Da più di venti minuti Fabrizio correva senza una meta precisa; la fronte gli si era imperlata di sudore neanche un paio di attimi dopo che era sceso per strada, a causa del caldo soffocante e umido che, unito allo smog, rendeva l'aria irrespirabile anche a fine giornata. Era tipico della sua città natia rendere ogni passo, in estate, alla stregua di un maldestro tentativo di scollarsi dal suolo, con le suole delle scarpe che parevano sciogliersi e fondersi nel cemento.
"E siamo solo a giugno" pensò il giovane con stizza, mentre si spostava dalla fronte alcune ciocche umide dei suoi bruni capelli. Arrestò la corsa a un semaforo, continuando a saltellare sul posto, schermandosi gli occhi scuri con una mano. I rumori del traffico romano arrivavano a stento alle sue orecchie, nelle quali teneva gli auricolari e una canzone dei Disturbed sparata a tutto volume.
"Arriverò tardi a cena dalla nonna. Devo passare a ritirare la spesa... e, anche oggi, da Alessio e Giulia ci vado domani" si disse, rimandando mentalmente, per l'ennesima volta, l'aperitivo con i suoi amici.
"Che vigliacco".
Udì una vocina sibilante introdursi tra i pensieri e le spalle gli si fecero rigide, mentre attraversava la strada e si avviava a passo moderato verso casa.
"Lo sai perché è una settimana che rimandi l'aperitivo con loro. E sono gli unici amici che hai! Ingrato".
-Sto impazzendo- sussurrò Fabrizio, mentre apriva la porta di casa e si dirigeva in direzione del bagno, con l'intenzione di rinfrescarsi facendosi una doccia.
Sotto il getto freddo dell'acqua, mentre quella scendeva in sottili rivoletti ad accarezzargli le spalle e il petto, scivolando sinuosa tra i muscoli scolpiti dalle ore di esercizio fisico con cui riempiva il proprio tempo libero, sia in palestra che non, la vocina tornò a stuzzicarlo.
"Sei invidioso".
Alessio e Giulia, dopo anni in cui insieme erano stati un trio di amici, proprio un paio di mesi prima si erano sposati. Da quando la loro vita sembrava essere diventata un tripudio di moine tra innamorati, Fabrizio non era più stato in grado di frequentarli con serenità, anche se si conoscevano dai tempi dell'Università.
"E tu, quando troverai l'amore?" si chiese. Terminò di lavarsi, avvolse un asciugamano in vita e uscì nel corridoio.
Il suo appartamento, una bella casa sita al settimo piano di un palazzo del centro di Roma, era silenzioso e buio. Tese le orecchie, ma non udì nulla.
"Ecco. Tutti vanno avanti e tu... sei solo".
•
Rincasando da casa della nonna, quella stessa sera, Fabrizio, appena mise piede nell'ingresso, venne sopraffatto dalla stessa, strana malinconia di quel pomeriggio.
Una decina di minuti dopo era di nuovo fuori, pronto per recarsi al lavoro. Anche per strada, mentre si lasciava cullare dalla brezza serale e dalle luci artificiali che illuminavano Roma come calde luminarie natalizie, non poté fare a meno di domandarsi se davvero aveva saltato gli ultimi appuntamenti con i suoi migliori amici per dei motivi precisi, e non soltanto perché fingeva di essere molto occupato.
In ospedale lo aspettava una lunga notte e, come sempre, prima si assicurò che tutti i pazienti a lui assegnati avessero ricevuto la terapia della sera, poi si occupò di alcune incombenze burocratiche, infine sedette in medicheria, mentre il suo collega era impegnato con altro, e lui si trovò a fissare il proprio riflesso sulla superficie specchiata del proprio cellulare.
I capelli avevano iniziato già da un po' a ingrigirsi sulle tempie e un paio di rughe erano arrivate a rendergli meno tesa la pelle intorno agli occhi e alle labbra. Si reputava un uomo ancora piacente e sicuramente in forma, ma nonostante spesso si trovasse tanto travolto dagli impegni da saltare i pasti oppure privarsi di ore di sonno, da un po' di tempo a quella parte si era fatto sempre più presente un vuoto in lui, al centro del petto, e sembrava che nulla fosse in grado di colmarlo.
Si sentiva solo persino in mezzo al caos della sua famiglia, durante i pranzi della domenica, anche se casa di sua nonna si riempiva puntualmente di una trentina di parenti.
Si sentiva solo quando trascorreva il proprio tempo con Alessio e Giulia, che avevano iniziato a guardarsi in un modo da cui lui era totalmente escluso.
Si sentiva solo anche in quel momento, mentre il collega digitava parole al computer e gli sfiorava accidentalmente un gomito all'interno dello spazio ristretto.
"Computer" pensò, sollevando un sopracciglio e, senza stare a rifletterci più di tanto, sbloccò il cellulare e scaricò la prima applicazione che gli venne sotto agli occhi e soltanto perché lo slogan assicurava: Entrate anche voi nella community! Non sarete più soli!
I primi minuti Fabrizio li sprecò a cercare di comprendere come avrebbe dovuto interagire con l'applicazione, dato che, in vita sua, non aveva mai avuto a che fare con niente di simile. Riuscì a stento a caricare una sua foto profilo, a digitare la sua età – quarantuno anni – e le sue caratteristiche fisiche, poi venne interrotto da un campanello e dovette lasciare tutto in asso per correre a vedere di cosa necessitasse il paziente che lo aveva chiamato.
Rientrato in medicheria, il suo collega non era più lì e lui tornò subito a giocherellare con il cellulare, tanto preso da sentirsi come catturato e catapultato in un mondo parallelo.
Chi cerchi?
a. Uomini
b. Donne.
c. Mi è indifferente.Lesse e si strinse nelle spalle.
"Ovviamente, donne" pensò e sbarrò la casella corrispondente. Non aveva mai creduto potesse esserci altro nelle relazioni tra persone dello stesso genere se non una fugace alchimia sessuale fine a se stessa, ma lui cercava l'amore.
Età di riferimento?
a. 18 - 25
b. 25 - 45
c. over 45"Ah, boh. Basta che sia maggiorenne, l'amore non ha età, dicono, ma con me non c'ha mai avuto manco gli occhi per vedermi" sbottò infastidito e segnò tutte e tre le opzioni.
Dopodiché ci fu un'emergenza e il suo collega corse a chiamarlo e Fabrizio lo raggiunse, dimenticando il cellulare sulla scrivania, di fianco al computer.
Quando, a fine turno, si tastò le tasche della divisa, sbuffò e alzò gli occhi al soffitto.
-Cercavi questo?- gli chiese Giovanni, un suo collega. -L'ho trovato in medicheria. Mi sono detto: chi può essere così idiota da dimenticarsi il cellulare in giro? Ah, semplice! Silani!-
-Spiritoso, come sempre, Mancini. Guarda come rido!- esclamò Fabrizio, scimmiottando una risata priva di allegria. Giovanni si fece serio e reclinò il capo da un lato, fissandolo con i suoi intensi occhi neri che, da sempre, all'uomo mettevano i brividi: sembrava che fossero in grado di radiografare pure l'anima.-Dovresti metterci una passaword- lo rimproverò Giovanni.
-Grazie- sbuffò lui e l'altro si passò una mano tra i riccissimi capelli neri e gli voltò le spalle, sparendo poco dopo dietro l'angolo in fondo al corridoio.Fabrizio sospirò e sbloccò l'apparecchio, mentre si avviava fuori dall'ospedale.
Scosse la testa e poi, con un pizzico di incertezza, mentre si avvicinava al proprio scooter, aprì l'applicazione di incontri.
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. 34 messaggi non letti
. 87 utenti ti hanno inviato un cuoricinoSollevò un sopracciglio stupito e gli scappò una risatina. Si appoggiò con il sedere contro il proprio motorino, il casco a penzoloni a un braccio e il sole che iniziava a filtrare attraverso le fronde degli alberi che costeggiavano un fianco del parcheggio.
E iniziò a rispondere ai messaggi.
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NouvellesFabrizio è un tipo indaffarato. Sempre impegnato con il lavoro, lo sport, gli amici, la famiglia. Fare la spesa, andare a trovare la nonna. Dormire, ogni tanto, anche. Tuttavia, non può più negare di sentirsi solo anche in mezzo al caos e, per quest...