Cap. 3 Incontri

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Una volta nella mia stanza chiudo la porta e chiamo subito mio padre.

“Pronto papà? Si, si … sono arrivata”

“Tutto okay, qui è tutto stupendo. Pensa non devo neanche andare al campus, mi hanno affidato un insegnate”dico.

“Si, si. Ora vado, ti voglio bene anche io”dico e spengo la chiamata. Disfo la mia valigia riponendo ogni cosa negli appositi cassetti. Anche la mia stanza non era male. Era molto bella e al tempo stesso antica e raffinata. Sistemo ogni cosa e mi siedo sul letto lasciandomi cadere all’indietro. Socchiusi gli occhi e inspirai a fondo. Mi sembrava di essere dentro un’altra epoca fatta di luci, sfarzo e raffinatezza. Sorrisi e mi tirai su. Andai in bagno e mi sciacquai la faccia e i polsi. Dopo essermi rinfrescata mi spazzolai i capelli e indossai la divisa da cameriera bianca e nera appesa all’armadio sulla stampella in legno. Mi osservai allo specchio. Con quella cosa indosso mi sentivo ridicola, estremamente ridicola. Cercai di non pensarci, in fondo la gonna a riccetto potevo anche sopportarla. Forse non avrei fatto lo stesso con il cappellino. Quello di certo non l’avrei mai messo. Chiusa bene la porta a chiave mi dirigo al piano di sotto dritta in cucina.

“Buona giorno” dico salutando le donne in cucina, ma nessuna mi rivolge la parola. Mi si avvicina solo Mary-Jane timida.

“Ciao”mi dice.

“Ciao, posso darti una mano?”le chiedo.

“Potresti aiutarmi a sbucciare le patate sono troppe”mi dice.

“Si, non c’è problema”dico seguendola e accomodandomi accanto a lei. Prendo in mano un coltello e una patata e inizio a sbucciare.

“Non avete i pela patate qui?”domando.

“Mi spiace, solo coltelli, alla madre del signorino non li ha comprati”

“la madre del signorino?”domando.

“Il signorino Edward.”dice lei. “I suoi genitori non stanno mai qui, fanno sempre un sacco di viaggi beati loro. L’anno scorso sono stati alle Hawaii e poi a Bombai e persino in Australia”mi dice.

“Però che vita favolosa”dico.

“Non per il signorino, lo lasciano sempre qui da solo poverino. Be, in realtà dicono che non vogliano portarselo con se perché dicono che nel profondo … cioè non nel profondo, il punto è che in giro si dice che lui è …”

“Adesso basta. Chiudi quella boccaccia Mary-Jane”dice Donna Agata spuntando dal nulla come un falco in agguato.

“Le stavo solo dicendo che …”

“Niente, non stavi dicendo niente e non dirai niente. Il signorino è un ragazzo … particolare. Forse un po’ viziato, ma è pur sempre il tuo padrone in questa casa e guai a te se osi parlare male di lui. Se Miss. Franca ti sente ti licenzia in tronco”dice.

“Perché il signorino non vuole mai essere disturbato?”domando.

“Il signorino è un tipo molto permaloso, nessuno lo vuole tra i piedi”dice Mary-jane.

“Ora basta è solo un ragazzo, fila nella dispensa a prendere del formaggio”dice Donna Agata.

“Si sentirà così solo in quella camera”dico.

“Senti ragazzina, è meglio per te se non ne parli te lo garantisco.”mi dice.

“E perché no?”domando.

“Mary-Jane non ha tutti i torti in fin dei conti, ma Miss Franca lo ha in un certo senso cresciuto e non lascerà che se ne parli male.”mi dice.

“Non ero mia intenzione, ero solo curiosa”dico.

“Anche la scorsa cameriera e adesso non c’è più”mi dice “Tieni la lingua dentro la bocca e usala solo per impastare il cibo con la saliva”mi dice. Io sorriso appena e continuo a sbucciare le patate.

“Susan?”dice Richard da dietro la porta.

“Si?” domando.

“Puoi pulire la stanza. Oggi niente lezioni, l’insegnante ha avuto in impegno urgente” dice.

“Oh, non c’è problema, tanto mi ero già avvantaggiata con il programma in estate”dico e mi dirigo giù dalle scale seguita dal passo svelto e attento di Richard.

Arrivati davanti la stanza apro la porta con la chiave che Miss Franca mi aveva dato e sto per entrare.

“Socchiudila quando pulisci e poi richiudi bene quando te ne vai”mi dice.

“Va bene”

“Perfetto, non rompere nulla”dice.

“Ci proverò”dico a mia volta e socchiudo la porta.

Prendo in mano la pezza e ci spruzzo sopra l’apposito prodotto posizionato in bella vista sulla mensola. Poi delicatamente inizio a pulire ogni cosa. Comincio dall’argenteria e poi continuo con i vetri e le finestre. Miss Franca mi aveva anche detto che non c’era bisogno che pulissi tutto, che per quel giorno bastava anche solo l’argenteria e qualche finestra. Afferro l’ultimo piatto sul tavolo lentamente lo lucido. Senza accorgermene canticchio una vecchia ninna nanna che mi cantava mia madre quando ero piccola per farmi addormentare.

Mentre passo la pezza sul piatto osservo il mio volto li riflesso. D’improvviso noto un altro volto in lontananza. Spaventata lascio il piatto che, scivolandomi tra le mani cade a terra emettendo un suono assordante. Mi volto di scatto. Davanti a me c’è un giovane alto con delle spalle larghe. Indossa una camicia chiusa fino al collo con dei pantaloni neri. Gli occhi verdi, capelli castani,  pelle  chiara. Mi osserva come se fossi un oggetto esposto in quella stanza e la cosa mi mette a disagio.

“Chi sei?”mi domanda. Ha una voce roca e snsuale.

“Susan Shoa, la nuova cameriera” dico semplicemente io.

“Stavi canticchiando?”mi domanda.

“Lo so è una vecchia ninna nanna che mia madre mi canta …”

“Smetti all’istante, mi disturba”dice.

“Come può una semplice canzone disturbarvi?”domando.

“Si dia il caso che la stanza in questione coincida con la mia camera da letto. Quindi cessa all’istante se non vuoi che ti licenzi”

“Lei è per caso …?”

“Edward Lancaster proprietario dell’intero palazzo. Ho soddisfatto la tua curiosità?”domanda sfrontato.

“Si”dico lui si volta e sta per andarsene quando io gli sussurro “per ora” lui si ferma qualche istante e poi riparte. Socchiudo la porta e mi aggrappo con le spalle ad esse. Che razza di cafone.

Sebbene la sua arroganza lasciasse a desiderare, quella notte sognai il suo viso. Soprattutto quei suoi occhi. Quei suoi magnifici e profondi occhi verdi. 

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