𝕴 𝖈𝖆𝖕𝖎𝖙𝖔𝖑𝖔

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«Tesoro sei sicura di voler andare? Puoi ancora decidere di restare, non è un problema» era la decima volta che le ripeteva la stessa identica cosa in un disperato tentativo di sedurre sua figlia a cambiare idea e non partire.

Aveva accettato di lasciarla andare solo per permetterle di realizzare il sogno che aveva sin da quando aveva iniziato ad usare correttamente la grammatica, ma non era per niente sicura a farle percorrere questo viaggio da sola.

«No mamma, ho sempre voluto farlo. E poi continuerò con la cura non devi preoccuparti, anche se il dottore mi ha dato al massimo altri tre mesi» disse senza scomporsi minimamente e continuando a sistemare la grande valigia che aveva appoggiato sul suo letto, ricontrollando che non avesse dimenticato nulla. Si piegò sulle ginocchia in modo da tirar fuori la scatola rosa con sopra disegnate un paio di scarpette di danza, che le venne regalata quando aveva cinque anni, da sotto il letto. Quella scatola conteneva letteralmente la sua vita, tutti gli oggetti che considerava preziosi e di un forte valore affettivo erano lì. La sistemò con cura nella valigia blu stando ben attenta a far in modo che non si rovinasse durante il viaggio.

«Smettila di pensare a queste cose» le disse sua madre tirandole un gomitolo di calzini contro, per poi farsi di colpo triste ed abbassare il tono di voce facendo uscire la frase in modo quasi impercettibile «Mi raccomando torna prima che il tempo scada...»

«Lo vedi che sei la prima a pensare a questo» la prese in giro ridendo per poi girarsi verso sua madre e guardarla dolcemente quando la vide con sguardo basso, ma prima che potesse dire qualcosa sua madre la precedette

«Helene sono seria. Torna, e se succede qualcosa chiama subito. Prendi tutte le medicine e non dimenticarti nulla» disse guardando la figlia per poi iniziare a girare in modo preoccupato e frenetico in giro per la stanza «Oddio… e se dovessi sentirti male? E sarai sola come farai-» fermò il suo monologo ed i suoi piedi quando Helene mise le sue mani sulle spalle tremanti della madre, cercando di calmarla

«Mamma, sta tranquilla. Perché devi sempre pensare al peggio? Non succederà nulla ed io starò bene. Tornerò quando sentirò che sarà il momento» le disse con pacatezza, sorridendole per cercare di infonderle un po’ di sicurezza, ma sua madre scoppiò in lacrime stringendola in un forte abbraccio

«Va bene. Mi raccomando…» fece per poi staccarsi, sfregando i palmi sul viso in modo da scacciare via le tracce del pianto, recuperare la valigia della ragazza da sopra il materasso ed uscire dalla casa seguita da sua figlia come un cucciolo di cane a cui sta per essere servita la pappa.

Entrarono entrambe nella macchina nero lucido, dove suo padre e suo fratello le stavano aspettando. Il viaggio fu silenzioso, solo la melodia che passava in radio risuonava nel veicolo in un vano tentativo di alleggerire l’aria pesante che si respirava.

Nei suoi 17 anni non si era mai allontanata troppo di casa, siccome aveva bisogno di costante riguardo per la sua malattia, la quantità esagerata di farmaci che era costretta ad assumere e le continue visite. La sua infanzia l’aveva praticamente trascorsa tra le mura bianche e fredde dell’ospedale che odoravano fastidiosamente di disinfettante. Ma oltre questo non si era mai lamentata con i suoi genitori o con i medici a cui era posta sotto osservazione, anzi, li aveva sempre ammirati per la loro pazienza e coraggio.

Amava la sua famiglia più di ogni altra cosa, aveva sempre cercato di renderli fieri impegnandosi al massimo in ogni cosa facesse, che fosse lo studio, l’educazione o la cura.

Sentì la testa di suo fratello poggiarsi delicatamente sulla sua spalla.

Suo fratello aveva 14 anni e gli voleva un bene dell’anima, non riusciva nemmeno ad immaginarsi come avrebbe fatto ad abbandonarlo e lasciarlo solo.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 16, 2021 ⏰

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