Era un venerdì se non sbaglio, venerdì 18 dicembre, era pomeriggio ed ero insieme a mia mamma nel settore elettrodomestici di un ipermercato. Se non ricordo male stavamo guardando dei frullatori.
Io mi allontano per pochi minuti per andare ad osservare le piastre per i capelli, visto che quella che avevo a casa non funzionava più molto bene. Mentre mi dirigo verso il reparto, che si trova di fianco allentrata del magazzino, intravedo due responsabili discutere, lui era di spalle, era molto arrabbiato, lei invece la vedevo bene, aveva i capelli biondi e ricci, aveva un viso quasi angelico, gli occhi non capivo bene di che colore erano, credo verdi. Era alta più o meno 1 metro e 70, era anche molto magra, aveva una voce fina, non sembrava stessero discutendo di lavoro, sembrava qualcosa di personale, come se ci fosse qualcosa che andasse oltre al lavoro fra quei due.
Comunque lascio perdere non erano affari miei; così mi dirigo nella corsia di fianco alla porta del magazzino. Gli scaffali erano bassi che si poteva vedere dallaltra parte.
Ad un certo punto sento un lamento venire proprio dalla porta del magazzino, con la coda dellocchio guardo e vedo la ragazza per terra in fin di vita, aveva sangue dal naso e dalla bocca, ero terrorizzata non sapevo cosa fare, controllo con le dita il battito cardiaco. Non cè. In preda alla paura corro a chiamare qualcuno: appena arrivati, i colleghi della ragazza chiamano la polizia che arriva in 5 minuti sul luogo del delitto, mi fanno molte domande, tra le quali, perché fossi lì e se avevo visto qualcosa di strano. A questa domanda risposi di sì, dissi che avevo visto quest'uomo, probabilmente collega della ragazza, litigare con lei. Mi chiedono di descriverlo, dissi che era di spalle e che in faccia non lo vedevo, aveva la carnagione chiara, muscoloso, forse alto sul metro e 90, aveva i capelli scuri quasi neri, aveva una voce dura, quasi cattiva.
Gli agenti mi ringraziano della collaborazione e mi lasciano andare a casa, appena arrivai in camera mia ero ancora molto scossa da quello che era successo, così chiamai la mia migliore amica per raccontarle laccaduto. Appena finii di raccontare pensava stessi scherzando, poi lei andò a controllare online le notizie dellultima ora e, scoprì che era vero, rimase senza parole, alla fine però parlammo di altro.
La notte non dormii, avevo sempre quella sensazione che se non me ne fossi fregata avrei potuto salvarle la vita.
La mattina avevo videolezione, non riuscivo a concentrarmi nemmeno per sbaglio, limmagine di quella ragazza nella mia testa era sempre più presente. I miei genitori erano molto preoccupati per me, temevano che potessi anche impazzire per questo fatto. Oggi avrei dovuto passare la sera con la mia migliore amica visto che era anche da poco scomparso il COVID19 avevamo molta più libertà, avevamo meno paura di essere trovate dalla polizia in un orario non consentito, eravamo più libere ma non ce la facevo.
Il 25 dicembre, il giorno di Natale, mi arriva una chiamata, era Aurora, la mia migliore amica, diceva di mettere su Canale 5 e guardare il telegiornale, avevano trovato luomo, la parziale descrizione che avevo fatto era servita a qualcosa, in quel momento mi sono tranquillizzata, non sentivo più quel peso dentro il petto, ero felice finalmente cera giustizia per quella povera ragazza.
Da quanto ho capito, lui aveva confessato senza pudore, schietto senza sentimenti. Laveva uccisa perché pensava che lei lo avesse tradito, ma scoprì solo dopo averla brutalmente ammazzata, che le sue sensazioni erano sbagliate. Dicono che si sia fatto trovare apposta, però non mostrò, al momento dellarresto, nessuna emozione.
Nei giorni successivi ero veramente felice, giustizia era stata fatta, mi sentivo in dovere di andare al suo funerale, la famiglia era distrutta, ho notato che aveva molti amici, feci le condoglianze alla famiglia e andai via.
Avevo lanima in pace ora che quelluomo era stato trovato.