Il mio amico segreto

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In una notte d'estate mi svegliai a causa di rumori di automobili che percorrevano la strada.
Balzai in piedi, mi stiracchiai e feci uno sbadiglio che sembrava non finire mai. Accesi la lampada che era sul mio comodino e guardai la sveglia, che segnava le tre del mattino. Poi mi voltai verso il mio armadio e c'era la mia ombra.
Io alzai la testa verso l'alto, ma l'ombra inclinò la testa e alzò le spalle.
La prima cosa che mi venne in mente, era che ero molto stanco, e quindi poteva essere un'allucinazione.
Così mi gettai sul letto, afferrai il lenzuolo e mi coprii. Mi addormentai subito, dimenticando la lampada accesa.
Il mattino seguente, per mia fortuna, la lampada era ancora accesa e la spensi.
Scesi le scale e vidi mia madre, intenta ad annaffiare le piantine poste su un mobile della cucina. Poi diedi uno sguardo a mio padre, che leggeva il giornale che parlava di motori.
Li salutai e raccontai a mia madre l'avventura della notte che avevo passato.
Lei mi guardò e disse: "Mmm... Pensa, io da piccola pensavo che i giochi erano vivi, ma quando sono cresciuta ho scoperto che..."
"Lasciagli vivere la sua infanzia!"
Esclamò papà interrompendo il racconto di mamma.
Ero molto curioso di sapere la fine della storia della mamma, ma forse non l'ha detto perché vuole farmelo indovinare.
La mamma mi guardò, sorrise e disse: "Ops! Dopotutto hai solo sei anni e mezzo!".
Corsi velocemente nella mia cameretta, chiusi la finestra e le persiane e accesi la lampada del comodino.
Guardai l'armadio e apparve davanti ai miei occhi il mio amico.
Io mi avvicinai all'armadio e salutai il bambino davanti a me.
Gli dissi: "Ma tu sei dentro l'armadio, giusto?"
Ma non mi rispose. Così capii. Probabilmente era muto.
In seguito gli chiesi: "Ma tu mi senti?"
Ma non mi fece sì o no con la testa. Così capii. Probabilmente era sordo-muto.
Aprii l'armadio ma dentro lui non c'era.
"Voglio darti un nome, anche se non so dove sei e come hai fatto a entrare in casa... Michele, anzi... Fabio! No, no, no... fammi pensare... Snowe! Sì, è quello giusto! Snowe ti piace???"
Ma lui mi guardò e disse di sì con la testa.
"Allora non sei sordo!!!" Esclamai.
"Ti va di giocare con me a palla? Andiamo in giardino." Gli domandai.
Lui scosse la testa e mi indicò la lampada sul comodino, poi si sdraiò per terra e mise le mani dietro la testa, come se si stava abbronzando al sole.
Spensi la luce e gli dissi: "Sei proprio strano! Non parli ma mi senti. A differenza di tutti i bambini a te non piace giocare all'aperto. Ci sei solo quando è buio e accendo la lampada sul comodino; e scomparirà di stucco se spengo la luce."
"Billy! Billy! È pronto il pranzo!" Gridò mamma.
Io scesi le scale e mi catapultai sulla sedia. Mangiai come un maiale, e dopo pensavo che sarei scoppiato.
Andai in biblioteca, dopo pranzo.
Vidi un libro che mi colpì solo il titolo. Si chiamava: "Il principe Flavio II."
"Trotterellai" verso la bibliotecaria con il libro in mano, quando entrarono due mie compagne: Chiara e Alice.
Chiara mi guardò come se fossi un alieno e bisbigliò qualcosa nell'orecchio ad Alice. Le due ridacchiarono.
Gli domandai: "Cosa c'è? Perché ridete?"
"No, niente. Ah ah ah!" Ridacchio Alice.
Gli raccontai la mia avventura con Snowe, la più strana ombra del mondo.
Chiara mi guardò come se fossi stupido e disse: "Ma ti hanno fatto il lavaggio del cervello? Lo sanno tutti che le ombre non sono vive. Ma io e Alice abbiamo scoperto che i quadri sono vivi! Si muovono! Guarda."
Chiara indicò un quadro appeso al muro, con disegnato un prato fiorito. Alice disse con voce squillante: "Ma che bello! Vedi quella Margherita come ondeggia?"
"Certo Alice, e vedi quella cavalletta che sta saltando tra i fiori?" Domandò Chiara.
Ma io vedevo solo dei fiori e dell'erba, completamente immobili. Alzai le spalle e uscii dalla porta con il mio libro fra le braccia.
Mentre correvo verso casa mi fermai, guardai il muretto e dissi: "Non ci posso credere! Snowe, sei qui! Ma allora a te piace giocare all'aria aperta! Per fortuna che ci sei tu! Io sono figlio unico..."
Dai, dopotutto Snowe non è strano, è solo un po' diverso... ci farò l'abitudine.
Arrivati a casa io e Snowe andammo in camera. Lessi a Snowe, il libro in un solo giorno. La sera giocai con il mio nuovo amico ai mimi, visto che lui era muto. Poi spensi la luce, salutai Snowe e mi addormentai.
Il mattino seguente mi svegliai di buon'ora. Accesi la lampada sul comodino e mi voltai verso l'armadio. Snowe mi stava già aspettando, per passare un'altra giornata emozionante.
Dopo di me si svegliò la mamma, che entrata nella mia cameretta si strofinò gli occhi e mi chiese: "Già sveglio??? Ma che cosa stai facendo?"
Io sorridendo sussurrai alla mamma per non svegliare papa: "Sto giocando con il mio nuovo amico, Snowe, ma è particolarmente timido, quindi lasciaci soli."

Storie brutte che scrivevo da piccolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora