia, poiché Coco lo odiavo come nome. Decido di reagire con il dito medio alzato e un'espressione nervosa, mi giro e quel ragazzo molto carino che mi aveva salutato mi guarda con una faccia innocente e confusa. Forse non voleva offendermi. Forse mi ha scambiato per qualcun altro. Ritiro tutto, fingo non sia successo nulla e corro in classe.
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Il mio nome non è Sofia
Ficción GeneralDa bambina dicevo alle persone di chiamarmi Sofia perché non mi piaceva il mio vero nome, Coco, a dire la verità non mi fa impazzire nemmeno ora che ho 16 anni, bè in realtà li compirò tra una settimana, il 14 gennaio; è incredibile quante cose pos...