II. La Prima Mattina

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Ebbi incubi tutta la notte riguardo al mio primo e unico incontro armato. Se quella mantide avesse aspettato anche solo cinque secondi in più prima di attaccare il verme, sarei morto senza ombra di dubbio e questo mi terrorizzava. Non so esattamente cosa succeda ai cadaveri dei gladiatori una volta finito lo scontro: alcuni dicono che li danno da mangiare agli animali carnivori che abitano nel Colosseo, altri che li buttano nelle acque acide del fiume situato alle pendici del monte dove si trova la struttura. Ciò che so, è che non voglio scoprirlo né da morto né da vivo.
Dopo aver riaperto gli occhi e cercato di liberare la mente da quei pensieri così macabri, mi alzai e notai che ero stato l'unico ancora a letto. Mi sembrava di essere tornato a casa, anche lì ero il più dormiglione. Dopo aver rifatto il mio letto, mi diressi verso la sala grande per chiedere a qualcuno cosa dovessi fare prima che cominciassero gli incontri.
Nella sala c'erano un paio di insetti che stavano parlando con Little. A prima vista mi sembravano una formica ed uno scarabeo, ma non erano come tutti quelli che avevo visto in fila ieri. La formica era più alta della media e aveva un armatura diversa da quella normale: il suo elmo era circolare e non ovale come quello comune. I colori della sua armatura erano più accesi dei miei. Il rosso spento della mia armatura sembrava un marrone in confronto a quello acceso della sua. La cosa più strana? Portava nel fodero un aculeo grande quasi quanto il suo corpo. Non sembrava molto affilata ma di sicuro era molto pesante e oltre a quello, aveva al braccio uno scudo rosso rettangolare che sembrava ancora più pesante dell'aculeo. Quella formica mi faceva sentire stanco e debole solo a guardarla. Anche lo scarabeo accanto a lei era più alto degli altri e non portava la solita armatura beige degli scarabei. Anche la sua era rosso acceso. Dopo qualche secondo passato ad osservarlo, notai che ciò che gli rivestiva tutto il corpo non era un armatura ma il suo guscio. l'unica vera armatura era l'elmo e sulla schiena non portava la solita arma da lancio che usano gli scarabei ma aveva un aculeo grande come quello della formica. A differenza di quello, sembrava molto più affilato e meno pesante.
Sono rimasto a fissarli per circa due minuti. Alla fine, decisi di andare a chiedere loro cosa bisognasse fare. Mi avvicinai e prima ancora che riuscissi a parlare Little mi zittì: "Cosa vuoi recluta non vedi che siamo occupati?". Aveva la voce abbastanza irritata. Probabilmente non ero il primo ad averlo disturbato quel giorno. La sgridata di Little mi intimidì un po' ma presi comunque coraggio e chiesi: "Cosa bisogna fare tra un incontro e l'altro?". La formica si girò verso di me, mi guardò e disse: "Se non hai bisogno di allenarti puoi uscire dal colosseo, fare un giro qui intorno e tornare il pomeriggio. A te però servirebbe un po' di allenamento". Mi osservo studiandomi. "Molto più di un po'..." riprese. "Va alla palestra. Si trova al piano di sotto, subito dopo le scale". Ringraziai la formica e prima di andarmene chiesi ancora: "C'è un posto dove mangiare qui?". Ieri non avevo mangiato e stavo morendo di fame. Questa volta mi rispose lo scarabeo: "la mensa è nella stanza qui accanto". Indicò una porta ed aggiunse: "Se ti svegli così tardi ti resteranno solo le briciole. Sei tutto pelle e ossa vedi di rimediare". Ringraziai di nuovo senza replicare ai loro commenti sul mio fisico e andai verso la mensa sperando di trovare qualcosa.
La mensa era una grande stanza con tanti tavoli dove mangiare ed un bancone dove c'erano un paio di formiche che cucinavano qualcosa. Andai da loro e gli chiesi se era avanzato qualcosa da mangiare. Una delle due mi tirò un panino senza neanche rispondere. Per fortuna riuscii a prenderlo al volo senza che si disfacesse. Dopo aver mangiato, andai dove mi aveva detto la formica con l'armatura rosso acceso. Trovai delle scale e sperando fossero quelle giuste scesi a cercare la palestra.
Mi condussero in un lungo corridoio con alcune porte e mi diressi subito verso l'ultima in fondo, l'unica illuminata. Fu la strada giusta, ero arrivato nella palestra.

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