XIII

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☞︎︎︎𝒌𝒖𝒓𝒐𝒐'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Appena uscito dall'ospedale mi diressi subito verso il parcheggio, dal momento che avevo posto là l'auto la sera prima.
Ormai erano quasi le undici di mattina: erano trascorse circa dodici ore da quando ero risalito al corpo leso di Kenma.
Tentando di distrarmi, misi in moto la macchina; il vetro era appannato a causa della pioggia, le gocce sparse come in un campo minato.

Prima di partire, controllai ben tre volte di avere la suoneria attiva. D'altronde Bokuto avrebbe potuto chiamarmi in qualsiasi momento.
Liberai la mente dalle ansie, per quanto possibile. Trovando la superstrada libera, presi ad accellerare. Il solo pensiero che Kenma avrebbe potuto sentirsi male in mia assenza, mi opprimeva il torace.

E se lui fosse...

Abitando piuttosto vicino, fermai la macchina soltanto dopo pochi minuti; ero arrivato.
Il mio respiro si faceva sempre più confuso, irregolare quanto le folate di vento smosse da una tempesta: un mio svenimento non avrebbe di certo giovato a nessuno; poggiando una mano sul cofano della macchina, cercai di calmarmi.
Controllai il telefono, per fortuna non c'era nessuna chiamata da parte di Bokuto.
Non appena riuscii ad arrivare davanti al portone di casa, feci scattare la serratura grazie alla chiave. Poggiandola sopra il mobiletto dell'entrata, spensi la luce, che era rimasta accesa la sera prima.

Regnava silenzio, il corridoio era vuoto: riuscivo ancora a percepire l'odore di Kenma, poche ore prima là in piedi ad attendermi.
E oh, il desiderio di tirare un pugno, prendere a calci il muro era arrivato alle stelle: sembrava quasi che mi chiamasse, che mi bramasse.
Tuttavia, non era il momento di piangersi addosso. Kozume mi aspettava.
Cominciai a salire le scale, venendo però fermato dal suono di una notifica. Esitando un poco, mi ritrovai immobile a metà del percorso; portai la mano sino a raggiungere la tasca.
Tirando un respiro di sollievo, mi resi conto che il cellulare interpellato non fosse il mio. Lo schermo di quello di Kenma si era illuminato, lo portavo con me dalla sera prima.

Afferrato il telefono, visualizzai la notifica: una mail per una registrazione ad un gioco.
Tipico, pensai.
Feci per chiudere la schermata, ritornando sui miei passi di conseguenza. Ciò nonostante, la visione di un messaggio ricevuto un mese prima, mi fece soffermare nell'app.
E-mail ricevuta da "Anonimo".
Titubante, l'aprii.

"Mh, è da tutto il pomeriggio che giochi alla console, ma non ti stanchi mai? Mi sto annoiando ad osservarti."

Tu
"Eh? Chi cazzo sei?"

"Non c'è nemmeno il tuo ragazzo; credo che dovrò accontentarmi di guardarti giocare, allora."

Tu
"Sei il tizio online che rompeva i coglioni poco fa? Fottiti"

Hai bloccato questo utente.

Osservando un po' meglio il profilo del mittente anonimo, rimasi a bocca aperta. Pensieri su pensieri si palesarono nella mia mente, collegamenti su collegamenti.
Perché Kenma non me ne aveva parlato? Pensava davvero che fosse soltanto un cretino online?

Non c'era tempo da perdere. In fretta e furia mi recai in camera, raccogliendo qualsiasi oggetto ed indumento sarebbe tornato utile a Kenma. Dopodiché, raggiunsi nuovamente la mia auto.
Sentivo l'ardente bisogno di informare Bokuto della mia scoperta, il bisogno di capire se avessi ragione.
Arrivato a metà strada afferrai il mio telefono, composi il suo numero e lasciai che corti squilli si protraessero attorno a me.
"Ku-"

"Bokuto!" esclamai non appena rispose.

"Kuroo, calmati; stai guidando?" mi domandó lui, udendo il rumore proveniente dall'auto.

"Sì, sì sto guidando."

"Sta attendo, mi sembri agitato. Che succede?"

"Bokuto, nel telefono di Kenm-"

L'ultima cosa che riuscii ad udire fu un assordante e metallico boato; qualcosa doveva essere caduto.

☞︎︎︎𝒌𝒆𝒏𝒎𝒂'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Rimasto solo nella stanza, cercai di dormire. Il mio corpo era spossato e, nonostante sentissi che restare sveglio fosse impossibile, non riuscii a chiudere occhio.
I miei respiri erano lenti, il mio sguardo era posato sull'orologio: erano passati quaranta minuti da quando Kuroo se n'era andato.
Mi aveva rassicurato dicendomi che ne avrebbe impiegati venti, perché non era ancora tornato?
Cercai di chiamare un dottore; volevo chiedere se per caso fosse arrivato, ma non riuscivo a far uscire una misera parola dalla mia bocca.
E così, trascorsero altri cinque minuti.
Non potendo parlare, stavo pian piano andando nel panico. Mi misi a sedere, nel vano tentativo di calmarmi.
Che fine aveva fatto Kuroo? Era andato a cercare l'aggressore?

Nonostante provassi un forte dolore in tutto il corpo, poggiai i piedi per terra. Subito avvertii una fitta alla testa, accorgendomi del filo del l'elettrocardiogramma: non sarei potuto andare molto lontano a causa sua, ma alla porta ci sarei tranquillamente arrivato.
Non appena feci il primo passo, la mia vista divenne più offuscata.
Nonostante la nausea insistente, cercai di non darci troppo peso e proseguire, ma la testa pulsava terribilmente.

Sentii di poter cadere da un momento all'altro, quindi cercai un appoggio.
La cosa più vicina a me era un piccolo carrello munito di vari strumenti di metallo, il dottore ne aveva fatto uso poco prima.
Sentendo di poter perdere i sensi di lì a poco, così, poggiai la mia mano su di esso. Inutile dire che non resse il mio peso; il carrello scivolò sul pavimento, assieme a tutti gli altri aggetti. Caddi di conseguenza.
Mi ritrovai disteso, incapace di muovermi o esordire con qualunque parola. Il mio udito si ovattó, la mia vista si sfocó ancor di più.

☞︎︎︎𝒃𝒐𝒌𝒖𝒕𝒐'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Immediatamente mi chiesi cosa avesse causato il forte boato, e rabbrividii, non appena mi resi conto che provenisse dalla camera di Kenma.
"Bokuto, che è successo?" la voce di Kuroo si fece preoccupata attraverso gli autoparlanti del cellulare.
Spaventata alla vista del terribile incidente, una dottoressa entró nella camera seguita da due medici.

"Che succede?" domandai angosciato. Cercai disperatamente di sbirciare all'interno di essa, ma un ennesimo dottore mi fermò.
"Che succede?" ripetei con la rabbia alle stelle, mentre lui chiudeva la porta.
E lo stesso faceva Kuroo.
"Bokuto, che succede? Sono quasi arrivato." chiedeva e chiedeva; in silenzio potei udire la preoccupazione nella sua voce, amplificata ogni secondo di più "Bokuto che cazzo succede?"

"Non lo so, tu sbrigati, Kuroo."

"Sto parcheggiando." riattaccó, la sua voce tremava al solo pensiero di arrivare troppo tardi.

☞︎︎︎𝒌𝒖𝒓𝒐𝒐'𝒔 𝒑𝒐𝒗
Una volta parcheggiato, mi fiondai all'interno dell'ospedale. Il battito del mio cuore aumentava ad ogni passo, il respiro si spezzava nella mia corsa perdi fiato.
Trovai Bokuto là davanti, nervoso percorreva il corridoio ripetutamente, avanti e indietro.
"Bokuto! Bokuto, che succede?" domandai ancora una volta, facendo grandi sospiri: un pugno mi cingeva il petto, soffocandomi sempre più lievemente.
Lui si limitò a guardarmi.

"Non lo so, credo sia caduto."

"Caduto? E come cazzo ha fatto a cadere?" dissi, le lacrime rigavano il viso in una corsa senza precedenti.

"Non lo so, magari ha provato ad alzarsi; era là per terra." si voltó indicando la porta ormai chiusa, le dita tremanti a causa del nervosismo provato.
Bisognoso di conforto, lo avvicinai in un abbraccio.
"Sta bene, non è così?" domandai, cercando di convincere me stesso ancor prima di chiunque altro.

Bokuto mi strinse a sé.

 ❝𝗳𝗼𝗿𝗲𝗯𝗼𝗱𝗶𝗻𝗴❞ 𝗄𝗎𝗋𝗈𝗄𝖾𝗇Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora