1. Ginevra

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― Sembra... particolare ― dico con una certa esitazione. Non sono proprio un'esperta d'arte ma provo a non inimicarmi il preside. Il suo viso sembra illuminarsi dal mio commento mentre mi indica ancora un dipinto astratto disegnato da suo figlio.

― Già... non trova, signorina Harper? Mio figlio... un vero artista... ― dice con aria sognante. E' un uomo alto, calvo con indosso un completo in giacca e in cravatta nera. Ha il naso adunco e degli orribili occhiali bianchi in stile anni settanta. Se questa scuola ha un preside del genere allora è davvero messa male. Ma dalle statistiche, vedo che in compenso ci sono molti studenti con voti eccezionali. Non sarà poi così male tra qualche mese.

Il preside, dopo avermi mostrato un altro dipinto del figlio messo in bella mostra nel corridoio, mi conduce verso una classe. L'atrio è pavimentato da piastrelle bianche, le pareti altrettanto candide sembrano infinite e il posto è pulito e profumato.

Quando bussa alla porta, mi viene un leggero groppo in gola ma lo scaccio via quasi subito. Devo avere un certo contegno, penso. Una ragazza come me deve sempre avere tutto sotto controllo.

Si sente un "avanti" ed io entro con il preside avanti. Sento il rumore di sedie spostate e tutti gli studenti alzarsi dicendo in coro "buongiorno". Una professoressa bassa e grassa ci accoglie con un sorriso falso. Io faccio altrettanto mentre mi presento.

― Ginevra Harper, professoressa.

Sento le molte occhiate degli studenti, qualcuno si dà pure la gomitata. Mi vedono già la nuova futura studentessa, penso. Credo sia per via dei miei vestiti: camicetta bianca, pantaloni neri e ballerine. Niente di scandaloso o poco coperto, solo abiti sobri e professionali.

Intanto il preside spiega a tutta la scuola che a settembre sarò una nuova alunna della scuola. Qualcuno alza gli occhi al cielo mentre altri sbuffano annoiati. Non li biasimo, anch'io sono sull'orlo della pazzia. Il preside ha un modo di parlare molto affrettato e riesce a dire un fiume di parole in soli dieci secondi. Spiega poi che mia madre è un'influente avvocato e il padre un dottore molto abile e che hanno deciso di trasferirsi nelle vicinanze. Non so da chi ha sentito queste cose ma mi infastidisce. Non sono una star e detesto sentire parlare dei miei genitori che non centrano niente.

Scosto i miei capelli castani lisci e setosi e sbatto i miei occhioni verdi mentre la professoressa mi parla. Rispondo educatamente alle sue domande, sui miei genitori per lo più, e dei miei voti.

― Buongiorno

Sento una voce maschile seccata e vedo la figura di un ragazzo entrare. Non posso evitare di trattenere il fiato. E' alto e muscoloso, e indossa una maglietta aderente che lascia poco spazio all'immaginazione. I suoi occhi sono di un azzurro intenso, quasi del color del cielo e i capelli neri sono leggermente spettinati. Si ferma davanti al preside e la professoressa, e mi fissa.

Solo adesso mi accorgo di come lo stavo guardando e cerco di non trapelare niente dal mio viso. Lui fa un accennato sorriso che potrebbe sciogliere chiunque. A parte me, ovviamente. Ragazzi del genere ne esistono molti, purtroppo. Tutti indisciplinati e a pensare a divertirsi. Sempre tenersi alla larga, penso, anche se sembra un dio greco. Lo guardo freddamente.

Il ragazzo intanto è occupato con la professoressa che lo rimprovera con una sfilza di paroloni che neanch'io conosco. Vedo il viso del preside farsi rosso, molto umiliato probabilmente visto che sta facendo una figuraccia davanti a me, figlia con genitori "influenti". Sento che la professoressa lo chiama Oscar Hall. Oscar Hall. Suona bene.

Lo vedo tornarsene al suo posto e lanciarmi un ultimo sorriso strafottente. Ritiro le parole che ho detto. Non suona per niente bene, anzi. E' un suono orribile.

Bad Girl and Good BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora