c'è il buio, c'è lo scuro
la luce del telefono in faccia
col naso che fischia respiro sicuro
come una cicala fuori tempo
ma sincronizzato
con le folate di vento
freddo
con il calore della casa
oscurità
con il bianco luminoso del telefono
questo nero avvolge tutto
così fitto in alcuni punti
da annullare i contorni delle cose
se guardi troppo nell'abisso vedrai l'abisso
specchiarsi in te
guarderò oltre quel punto
chissà cosa troverò
cosa si farà trovare
o se sarà l'abisso
a trovare me
qualche stella
timido puntino di luce si affaccia
tra le nuvole
le persone nella casa dietro di me,
dormono molte
altre stanno per
e io qui fuori
al freddo
a creare poesie
a cercare poesie
a sentirmi poeta moderno
con le note del telefono
un lampione
l'unico
sfarfalla
vedo il mondo come da dietro un vetro
proprio ora
che il vetro non c'è
il buio stesso è immobile
e io sono fermo immerso in lui
entrambi rivolgiamo lo sguardo alle poche luci
che ancora persistono
come a chiedergli
"ma voi che ci fate qui?" "per chi fate luce?"
ma noi, caro buio
che ci facciamo qui? chi copriamo stanotte?
sentirsi tutt'uno con tutte le cose
attorno
di cui non percepisco che la presenza
e poi tutt'uno con tutte le cose
del mondo
con cui condivido solo l'essere
essere qui stanotte
essere qui su questa terrazza
essere in questo Paese
essere con queste persone
essere in queste scarpe
sentire tutto
è
semplicemente esistere
qualche foglia si muove
un altra luce ha ceduto
la luna all'orizzonte
da dietro le nuvole
promette che domani ci sarà
e si porta dietro la notte
per permetterti di riscoprire
scoprire, togliere la coperta
di questo scuro che avvolge
domani