Capitolo 11. Allora apro

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I miei dilemmi sono un treno in corsa
O forse il mare che pace non trova
E poi si smuove dentro come su una giostra
Siamo fermi, oh, no
Sali o scendi? No, non mi prendi
Sì, siamo in piedi, oh, no
Tra i miei dilemmi, oh, no

***

Mi sveglio nella semioscurità della stanza, illuminata solo da alcuni raggi che riescono a penetrare attraverso la tenda

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Mi sveglio nella semioscurità della stanza, illuminata solo da alcuni raggi che riescono a penetrare attraverso la tenda. Sono sdraiata su un fianco, la testa sprofonda nel cuscino sul quale ho lasciato il mio profumo. Sollevando le palpebre e sbattendole ripetute volte, dopo diversi tentativi, riesco a mettere a fuoco, trovandomi davanti il viso rilassato di Carlos. Sta ancora dormendo e ha il respiro regolare. I capelli gli ricadono morbidi sulla fronte ed è quasi automatico da parte mia allungare il braccio, spostandoglieli. Quello di cui non mi rendo conto, o forse lo ignoro volutamente, è che ho stampato sulle labbra un sorriso da quando ho aperto gli occhi.

«Buongiorno», bisbiglia improvvisamente Carlos, muovendosi. Tiro indietro all'istante il braccio, girandomi sulla schiena e puntando lo sguardo sul soffitto.

«Buongiorno», sussurro a mia volta. Sento il materasso muoversi e con la coda dell'occhio intravedo Carlos allungarsi verso il comodino. Probabilmente guarda l'ora, perché subito dopo mi dice che sono quasi le sette.

«Adesso me ne vado», gli dico, cercando di togliermi di dosso la coperta per poter uscire dal letto. Però non ci riesco, perché Carlos è più veloce di me. Mi prende il polso, fermandomi. Riappoggiandomi al cuscino, rimango a guardarlo torreggiare su di me.

«Tu russi», afferma. Scuoto la testa, ridendo. «Sì, tu russi!» ripete, sporgendosi di più verso di me. Lo guardo negli occhi e lui ricambia, non sbattendo le palpebre nemmeno per un secondo. «Beh...comunque, che ne dici di rimanere? Mentre io mi faccio una doccia tu potresti ordinare la colazione, e dopo potresti anche raccontarmi cosa hai combinato ieri sera».

«Che intendi?» chiedo, aggrottando la fronte.

«Dirty Dancing», dice soltanto e nella mia testa si sbloccano dei ricordi. Oh sì, è stato davvero grandioso! Però, venire qui da Carlos non è stato così grandioso, e ho come l'impressione che lui voglia parlare anche di quello. Ed io non sono per niente pronta ad una colazione a base di brioche al cioccolato e figure di merda!

«Okay, ordino la colazione», gli dico, sorridendogli, ma sono così tesa che ho paura possa accorgersi che gli sto mentendo. Per fortuna, dopo avermi dato un'ultima occhiata si alza dal letto, andando ad aprire le tende.

Quando la luce inonda la stanza, socchiudo gli occhi, ma serve a ben poco perché la testa mi comincia a martellare. Mi metto a sedere, sfregandomi la faccia con le mani e spostandomi i capelli all'indietro. Nel mentre Carlos mi cammina davanti, andando verso il bagno.

«Non ci metto tanto», dice ed io annuisco, saltando giù dal letto esattamente un secondo dopo che si chiude la porta alle spalle. Mi guardo attorno, alla ricerca dei miei vestiti ma niente! Ho addosso la maglietta di Carlos e no, non posso sicuramente uscire da qui così. Però, che altra scelta ho? Okay, esco così. Mi metto a correre e prego che nessuno mi veda. Sembra un buon piano!

Opposite || Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora