Camille si svegliò indolenzita, in un letto vuoto che non era il suo. Logan, però, non era lì, ed ebbe paura che quello fosse un chiaro quanto tacito invito ad andarsene.
Tese l'orecchio e sentì dei rumori provenire dalla cucina, cosa che la tranquillizzò, almeno in parte. Recuperò la propria biancheria e sgraffignò una maglietta di Logan, non pensava di avere altre opportunità per fare una cosa simile. Si diresse in cucina a passo incerto, indecisa sul da farsi.
Si sedette su uno sgabello accanto alla penisola e lo osservò ai fornelli, mentre cucinava i pancakes. Attorno alla ciotola e al piano cottura era tutto sporco, ma era divertente ammirarlo mentre si destreggiava tra i fuochi con un certo agio e, doveva ammetterlo, le frittelle sembravano appetitose.
«Ciao.» Esordì, ma lui la ricambiò con un cenno rigido del capo.
I muscoli, che avevano iniziato poco prima a rilassarsi, si irrigidirono di nuovo per la preoccupazione.
«C'è qualcosa che non va?» Era inutile girarci attorno, meglio sapere subito la verità prima di farsi aspettative e vederle disattese.
Logan la guardò di sbieco, ma non sembrava arrabbiato. Non con lei, perlomeno.
«Devo chiederti scusa.» Ammise con tutta l'attenzione rivolta al cibo che era intento a cucinare. «Stamattina ci ho riflettuto.»
«Su cosa?» Camille era sorpresa dalle scuse. Si era aspettata di tutto, ma non quello.
«Stanotte ho detto che avrei potuto fare del male a qualcuno. Magari a te.» Si interruppe, incapace di continuare quel discorso per lui così difficile da affrontare, mentre le posava davanti una tazza di caffè fumante.
«Ma l'ho fatto. Stanotte sono stato...» Un'altra pausa colpevole. «Dio, me ne vergogno. Non volevo succedesse in quel modo.» Di fretta, senza dolcezza e con la mancanza di un coinvolgimento bruciante.
Camille posò la tazza sul tavolo e gli prese il viso tra le mani, di modo che non potesse sfuggire al suo sguardo.
«Non c'è niente di cui scusarsi. Forse non è successo nel modo in cui entrambi ci aspettavamo.» Chiarì, anche se non ce n'era davvero bisogno. Eppure sembrava che Logan avesse bisogno di rassicurazioni. «Ma io c'ero, l'ho voluto quanto te. Non avrei mai permesso che succedesse, nel caso in cui non l'avessi desiderato.»
«Non avrei dovuto.» Scosse la testa sconfitto, le spalle basse di chi portava un peso su esse. «Non ero in me.»
Soltanto una mano di Camille rimase sul viso del batterista, e lo accarezzò con dolcezza infinita, nel tentativo di trasmettergli la propria serenità riguardo l'argomento.
«Ascoltami: la tua fragilità non è una debolezza, fa parte del tuo essere umano. Devi soltanto evitare che prenda il sopravvento sulle altre emozioni.» Sorrise lieve, di modo che le parole facessero presa su di lui. «È successo perché lo volevo anche io. Non ti avrei mai permesso di fare una cosa simile se non me la fossi sentita.»
Vederlo preda dei sensi di colpa la faceva sentire male, bastava guardarlo per farsi carico del dolore che provava.
«Non volevo ferirti.»
«Non l'hai fatto. Smettila di colpevolizzarti o scusarti per cose che non hai fatto.» Camille era sollevata di capire che almeno non si fosse pentito di quello che era successo, solo del come, perché altrimenti non avrebbe saputo come affrontare la situazione e, soprattutto, Logan.
Lui annuì, poi tornò verso il piano cottura per decretare cosi chiuso l'argomento.
«Ho preparato la colazione.» Le disse dopo lunghi attimi di silenzio.
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Lost
Romance[COMPLETA] • THE DESTINATION: GLORY SERIES - VOL. 2 • Logan, il batterista dei Destination: Glory, è amato dalla stampa a causa dei suoi comportamenti spesso irresponsabili, che fanno impennare le vendite di ogni rivista di gossip. Per colpa dell'u...