introduzione

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La neve ricopriva ogni cosa quella mattina.

"Non avrò paura del prossimo inverno se lo passerai con me"

Dicevo.

Sarà vero?

Il parco del tempio Byodoin, a Uji, quella mattina era calmo e privo di turisti fastidiosi. Uno spesso strato di brina ricopriva l'erba attorno al laghetto che circondava la struttura.
Il prato era simile ad una candida chioma, come quelle delle signore che parlottavano spesso sulle panchine e per le strade di Uji, deserte in quella stagione. Il lago attorno al tempio era ricoperto da una sottile lastra di ghiaccio, che rifletteva la luce donando all'atmosfera un nonsoché di languido e immobile, come se quel luogo fosse stato intrappolato in una bolla.
Lo scorrere del tempo veniva scandito dalla lenta caduta di qualche fiocco di neve, che si posava con leggerezza sui capelli aranciati e sulle spalle di Mafuyu.

Atarashi fuyu no hanashi.

La storia di un nuovo inverno.

Il tempio Byodoin stava aprendo i battenti per dare inzio alla nuova giornata. I signorotti in toga che ci lavoravano si intravidero attraverso i finestroni ormai spalancati della struttura. Il rumore dei portoni svegliarono finalmente Mafuyu, che si era perso nella mischia dei suoi pensieri, nei quali in quelle ultime settimane si rintanava sempre più spesso.

L'inverno stava cominciando a colpirlo.

Una chioma bionda. Una voce.

Sato sobbalzò. Era solo un universitario che passava di lì, probabilmente un amico di Haruki. Indossava il completo e aveva tutta l'aria di essere in ritardo, con i libri impilati tra le braccia e la camicia che svolazzava libera, cullata dal vento freddo che proveniva dal nord.
Una lacrima.
Sato si sfiorò il viso con una mano.

Sto piangendo? Io..

"Non sono capace di piangere o ridere come fanno gli altri.. forse perchè non sono bravo ad esprimermi come le altre persone.. però in realtà.. la verità è che.. io.. non sono bravo a piangere.. e sto soffrendo.."

Queste frasi, dette solo qualche mese prima, risuonavano in quel momento rumorose nella sua testa.

L'inverno stava cominciando a colpirlo.

Il ragazzo universitario incrociò per un istante il suo sguardo con quello di Sato.
Non era Yuki.
Non era lui.
Eppure la mente di Mafuyu aveva posizionato con accuratezza sulla sua schiena una Gibson, degli orecchini sull'orecchio sinistro e un gran sorriso stampato in volto. Niente avrebbe più potuto cancellare quell'immagine dalla sua testa.

Niente avrebbe più potuto colmare il vuoto che aveva dentro. Forse, nemmeno Uenoyama.

Il ragazzo se ne era andato, portando via Yuki con sé. La lacrima di Sato era scesa lungo la sua guancia ed era caduta a terra, ghiacciandosi e unendosi al manto candido che copriva il prato.

Cosa mi prende, stamattina..

Mafuyu si alzò dalla panchina a fatica, ancora scosso da tutte le emozioni che stava provando. L'estate aveva dato una tregua a tutti i problemi che stava vivendo: Uenoyama, gli amici della band, Uenoyama, i live, Uenoyama, la musica, Uenoyama, le uscite con gli amici di basket, Uenoyama, erano tutte distrazioni che gli avevano permesso di darsi pace. Ma ora che l'inverno era ufficialmente tornato, nulla sarebbe stato così semplice.

La sua mente era tornata ad essere la sua prigione, i suoi pensieri erano tornati ad essere le sue catene. Mafuyu aveva solo dimenticato per un po' di essere in trappola. Tutto qui.

Si mise la Gibson sulle spalle e prese Kedama in braccio per riportarla a casa.
Neanche quel giorno aveva trovato il coraggio di entrare nel tempio Byodoin.

Non ha importanza.

Andiamo.

La neve si schiacciava sotto gli scarponi del ragazzo. Non era mai stato molto bravo nello scegliere le taglie dei vestiti che comprava, non era neanche molto interessato alla moda e sicuramente non gli importava di vestirsi bene. Probabilmente la verità era che Sato aveva troppa vergogna nel parlare con gli addetti dei negozi.

Yuki una volta lo aveva accompagnato in un negozio di vestiti. Quel tentativo era stato un disastro, Mafuyu non aveva trovato nulla che gli piacesse ed era tornato a casa arrabbiato. Yuki per consolarlo gli aveva regalato una sua felpa.
A Mafuyu piaceva molto quella felpa, era beige e riportava il nome di qualche band sconosciuta, probabilmente vecchi amici di Yuki. Gli stava decisamente troppo larga.

Si guardò le maniche: il beige si stava sbiadendo un po'.

Devo usarla di meno. Dirò alla mamma di lavarla a temperatura più bassa, per sicurezza.

Uscì dal parco a passo lento, guardandosi attorno come un bambino al luna park. Appena usciti dal parco del tempio, Mafuyu si incamminò verso casa, con Kedama in braccio e un sacco di pensieri da trascinarsi dietro.

Non vedeva i ragazzi della band da un po' di tempo. Da quando era iniziato l'inverno aveva cominciato a sentirsi poco bene e a saltare prove su prove, uscite su uscite, appuntamenti su appuntamenti. Uenoyama era il ragazzo perfetto, lo chiamava tutti i giorni, gli chiedeva come stesse, gli portava il pranzo e restava con lui più possibile.
Sato però liquidava tutti e tutto, Uenoyama compreso, con velocità. Sembrava quasi che non volesse ferire gli altri per mezzo del suo dolore.

Doveva ancora capire di non essere solo.

Purtroppo, si prospettava un inverno duro.













closer - mafuyu × uenoyamaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora