"Ti amerò per sempre"

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"Vieni con me?" le risposi.
"Dove?" chiese, cominciando a svegliarsi.
Così iniziò quella conversazione di quel lontano martedì di inizio Gennaio.
Avevo deciso da troppo tempo di farlo e ora, dopo circa metà anno di decisione, ero pronto.
Martedì 6 Gennaio 2015.
Andai a casa sua, sua madre mi aprì il cancello e dopo aver salutato i suoi genitori, salii le scale e saltai sopra il suo letto.
Lei dormiva, il profumo dei suoi capelli non era cambiato, era sempre il solito, il suo.
Le baciai il collo e l'abbracciai, lei non fece più di tanto era ancora addormentata, capì subito che ero io e fece cenno con la mano di stendermi vicino a lei e di stare in silenzio.
In quel silenzio di respiri, il suo volto ad occhi chiusi sembrava diverso dalle altre volte, era più vero.
La guardai per un paio di minuti e poi m'addormentai per circa un'ora, insieme a lei.
Appena aprii, con fatica, gli occhi, lei era ancora davanti a me, le sue labbra, i suoi occhi e i suoi capelli erano esattamente come prima.
In quel momento, senza che nessuno sentisse o mi vedesse, le baciai le labbra.
"Che cazzo fai?!" disse, con tono normale e non era nemmeno arrabbiata che l'avessi baciata.
"Vieni con me?" le risposi.
"Dove?" chiese, cominciando a svegliarsi.
"Io parto fra poche ore per Londra.." risposi prendendole le mani.
"Cosa?" chiese con occhi morbidi e socchiusi.
Avevo deciso di partire per quest'esperienza, da quest'estate, ma non avevo mai trovato il coraggio di dirglielo o almeno, non avevo mai trovato il momento giusto.
Le strinsi le mani e lei, ancora addormentata, non reagì.
"Vieni con me.." ripetei guardandola nella semplicità.
I miei occhi si stavano facendo lucidi e i miei polsi sembravano avessero due cuori.
"Non scherzare scemo..Che mamma fa la pizza oggi." disse aprendo lentamente gli occhi.
Vide i miei occhi coperti di lacrime e il mio viso bianco, capì che non era uno scherzo e nemmeno un gioco.
Si alzò di scatto e come se avesse appena visto un ragno, tirò indietro la testa e come magia anche i suoi occhi divennero lucidi.
L'abbracciai e lei cercava di respingermi, ma in fondo sapevamo tutti e due che avevamo bisogno entrambi di quell'abbraccio.
Ci ritrovammo così con: costole con costole, lacrime con lacrime, occhi con occhi e come una magia o una freccia conficcata nel petto, labbra con labbra.
Non c'eravamo mai baciati in quel modo così sincero che sembrava distruggere tutto quello che ci stava circondando.
"Vieni con me" le chiesi un'ultima volta.
Non rispose e mi strinse.
Ci alzammo e dopo altri pianti, abbracci e baci, andammo a mangiare la pizza che sua madre aveva preparato per pranzo.
"A che ora hai il volo?" chiese sua madre subito dopo il primo boccone.
"Fra cinque o.." non feci in tempo a finire la frase che quella ragazza, alla quale avrei dato il mio stesso cuore, uscì dalla stanza con altre lacrime che sembravano non finire più.
La segui in camera sua e le dissi: "Quando tornerò, niente sarà più lo stesso. Sicuramente tu sarai fidanzata o perchè no, sposata, ma ricordati una cosa: ti amerò per sempre è una promessa" le diedi un ultimo bacio e me ne andai da quella casa, forse per sempre.
Il mio cuore, in quel momento e tutt'ora, è sparito, assente.
È rimasto dentro quella casa, in quella camera e fra le mani di quella ragazza e sono certo che rimarrà per sempre.

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