VI.

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Roma, 722 AUC

Caro diario,
papà ancora non è tornato, ma arrivano molte lettere da lui. Una mi ha particolarmente spaventata, non perché diceva di essere in pericolo di vita, ma parlava di me. Infatti, diceva di aver preso accordi con un re, un certo Cotisone: volevano formare un'alleanza, e lui avrebbe proposto di darmi in moglie. Ha anche aggiunto che lui avrebbe sposato la figlia di lui, e Livia è andata un po' in panico, perché ciò significava per forza un divorzio, poiché la bigamia andrebbe contro il costume dei nostri antenati. Ha detto che sarebbe venuto a Roma a trattare anche con il senato, e molto probabilmente lo incontrerò. Ho molta paura... e poi è un barbaro! Come può mio padre farmi questo, lui che dice sempre che sono la sua amatissima figlia prediletta, la sua piccola Roma! Io ho solo sette anni... non mi è nemmeno venuta la prima mestruazione... so bene che non è la prima volta che sono stata offerta in matrimonio, a due anni ero stata promessa ad Antillo, uno dei figli di Antonio... però almeno era un Romano!
Grazie per avermi ascoltata... o letta. Quando ho raccontato a Livia delle mie preoccupazioni, mi ha detto di abituarmi a cose del genere, in quanto sono l'unica erede di mio padre. Devo ammettere che a volte vorrei non esserlo... magari non cambierebbe molto, ma almeno un po'... però poi mi ricordo che non tutti i padri amano le proprie figlie, quindi sono molto fortunata, almeno per questo. Spero lui possa essere qui con me e rassicurarmi quando dovrò incontrare quell'uomo... come quando succede durante i temporali: lui ha molta paura del rumore dei tuoni, e io faccio finta di essere spaventata pure per stare tra le sue braccia ed essere tranquillizzata. Mi stringe sempre forte e

Perdonami se ti ho lasciato in sospeso, Livia mi chiamava da un po' per le lezioni di cucito e poi mi ha presa per un braccio senza farmi concludere. Intendevo scrivere che mi piaceva molto quando lo faceva, e spero possa tornare a farlo presto.
A presto!
Giulia

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