Fantasmi

122 17 27
                                    


"Promettimi che scriverai di me".

Disillusa, pusillanime.
Se potessi tornare indietro mi morsicherei ripetutamente la lingua piuttosto che suggellare quel viscido patto.

Eppure, maledizione, silenziosamente giurai.

Da quel momento in poi, come insita conseguenza, rinunciai alla penna.

Quando racconto il mio vissuto, difficilmente ricevo comprensione in cambio.
Soltanto vagonate di merda, per intenderci ed essere chiari.

Non che mi importi particolarmente, in ogni caso; ho le spalle larghe, e al contrario di quel che potrebbe sembrare, le avevo anche allora.

La mia storia appartiene al passato, ma brucia tuttora, e non penso sinceramente che smetterà mai di bruciare.
Forse perché l'ho un po' persa, la bussola, e la mia linea del tempo si è aggrovigliata su sé stessa, lasciando posto soltanto ad una gran confusione.

Reale e fittizio, confini e orizzonti, tutto mischiato.
Un puzzle infinito, ed i pezzi sono i miei cocci.
Alcuni mancano, altri si sono rovinati nel tempo.
Non riuscirò mai più a ricompormi.

Avevo 16 anni ed ho conosciuto la violenza.
Non quella fisica, potete stare tranquilli. Tornate pure a sedervi sul vostro sofà, imbottito di convinzioni, e a minimizzare quello che non riuscite a comprendere.

Ho conosciuto la violenza, e non per puro caso.
Me la sono andata a cercare.

Proprio così, perché se è di manipolazione psicologica che si parla, le responsabilità sono tutte sul fondo del mio bicchiere, depositate come lo zucchero all'interno delle tazzine da caffè.

E io l'ho ingurgitato tutto, quello zucchero, ed anche il caffè, fino all'ultima amarissima goccia.
Ogni giorno della mia vita.
Continuo a farlo tutt'ora.

Passato, Presente, e Futuro.
Sulla mia pelle, giù per la gola.

Mentirei però se vi dicessi che quella bevanda, ai tempi del disastro, non era dolce come il miele.

Forse è proprio questo che le persone non riescono a comprendere.

I fantasmi non sembrano fantasmi, il giorno in cui bussano alla porta.

Io ho aperto. E davanti a me c'era l'amore della mia vita.

Capelli scuri come la notte.
Poesia per me, che sono sempre fuggita a gambe levate dai raggi del sole.

Lo chiameremo Damiano, e no, non si tratta di un nome di fantasia.

I fantasmi non ne hanno bisogno.

Dunque, questo è per te, Damiano.

Guardami mentre riprendo in mano la penna.

Guardami mentre finalmente scrivo di te.

Niente di vero Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora