l'amore che sciupa la ragione

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se la rabbia avesse avuto una forma, tzuyu l'avrebbe paragonata al grano masticato e incastrato sotto ai denti

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se la rabbia avesse avuto una forma, tzuyu l'avrebbe paragonata al grano masticato e incastrato sotto ai denti. fastidioso. insopportabile. provava quel sentimento al centro del suo stomaco, strilotolata nel suo petto, brace ardente stretta nei palmi delle sue mani.
una mattina, trovò sopra il tavolo la fede di nayeon, simbolo della loro unione, del loro giuramento e delle loro promesse prese a ambi riguardi, insieme a un misero bigliettino stropicciato. era andata via. la sua mente non riuscì a trovare un appiglio per sorreggere massi di incomprensioni, bloccati poi nella gola e straripati dagli occhi.
non si spiegava come nayeon avesse potuto prendere una decisione senza pesare sulla bilancia le ametiste e i cocci di argilla.
non si spiegava il suo amore che non è mai stato scontato, e quello di nayeon, che alla fine, non era altro che una squallida imitazione ben riuscita. non che in cuor suo non avesse mai sbagliato, suvvia, anche tzuyu rimaneva solo una umana fatta di carne, ossa e zucchero di empatia sulle labbra. eppure, fremeva dal voler essere amata solo da lei. soltanto da nayeon.
mentre i giorni passavano, la sua quotidianità persisteva a continuare, incatenata da responsabilità di elio. un pò di tempo, un semplice minuto per sfogare tutta quella merda che aveva dentro i suo polmoni di squame e piume incagliate. tzuyu non trovava il coraggio di proferire il suo acerbo dolore a un singolo essere umano, la vedeva come una sconfitta. corpi senz'anima e sangue rancido sotto al naso. perché mettere a carte scoperte il suo stato d'animo che, per sua convinzione, non sarebbe mai e poi mai stato compreso, si chiedeva.
non tutti soffrono di astigmatismo. tutti soffrono di insicurezza, e tzuyu, povera tzuyu, lei ne era infetta da capo a piedi. se la sua pelle avesse avuto labbra, lingua, denti, palato e corde vocali, avrebbe urlato fino a sputare sangue. tzuyu è una persona insicura. insicura. insicura. ma chi ha il tempo di accorgersi delle sue urla quando fa eco solo in una misera grotta di pipistrelli morti e decomposti?
solo nayeon riusciva a soffocare quella verità, sotterandola, non volendola vedere. lei, miope per volere e, non coraggiosa, bensì, egoista.
se tzuyu avesse ripugnato questo lato invalidante di nayeon, che faceva e fa ghermire spine di cactus per cucire la sua bocca, forse, sarebbe riuscita a vivere per sé stessa; ma, preferiva dissanguarsi per nayeon piuttosto che non assecondarla. piuttosto che non farla sentire amata, perché era solo così che tzuyu si sentiva misera, ingorda, una lucciola e una pietra dipinta a mani nude. solo così si sentiva viva.
in quei giorni, dove non c'era più la presenza di nayeon nella loro casa, scelta proprio da quest'ultima, tzuyu non osava guardare fuori dalle finestre. la televisione restava spenta. la segreteria telefonica vomitava la voce preoccupata dei suoi conoscenti.
dunque, si alzò da quella sedia di legno, camminò scalza con i suoi piedi lerci. perse persino quel minimo di principio riguardante l'amor proprio verso il suo corpo.
nei momenti in cui si è persi, si dice che si veda tutto buio. tzuyu invece vedeva tutto. le luci, le sedie, il pavimento, il tetto. tzuyu vedeva. non sentiva.
ascoltò l'ennesimo messaggio lasciato dalla segreteria telefonica.

-tzuyu, non ti fai sentire da più di due settimane. ho chiamato l'amministratore del condominio. mi ha detto che fortunatamente sei ancora viva. ah, scusa la mia ironia, è pessima, ma tu già ci hai fatto il callo. non si fa sentire nemmeno nayeon. lo so che è successo qualcosa, anche se insistete a nascondervi.
vengo da te domani in tarda serata, non hai scuse per rifiutare. e un'ultima cosa, scrivi almeno un messaggio a tua madre, è molto preoccupata per te.-

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