3. Ginevra

823 49 8
                                    

Primo giorno di scuola. Il peggior giorno della mia vita. Vorrei buttarmi da una finestra. Già la testa mi fa male, neanche entrata  a scuola. Ridacchio tra me. Quattro mesi fa non avrei pensato alla stessa cosa. Avrei sfoggiato un magnifico sorriso e avrei ripassato tutto quello che avevo studiato. E, invece, eccomi lì, con i jeans stretti, una felpa nera e i capelli sciolti. E lo zaino quasi vuoto. Non che avessi molto da portare ma di solito come minimo mi portavo i libri nuovi e un blocco. Cammino dinsinvolta passando per il corridoio strapieno di studenti figli di papà. Be' anch'io in teoria lo sono, anzi, lo ero. Ora cerco di assomigliare a una teppista, anche se non mi comporto da tale. Vado con passo deciso e la gente mi lascia passare leggermente intimorita. Non so perché provoco questa reazione. Anche se sono tutta studio e gentilezza sono terrorizzati da me e se mi vedono con una felpa mi guardono come una possibile bulla. Io non sono una bulla, sono contro tutto ciò che c'entri con il bullismo e il razzismo.
Raggiungo le scale d'emergenza che non sono mai state usate, a parer mio, visto la porta arruginita. Evito di sbattere la porta ma mi fermo alla vista di qualcuno. Un ragazzo biondo, occhi verdi, tatuaggi che coprono completamente il braccio. Nathan Harper, mio cugino. Mi sorride e mi fa un cenno mentre fuma la sua sigaretta. Lo guardo con disgusto. Anche se avessi voluto dare il cattivo esempio a tutti, io non avrei mai fumato, mai. E' come già condannarsi a morire.
― Ehi Gin ― dice. Io lo fulmino, uno di quelli con cui uso chi trasgredisce le regole.
― Non chiamarmi Gin. Detesto quel sopranome.
Lui scrolla le spalle e io mi siedo accanto a lui, cercando di non pensare troppo al fumo.
― Tutto ok? ― mi chiede. Sorrido mesta. Lo sa già, credo. Be', lui sa tutto. E' un Harper. E' un ex genio, come me diciamo.
Io rimango zitta. Nathan soffia e produce degli anelli di fumo.
― Che puoi farci? I genitori alla fine sono tutti uguali.
Io annuisco. Nathan è per me fin dall'infanzia il fratellone che non ho mai avuto anche se è nato solo tre mesi dopo di me. E' stato uno shock quando ho saputo che era diventato un ragazzaccio con tatuaggi e piercing. Allora non lo capivo ma adesso sì. Si era stancato. Come me. Ne aveva avuto abbastanza di essere il burattino dei suoi genitori e ha tagliato i ponti. Anch'io l'ho fatto. Non mi sono mai sentita così simile a lui adesso.
― Torna dentro. Questo posto non fa per te ― mi dice all'improvviso. Io lo guardo stizzita. Perché non posso stare con lui? E' mio cugino dopotutto, no?
Alla fine mi decido di alzarmi. Mi dirigo verso la porta.
― Ciao Gin ― mi saluta e io lo fisso ancora male perché mi chiama ancora con quel nomignolo.
― A dopo Nat ― ricambio e mi chiudo la porta dietro.
Girovago senza sapere nemmeno dov'è la mia classe. Non c'è nessuno nel lucidissimo corridoio e mi sento sollevata. Nell'altra scuola ero stata beccata spesso ed era stato un miracolo se non mi avessero bocciata. Comunque adesso ero lì. Obbiettivo: cercare di non essere una studentessa modello. Non accontentare i miei genitori. Non fare niente, praticamente.
La campanella suona e io d'istinto mi dirigo in una classe a caso. Con una sfortuna sfacciata, capito nella classe giusta. Vedo la professoressa guardarmi e fissarmi accigliata, ma non dice niente. Esce e se ne va. Tutti mi guardano. Si stanno chiedendo chi diavolo io sia. Sono abituata a queste cose ma le loro facce sono proprio epiche. Ho scoperto ultimamente di avere un po' di umorismo a volte.
― Non trovi la tua classe? ― mi chiede qualcuno che avanza verso di me. Cerco di non sembrare sorpresa. Lo avrei riconosciuto tra mille. Stessi capelli color ebano e stesso occhi color cielo. Solo l'abbigliamento è cambiato. Indossa una camicia professionale, dei jeans scuri ed è tutto ordinato e perfetto. Anche lui sembra stupito di  vedermi.
― Sei quella di qualche mese fa... ― sussurra. Io alzo un sopracciglio e sorrido con aria da sfida.
― Già... e tu sei lo sbruffone di qualche mese fa... ― dico imitandolo e faccio un viso provocatorio.
―Ci rivediamo... Oscar Hall.

Ok... non credevo proprio che questa storia piacesse. Questa è la seconda volta che la riscrivo e credevo quasi di rinunciare di nuovo... ma non potevo mica farlo. Grazie per aver letto, vi sto adorando XD
Bye
Evelyn Stars

Bad Girl and Good BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora