CAPITOLO II

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Che incubi ebbe Stefano! Si era torturato tutto il giorno, domandandosi se avesse sbagliato qualcosa. Forse, quando gli aveva trattenuto la mano il giorno prima, era stato troppo violento? Doveva riuscire ad avvicinarsi a lui, doveva trovare il modo. Doveva escogitare qualcosa, se solo avesse saputo che, dall'altra parte della città, Jo, stava pensando la medesima cosa.

La mattina successiva, l'umore di Jo era pessimo, in realtà "pessimo" non rendeva minimamente l'idea, di come si sentisse. Alle undici era già riuscito a rimproverare quasi tutto il personale della cucina, la sua proverbiale amabilità, aveva lasciato il posto a un "mostro", al quale non andava bene nulla. Silvia lo teneva d'occhio da un po', sperando che, nel corso della mattinata, il suo umore sarebbe migliorato. Purtroppo, con il passare delle ore, le cose peggiorarono così tanto, che Silvia si sentì costretta ad intervenire.

«Jo, una parola...» gli disse, fulminandolo con lo sguardo, mentre gli indicava la porta sul retro. La raggiunse quasi subito. Lo prese per un braccio.

«Meglio che vieni un po' fuori con me, prima che sbrani qualcuno!» gli disse, trascinandolo sul retro.

«Mi dici chi ti ha morso questa mattina? Stai trattando male chiunque abbia a che fare con te!» Jo si passò la mano tra i capelli.

«Non...non ho dormito. Sono confuso e impaurito.» Silvia lo guardò stupita.

«Qualcuno si è fatto vivo?» gli chiese, con l'orrore stampato sul viso. Jo scosse la testa.

«Ok...Mi piace un tizio, uno che viene in questa mensa da un po'. Credo... forse non gli sono indifferente.» Silvia balzò in piedi, urlando di gioia.

«Ottimo! E quale sarebbe il problema?» il suo entusiasmo era decisamente fuori luogo, per il suo umore.

«Finalmente? A parte che non so nulla di lui. E poi è troppo giovane. E troppo bello. E poi magari è anche etero.» Silvia gli pizzicò il naso.

«Ma quando la finirai di sminuirti?! Mi sembra di sentire parlare mia nonna! Tu sei bello, quando lo capirai?» la sofferenza che provava era tangibile, Silvia continuò.

«Ascoltami, tu meriti il meglio, meriti di essere felice dopo ciò che ti è successo.» Jo si mise a ridere.

«Ma smettila che mi fai venire le lacrime agli occhi!» Silvia lo seguì, non riusciva a smettere di sorridere, finalmente lo vedeva turbato per qualcosa di positivo.

«Dai, rientriamo.» Jo si girò verso di lei, aveva bisogno di restare un po' da solo.

«Fumo una sigaretta e ti raggiungo.» Silvia gli sorrise.

«Ok, prenditi il tuo tempo e calmati.» rientrò sollevata. Jo prese una sigaretta portandosela alla bocca. "Calmarmi", pensò, non era affatto facile, con il turbinio di emozioni che lo avevano catturato. Fece scattare il suo zippo, accendendo la sigaretta.

«Buongiorno» una voce inaspettata lo fece trasalire. Alzò lo sguardo verso quella voce e mancò poco che la sigaretta cadesse dalle sue labbra.

«Scusa, non era mia intenzione spaventarti...» per qualche istante si guardarono imbarazzati. Stefano fece qualche passo nella sua direzione.

«Ho... ho parcheggiato qui, sul retro e... mentre passavo ti ho visto, così...» in realtà, fin da appena sveglio, aveva pensato a come riuscire a parlargli da solo, il suo era stato un vero e proprio appostamento. E... non era lì da poco.

«Io, vorrei scusarmi con te. Credo di essere stato un po' troppo "invadente". Però io...» a parte l'imbarazzo, Jo non riusciva a comprendere per quale motivo si stesse scusando con lui.

«Non deve scusarsi, non vedo cosa abbia fatto di male.» Stefano si rilassò un po', almeno non ce l'aveva con lui.

«Ora, se mi vuole scusare, devo rientrare.» Jo si scostò da lui.

«Solo un attimo, aspetta.» Stefano si era praticamente gettato su di lui, costringendolo al muro.

«So che potrei sembrare sfrontato e impulsivo ma, mi piaci.» Stefano faticava, questo passare dal "lei" al "tu" era difficile, da un lato avrebbe voluto trattarlo come un suo coetaneo, ma temeva di sembrare poco rispettoso e stava facendo un vero casino. Jo faticava a respirare, Stefano era lì. Di fronte a lui, a pochi centimetri dal suo viso, stentava a credere che tutto questo fosse reale. Sentirgli dire chiaramente che gli piaceva, gli aveva fatto girare la testa, non riusciva a spiaccicare parola. Stefano si era "buttato", non era stato corretto, aveva ascoltato ogni parola che si erano detti lui e Silvia e, quando gli aveva sentito dire che gli piaceva, beh si era detto, ora o mai più! Ma la reazione di Jo era di puro imbarazzo e, memore di quello che si era ripromesso, decise di fare un passo indietro.

«Mi scusi...Non era mia intenzione metterla in imbarazzo.» si scostò, lasciandogli spazio. In quel preciso istante uno dei suoi dipendenti si affacciò sulla porta del retro.

«Jo, puoi rientrare? Abbiamo bisogno di te in cucina.» Jo si scostò ancora di più da Stefano.

«Sì, certo. Arrivo subito.» rivolse a Stefano un mezzo sorriso imbarazzato.

«Mi scusi, io devo rientrare.» Ma Stefano era fermo sulle sue gambe e non indietreggiava.

«Certo. Io l'aspetterò, stasera, dopo la chiusura, ho bisogno di parlarle.» "quanto è deciso!" pensò Jo.

«Va...va bene.» fu la sola cosa che riuscì a rispondergli. Lo guardò con la coda dell'occhio mentre rientrava e lui andava via.

«Ah, sei qui. Ti senti meglio?» Silvia premurosa come sempre.

«Sì, sto meglio, grazie.» le rispose. Ma non stava meglio, il pensiero di ritrovarlo quella sera stessa, lo stava facendo impazzire. Se avesse dato retta ai suoi ormoni prima, quando era a pochi centimetri da lui, gli avrebbe volentieri assaggiato la bocca. Cercò di scacciare quel pensiero, doveva concentrarsi se non voleva farsi ancora male. La giornata caotica lo aiutò a non pensare più a Stefano, tanto che, dopo la chiusura, mentre si incamminava fuori dal locale, dopo avere chiuso, insieme a Silvia, proprio non ci stava pensando.

«Buonasera.» una voce alle sue spalle, "quella" voce, gli fece tornare in mente tutto, era lì, aveva mantenuto la sua parola.

«Ma non mi dire che... quello è...» Silvia, con il suo tatto da principessa, quelle parole non gliele aveva dette sottovoce.

«Non urlare!» quelli erano i momenti in cui l'avrebbe strozzata davvero.

«È lui?» gli chiese di nuovo Silvia, dandogli una leggera pacca sulla giacca.

«Sì.» lo stavano guardando entrambi imbambolati.

«"Quel" ragazzo?» Silvia non poteva credere ai suoi occhi, era davvero bellissimo.

«Sì...» Stefano assisteva a quel teatrino piuttosto divertito.

«E dimmi, Jo, cosa stai aspettando? Devi dargli il tuo numero di telefono, subito!» aveva ricominciato a parlare forte, Stefano l'aveva di sicuro sentita.

«E non urlare!» ma Silvia non lo stava ascoltando per nulla.

«Sei un pazzo se non lo fai!» Jo stava davvero per strozzarla, mentre guardava Stefano avvicinarsi sogghignando.

«Ma vuoi stare zitta!» per tutta risposta Silvia gli diede uno spintone.

«Dai Jo! Non sei mica un adolescente, hai quarant'anni!» prima che potesse dirle qualcosa, si stava già allontanando lasciandolo solo con Stefano.

«Bye bye ragazzi! Divertitevi!» la vide allontanarsi velocemente, "io ti uccido!", pensò.

«Jo...» non fece in tempo a girarsi, Stefano era dietro di lui, aveva pronunciato il suo nome con una voce così... calda.

«Oggi non eri al bancone a servire, avrei voluto vederti dopo quello che...» si girò lentamente verso quella voce così profonda.

«Io ho pensato tutto il giorno a quello che mi hai detto.» il cuore di Stefano ebbe un sussulto, forse c'era speranza.

«Davvero?» Jo prese il controllo. Doveva essere fermo con quel ragazzo.

«Io devo essere obiettivo, non posso farmi illusioni. Tu sei davvero giovane, non posso darti ciò che cerchi. Io non sono un tipo da "avventura".» Stefano non riusciva a capire. Lo stava rifiutando?

«Certo, sei un bellissimo ragazzo e sei anche il "mio tipo". Ma io non cerco la follia di una notte, meglio che ti rivolgi a un tuo coetaneo. Buonanotte.» aveva avuto tutta la giornata per preparare quel discorso Jo, e gli era venuto davvero bene. Stefano se ne sarebbe andato e lui avrebbe ricominciato la sua tranquilla vita di sempre, oppure... Gli girò le spalle allontanandosi.

«Non può andare così.» Stefano pronunciò quelle parole quasi sottovoce, per poi gridare:

«Aspetta!» gli corse dietro bloccandogli un braccio, fu una mossa così inattesa che Jo fece cadere a terra la sua borsa.

«Non puoi andartene così senza sentire quello che penso io!» doveva essere più chiaro, esporsi di più, Jo gli sembrava un animale ferito, doveva farlo sentire al sicuro, se voleva che si fidasse di lui.

«Io...io mi sono innamorato di te. Può sembrarti infantile, come vuoi... lo so che non ti conosco, ma è così.» Jo lo stava fissando. Prese un respiro profondo e continuò.

«Tu sei il mio primo pensiero quando mi sveglio e l'ultimo prima di addormentarmi, quando ti guardo sento l'irrefrenabile impulso di proteggerti.» Jo era già caduto quando gli aveva detto la prima frase, dopo questa dichiarazione nulla l'avrebbe più detenuto.

«Io...» Jo allungò la mano verso il suo viso interrompendolo.

«Non è giusto...» Stefano per poco non si scostò, tanto fu inatteso quel gesto.

«Se mi guardi con quegli occhi da cucciolo...» le braccia di Jo lo catturarono.

«Se mi dici tutte queste cose così dolci...» le labbra di Jo sfiorarono le sue.

«Io non r...» Stefano non gli lasciò il tempo di dire più nulla, infilò dolcemente le sue dita sulla sua nuca, affondando nei suoi morbidi capelli dorati. Finalmente, gustò il dolce sapore delle sue labbra carnose.

Da quella sera, Stefano cercò in tutti i modi, di ritagliarsi dei momenti liberi per sorprendere Jo quando era in pausa, attendeva il momento giusto per poterlo avere una sera tutto per sé, ma ogni volta che toccava l'argomento, notava che Jo si chiudeva di nuovo in sé stesso. Non avrebbe mollato, prima o poi sarebbe arrivata l'occasione giusta, ne era certo.

Lunedì, Jo, si svegliò di ottimo umore, lo avrebbe rivisto. Aveva preso una decisione, avrebbe cercato di non scappare più. E se si fosse accorto che lo voleva usare come "ferramenta sessuale", lo avrebbe rimesso al suo posto, ne aveva allontanati di ben peggiori, quei due occhi profondi non lo avrebbero fermato. Era una giornata speciale, il suo compleanno, e sarebbe stato bellissimo poter condividere parte di quella giornata con lui. Si mise al lavoro allegramente, aveva molto da fare, prima di andare a casa e chiudere la mensa, sapeva che i suoi dipendenti avrebbero voluto celebrare i suoi primi quarant'anni con lui, aveva deciso di preparare per loro la sua famosa torta di more e mirtilli, non si sarebbe concesso la pausa mattutina, non poteva proprio permetterselo. Pensò che, comunque, avrebbe avuto tutto il tempo di svelare a Stefano che era il suo compleanno, mentre gli serviva il pranzo. Silvia invece la pausa la fece, sperando proprio che Stefano si facesse vivo. Ed era proprio lì sul retro, che aspettava trepidante che Jo uscisse per fare una pausa, "quanto è dolce!", pensò. Vedendo che a uscire dalla porta del retro non era il suo chef preferito, Stefano rimase un po' deluso.

«Aspetti Jo?» Silvia gli sorrise avvicinandosi.

«Mi sa che oggi aspetterai invano. Stamattina se l'è presa comoda, è arrivato tardi e ha un sacco di lavoro da fare. Non credo che troverà il tempo per concedersi una pausa, mi spiace...» la delusione spense il viso luminoso di Stefano.

«Capisco...» abbassò lo sguardo con disappunto «cercherò di vederlo durante il pranzo...» stava per girarsi e andarsene, quando Silvia lo richiamò.

«Aspetta...» Stefano ritornò sui suoi passi.

«So che non dovrei impicciarmi, ma ho bisogno di saperlo... tu tieni davvero a Jo?» "che ragazza diretta", pensò Stefano.

«Sei molto legata a lui, se ti prendi la briga di fare una domanda del genere.» beh, un po' era curioso anche lui di capire quale fosse il legame che li univa. Anche se era una ragazza, era pur sempre una bellissima ragazza.

«Non credere di poter rispondere a una domanda con un'altra domanda! Ti ho chiesto una cosa ben precisa e il perché io l'abbia fatto non ti deve interessare!» il tono della voce di Silvia era inequivocabile per Stefano, quella era la preoccupazione che solo una madre o una sorella potevano avere.

«Sono perdutamente innamorato di lui.» lo disse arrossendo un po', non era abituato ad usare quella parola e, per di più, ammettere una cosa del genere con una perfetta sconosciuta, non era proprio una cosa facile.

«Bene, così va meglio. E visto che sei stato sincero, ti svelerò un segreto... oggi è il compleanno di Jo.» Stefano ringraziò la buona sorte che aveva avuto a incontrare Silvia, perché gli aveva permesso di venire a conoscenza di questo, in tempo utile per riuscire ad organizzare qualcosa. Se l'avesse saputo più tardi, non avrebbe potuto fare nulla, e questa invece, si poteva trasformare nella 'opportunità perfetta per avvicinarsi definitivamente a lui. Le sorrise avendo già in mente cosa fare.

«Hey, l'entrata della mensa è dall'altra parte!» gli disse Silvia, confusa dal fatto che avesse preso la direzione opposta.

«Lo so, ma per oggi mangerò un panino al volo e dedicherò il tempo rimanente ad organizzare qualcosa per il suo compleanno. Ciao Silvia e... grazie.» Silvia era intenerita dal suo entusiasmo, l'eccitazione gli si leggeva sul viso, "che bravo ragazzo". Sapeva che Jo ci sarebbe rimasto male, non vedendolo a pranzo, e lei non poteva certo svelargli cosa fosse successo, si consolò al pensiero che, uscito dal lavoro, avrebbe trovato il suo Stefano come regalo di compleanno. I suoi primi quarant'anni diceva Silvia, e lei, aveva proprio intenzione di fargli un bel regalo, voleva regalargli un po' di felicità.

Jo era sempre più coinvolto dai sentimenti che sentiva crescere dentro di lui ma, insieme ai sentimenti, sentiva crescere l'ansia di doversi esporre di nuovo con un'altra persona. Indelebile, nella sua anima, la ferita che aveva lasciato Antonio, si riaprì, mentre ricordava. Sapeva che non sarebbe mai guarito del tutto. Aveva la costante paura che, tutto ciò che era accaduto si ripetesse all'infinito. C'erano voluti quattro lunghi anni per recuperare un po' di autostima, la paura di ricadere in un'altra storia sbagliata era più forte del sentimento che stava provando? In certi momenti sentiva di potersi buttare nelle braccia di quel ragazzo e, nell'attimo successivo, pensava che sarebbe stato meglio per lui non averlo mai incontrato. Non riuscì neppure ad andare a banco a servire i clienti quel giorno, sembrava che tutto fosse contro di lui e, oltre a questo, Stefano non si era visto. Proprio nel giorno in cui aveva più bisogno di lui, lui non era venuto.

Jo, ormai non si aspettava più nulla, era deluso e un po' triste, festeggio con i suoi colleghi, verso le cinque rimase solo a chiudere il locale.

Uno stridere di freni, proprio nella strada alle sue spalle, lo spaventò, sentì una portiera sbattere e i passi trafelati che si avvicinavano a lui, s'irrigidì pensando a una rapina.

«Uhf uhf, temevo di non fare in tempo!» al suo fianco si era materializzato un sogno, Stefano, vestito come un modello, sembrava uscito direttamente da una rivista patinata

«Hai appena chiuso il locale?» notò che aveva una rosa rossa in mano, era talmente stupito che non riusciva a capire il perché. Ma sentiva di stare raggiungendo livelli di rossore pari solo alla mela di Biancaneve.

«Sì, stavo per tornare a casa.» Jo aveva ormai la saliva azzerata.

«Volevo farti una sorpresa.» gli prese le mani avvicinandosi ancora di più, i loro cuori impazziti, sembravano battere all'unisono. Jo abbassò la testa, era troppo bello per essere vero.

«Buon compleanno.» Jo alzò il viso verso di lui e gli sorrise. E tutto fu semplicemente amore. Stefano lo attirò a sé riassaporando la dolce sensazione delle sue labbra carnose. Lo abbracciò così forte da togliergli il fiato. Sarebbe stato così facile lasciarsi andare, farsi trasportare dal momento...

«Hey, cerca di trattenerti un po'...» gli disse Jo scostandolo da sé, voleva rimanere fermo nelle sue decisioni, non voleva cedere e lasciarsi andare a lui così presto. Ma Stefano non gli avrebbe permesso di tirarsi indietro, non dopo tutto quello che aveva dovuto sudare per organizzare i festeggiamenti.

«Mi sembrava di essere stato chiaro, devo riuscire a fidarmi di te al...» Stefano si mise una mano tra i capelli. La sua espressione lasciava chiaramente trasparire quanto fosse in balia di Jo.

«...al cento per cento, lo so, ma quando ti sono così vicino io... è impossibile resistere.» Jo era così emozionato, e Stefano continuava a guardarlo in un modo così tenero che si chiedeva come sarebbe riuscito lui a resistergli.

«Le sorprese non sono ancora finite...» gli disse Stefano prendendolo per mano.

Lo seguì pensando di camminare su una nuvola, si chiese se fosse davvero come sembrava. Ma oggi era il suo compleanno e questo era il regalo che sperava, chiuse gli occhi e lo seguì nel parcheggio.

Jo era entrato in un'altra dimensione, quel ragazzo sapeva baciare da Dio, oppure era lui che aveva atteso così tanto quei baci? Si stava sciogliendo come neve al sole.

«Vuoi portarmi a cena? Dove?» la sua voce era un sussurro, stava cercando di riprendere fiato, si sentiva come se avesse corso per chilometri. Stefano chiuse gli occhi e si passò una mano tra i capelli.

«In un posto speciale, un po' fuori città, meglio se ci avviamo.» lo prese per mano e andarono alla macchina di Stefano.

«Macchina nuova?» salendo Jo, si era reso subito conto che la macchina profumava, del classico odore che solo le macchine nuove hanno.

«Sì, ce l'ho da una settimana. Ti piace?» Jo non aveva mai fatto caso a quelle cose, però da quando era stato scottato da Antonio, ogni particolare lo analizzava come se potesse avere un significato nascosto.

«Non amo particolarmente i Suv, ma questo è carino...» Stefano avviò l'auto e s'immise nel traffico.

«L'ho comprata perché la mia vecchia è morta. La sto pagando a rate.» era come se gli stesse leggendo nella mente. Jo accese la radio, non gli era mai piaciuto parlare mentre viaggiava, sospettava che Stefano invece adorasse farlo. Imboccarono l'autostrada Firenze-mare. Dopo trenta minuti Jo divenne impaziente.

«È passata più di mezz'ora da quando abbiamo imboccato l'autostrada, si può sapere dove mi stai portando?» Stefano si era armato di tutta la pazienza che aveva, gli sorrise.

«Ti porto in un posto che mi ha visto crescere...» Jo si rimise in silenzio, poco dopo imboccarono l'uscita per San Vincenzo. Improvvisamente, dopo una curva, Jo vide il mare. Gli tornarono in mente ricordi lontani, anche lui da piccolo ci andava sempre con sua madre, un velo di tristezza avvolse il suo cuore. Imboccarono un viale costeggiato da palme.

«Siamo arrivati. Parcheggiamo qui.» Lo seguiva con un misto di curiosità e preoccupazione. Scesero dall'auto e subito Stefano si diresse verso la spiaggia.

«Vieni Jo, da questa parte!» si domandava cosa diavolo avesse in mente. Con quel sorriso smagliante sempre stampato sulle labbra poi, sembrava lui il festeggiato!

«Arrivo...» lo seguì malvolentieri, sentiva crescere dentro di sé l'inadeguatezza a quella situazione inaspettata. Avrebbe voluto tornare alla sua routine, una pizza, una bella serie tv e poi a nanna, cosa diavolo ci faceva lì? Proseguirono sulla sabbia fino ad arrivare vicino al bagnasciuga, non fece in tempo ad accorgersi di ciò che stava accadendo, quando alzò gli occhi, Stefano si stava sbottonando la camicia.

«Ma... che stai facendo?!» con quel sorriso che non voleva proprio morire dalle sue labbra, Stefano continuò a sbottonarsi e si tolse le scarpe.

«L'aria è tiepida...sicuramente anche l'acqua lo sarà...» si tolse la camicia, lasciandola cadere a terra. Si slacciò la cintura e sbottonò i pantaloni, mentre Jo continuava a guardare la scena, senza riuscire a dire una parola.

«Sarebbe bello fare il bagno...» era vero, malgrado non fosse ancora estate, il caldo in quei giorni si era fatto sentire, ma fare un bagno...

«E dai Jo, spogliati! Facciamo il bagno...festeggiato bagnato festeggiato fortunato.» i pantaloni erano sbottonati, quando la zip scese e Jo intravide il suo bacino, non poté fare a meno di arrossire. "Non credo di avere mai visto un corpo così perfetto.» temeva di mettersi a sbavare, non c'era un punto del corpo di Stefano in cui trovasse una sola imperfezione, questo lo fece sentire ancora di più insicuro e fuori luogo. "Ma che ci fa un tipo come lui con me?» se solo fosse riuscito a fuggire lo avrebbe fatto. Ma a quel punto sapeva di non potersi tirare indietro.

«Va bene...» poteva solo aspettare e vedere cosa sarebbe accaduto.

«Ok, mentre ti spogli vado a assaggiare l'acqua e... a proposito... ci riuscirò sai?» si voltò, avviandosi verso il mare. La sua schiena faceva onore ai suoi addominali scolpiti. Jo si riprese dalla vista.

«Hey! Riuscirai a fare cosa?!» Stefano non si girò verso di lui, ma rispose.

«A farti sorridere!» quello era lo scopo di quella giornata, preparata con così tanta cura, voleva un suo sorriso, voleva riportare il sorriso sul viso che aveva rubato il suo cuore e la sua anima. Per Jo fu come sentire una scossa elettrica al cuore, come poteva un uomo essere così "perfetto"? Il mare, le sue parole il suo corpo. "no no no, assolutamente no, innamorarsi non era un opzione!" non poteva permetterselo, non ora.

«Fai con calma, ti aspetto in acqua.» lo guardò immergersi, mentre cominciava a spogliarsi a sua volta.

«Ok.» gli rispose. Quando si era spogliato lo cercò, sembrava sparito, inghiottito dal mare.

«JO!» sentì gridare alle sue spalle, si girò di scatto, sentendo il rumore dell'acqua che spostava con le sue grandi falcate.

«Ma dov'eri finito?» Stefano uscì dall'acqua e gli si avvicinò. Così bagnato e ansimante lasciava senza fiato.

«L'acqua è davvero magnifica! Andiamo?» Stefano cercava di non darlo a vedere ma era estasiato dalla vista del corpo snello e sodo di Jo. Ma il suo entusiasmo lo aveva già messo sulla difensiva, tanto che era pronto anche a sferrargli un pugno se avesse fatto il furbo. Stefano corse in acqua, Jo lo seguiva lentamente.

«Dio! Amo il mare!» disse gettandosi addosso una generosa dose di acqua. Le parole uscirono dalla bocca di Jo senza passare prima dal filtro.

«Si sincero. Non mi hai portato qui solo per fare un bagno, vero?» avrebbe preferito che gli avesse dato un pugno diritto in faccia, piuttosto che capire che, fino a quel momento, tutti i suoi sforzi erano stati vani.

«No, è vero, non solo per questo...» si voltò e rimase fermo ad aspettare che lo raggiungesse. Quasi si sentiva sollevato Jo, nel capire che anche "mister perfezione" aveva un secondo fine.

«Ti ho invitato a fare una nuotata per portarti in un posto. Dobbiamo nuotare fino a quella scogliera, laggiù c'è... beh, lo vedrai tu stesso.» era una bella nuotata da fare, e Jo non era in forma come Stefano. Ma, anche in quel frangente, Stefano lo supportò fino a che non raggiunsero la scogliera.

«Hey, che c'è? Perché ti sei fermato? Un altro piccolo sforzo e saremo arrivati...» Jo si era fermato perché, di fronte a sé, era comparso un piccolo ristorante "palafitta", di quelli che trovi soltanto al mare e che, di solito, offrono degli ottimi pasti di pesce fresco. Era lì che lo voleva portare! Quel ragazzo continuava a stupirlo e a spiazzarlo. Si sentì un vero stupido.

«Ti sei stancato troppo?» Stefano aveva scambiato il suo imbarazzo per stanchezza, gli si avvicinò per aiutarlo.

«Sì, sono un po' stanco.» era di gran lunga meglio che pensasse che era stanco, piuttosto che riuscisse a leggere nei suoi pensieri.

«Vieni, appoggiati a me, facciamo una sosta.» quanto si stava sentendo stupido in quel momento Jo. Si appoggiò, la corrente lo spinse verso di lui, si ritrovò così vicino da appoggiare il suo mento sopra alla sua spalla. Si aggrappò letteralmente alla sua schiena, i suoi muscoli guizzavano sotto la sua pelle ambrata. Quel contatto era così sensuale, tutto in lui era così "maschio", il suo odore, la sua pelle. Stefano gli diede un bacio a fior di labbra,

«Ti sei ripreso?» questo era il massimo che avrebbe potuto sopportare Stefano, sperava che si fosse ripreso sul serio, un altro contatto di quel tipo e avrebbe del tutto perso la ragione. Ma, per tutta risposta, Jo lo attirò a sé, rendendogli il bacio che gli aveva dato, senza trattenersi affatto. Jo era solo da troppo tempo, e da altrettanto tempo, sognava di stringere qualcuno che lo potesse amare davvero. Il suo corpo era fuori controllo e Stefano era così dannatamente sexy! Ma prima di perdere il controllo, Stefano si staccò da lui e lo prese in braccio.

«Hey! Che cavolo pensi di fare?! Mettimi subito giù!» ma Stefano rideva. Lo depose sullo scoglio.

«Ecco qua.» Jo tentò, senza troppa fortuna, di coprire la parte davanti dei suoi boxer.

«Ora dimmi, perché mi stavi baciando con tanta passione?» Jo non voleva certo rispondere a una domanda così diretta, non nelle condizioni in cui si trovava.

«Non guardarmi...» Stefano gli sorrise, quasi trionfante.

«Perché? Il tuo corpo è molto più sincero delle tue parole, giusto?» Stefano tratteneva a stento quella che voleva diventare una risata.

«Non devi burlarti di me...» decisamente non era quello il suo scopo, soprattutto ora che il suo Jo era diventato tutto rosso.

«Non ti sto prendendo in giro, cerco soltanto di capire perché cerchi di resistere a tutti i costi se poi...» "cogli l'attimo", Stefano decise di giocarsi il tutto per tutto.

«Ok, ora ti svelo un segreto, così siamo pari.» lo attirò a sé.

«Anch'io sono duro...» s'impossessò delle sue labbra, pronto a ricevere il più grosso pugno della sua vita. Ma Jo non riusciva a resistere ai suoi baci, anche se avrebbe voluto, era impossibile al punto in cui erano arrivati. Stefano era quasi sopra di lui, Jo stava irrigidendosi di nuovo.

«Stiamo superando i limiti...mmmh» ma Stefano non voleva fermarsi, non voleva lasciare le sue labbra, né il suo corpo.

«Voglio soltanto toccarti, solo toccarti, lo giuro...» mentre lo diceva stava già strusciando il suo uccello contro quello di Jo, continuando a baciarlo con passione.

«Lasciati toccare...» la barriera era caduta, Jo era sotto il suo incanto. La voce rauca di Stefano comandava i suoi sensi. Il suo uccello praticamente uscì da solo dai suoi boxer, che non riuscivano più a contenerlo. Abbassò quelli di Jo e unendoli iniziò a fregarli insieme. I loro corpi, i loro respiri si unirono come una sinfonia in crescendo. Stefano si alzò, senza smettere di toccarlo. Voleva guardare il suo viso mentre veniva e voleva che lo guardasse. Jo era stravolto, Stefano era così sensuale e il suo uccello era così caldo e grande. Lo guardava in un modo che temeva lo volesse mangiare. Stefano non resistette, doveva baciarlo, subito. Si chinò di nuovo in avanti e s'impossessò delle sue labbra. Vennero quasi nello stesso istante.

«Ti amo Jo...» "ti amo Jo...", come poteva dirgli una cosa del genere, una cosa così importante, non doveva credergli, non poteva permetterselo. Appena il battito del suo cuore glielo consentì, Stefano si alzò. Era conscio di ciò che aveva detto e ne era convinto.

«Si è fatto abbastanza tardi.» Jo, attonito, lo seguì con lo sguardo mentre, allontanandosi da lui, gli dava le spalle. Il suo corpo era perfetto, statuario, una macchina per il sesso.

«Dovevamo essere già lì.» si girò sistemandosi i capelli «ma... sei ancora seduto?» Jo distolse appena in tempo lo sguardo, arrossendo per l'ennesima volta.

«O...ora mi alzo...» seguendo un sentiero tra le rocce arrivarono alla scalinata che portava sul patio del barcone.

«Scusa il ritardo Fra!» un uomo, di circa quarant'anni, si stava avvicinando a loro.

«Tranquillo. Immaginavo che ne avreste approfittato per venire qui a nuoto.» Francesco, era amico di vecchia data di Stefano e, insieme a quello che potremmo definire il suo compagno ufficiale, Luigi, aveva rimesso a posto quel vecchio barcone, trasformandolo in una trattoria su palafitta un po' speciale.

«Prego, accomodatevi!» Jo si guardava intorno, complici le prime ombre della sera e le lanterne accese, tutto aveva un'aura estremamente romantica. Stefano lo sollecitò prendendolo per la cintura.

«Vieni.» gli girava un po' la testa, troppe novità in una volta sola, aveva perso le parole.

«Se non vi dispiace, potreste infilarvi questi, prima di entrare?» Francesco stava porgendo loro due accappatoi.

«Hai ragione... scusa se siamo venuti conciati così» Francesco aveva immaginato, dalle richieste che gli aveva fatto Stefano, che sarebbero venuti a nuoto, se la giornata l'avesse permesso e aveva previsto tutto.

«Avevo previsto, conoscendoti, che sarebbe finita così. Perciò mi sono permesso di prepararvi questi.» stranamente, invece di sentirsi imbarazzato, Jo si sentiva a suo agio. La grande sala era stracolma di gente che mangiava.

«Che bel posto...» ben diverso dalla mensa che gestiva. E i profumi erano davvero invitanti, persino per il suo olfatto allenato.

«Sono contento che ti piaccia.» Stefano lo osservava, avrebbe dato un rene per un suo sorriso. Ormai aveva capito che dentro il suo Jo, qualcosa era rotto.

«Venite, da questa parte.» lo seguirono dentro un corridoio a fianco della sala principale.

«Francesco, Luigi dov'è?» Stefano era stupito di non averlo ancora visto.

«Dove vuoi che sia! Ha voluto curare lui la tua serata, lo conosci no?» Jo si stava godendo la scenetta, questo ragazzo lo stava stupendo sempre di più, portarlo in un posto così intimo, fargli conoscere in modo così aperto parte della sua vita, non erano atteggiamenti che si sarebbe aspettato da un ragazzo della sua età.

«Sono proprio curioso di vedere cos'ha architettato.» ora anche Jo era sempre più curioso.



Copyright © 2019 Simona Mazzoni

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