litigi

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«E ancora cerchi di difenderti, scuse. Solo scuse» sto urlando.
«Non fare così, non sai cosa stai dicendo»
«Di sicuro non sapevo, anzi non immaginavo che ti saresti impegnato con me se il tuo cuore era già di qualcun altro»
«Non capisci, non sapevo cosa fare, con lei era finita e io dovevo andare avanti»
«Non con me, » gli occhi mi si offuscarono «non avresti mai dovuto usarmi in questo modo. Mio dio ma come ho fatto a essere così stupida.»
«So che ho sbagliato, ma ora è passato, io non provo più niente per lei. Tu mi hai fatto provare cose che non avevo mai provato prima, mi hai fatto diventare me stesso, ti prego perdonami.»
Scossi la testa mentre lo guardavo, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era quando ero stata stupida, mi sentivo nient'altro che un rimpiazzo.
«Tu sei tutto ciò di cui ho bisogno ora, ti sembra poco?» disse lui, piano, con la voce incrinata.
«Non mi sembra abbastanza.» lo superai senza toccarlo, uscii dalla porta e non mi voltai indietro. Avrei voluto strapparmi via il cuore, ma ormai non si trovava più nel mio petto, era suo. La cosa che mi faceva più arrabbiare è che pensavo fosse come me, pensavo sentisse come me, pensavo che ci tenesse come ci tenevo io, pensavo che all'inizio avesse provato la stessa cosa. Ma il pensare che la nostra canzone, il nostro primo viaggio, pensare che durante i nostri primi momenti lui stava pensando a qualcun altro, pensare che lui non era lì con me, mi causava dolore fisico. Continuavo a camminare, uscii dalla porta principale e poi dal cancello. Quando stavo quasi correndo sul vialetto di sassi sentii che lui mi stava venendo dietro ma non mi voltai.
Volevo andarmene, volevo farlo sparire, volevo tornare a prima, a pensare in santa pace su quella panchina. Mi fermai.
Sentii che dietro di me lui si fermò a un paio di metri di distanza.
Non volevo girarmi, perché sapevo che il suo volto ferito mi avrebbe fatto ancora più male, ma lo feci lo stesso.
Fu ancora più doloroso di quello che mi aspettassi.
Ormai le lacrime mi rigavano le guance, non mi importava di mostrargli quanta influenza aveva su di me. Volevo che vedesse, che capisse quanto mi aveva ferita.
«Ti prego...» provò a parlare ma si fermò subito.
«Sei stato ingiusto e la cosa che mi ferisce di più è che non sei stato onesto, non mi hai detto cosa pensavi davvero. Io mi sono aperta, ti ho dato tutta me stessa, tu invece mi hai ingannata.» dissi senza fiato.
«Non so come farmi perdonare, ti prego non andartene, farò tutto quello che posso.»
«Tu proprio non capisci vero?» mi guardava con gli occhi lucidi, «Io non posso lasciarti spezzare di nuovo il mio cuore, non sopravvivrei.» sussurrai.
Ci guardammo a lungo, avrebbe potuto sembrare l'eternità, poi lui fece un passo verso di me e io indietreggiai.
«No» affermai, malgrado volessi rimanere forte la mia voce faceva trasparire il mio dolore.
«No, no, no» man mano alzavo sempre di più la voce «Sei ingiusto, sei egoista» continuai a urlargli contro parole cattive mentre piangevo istericamente.
Lui allora venne vicino a me e mi prese tra le braccia, stringendomi forte. All'inizio mi ribellavo e continuavo a tirargli pugni sul petto per lasciarmi andare, finché mi abbandonai e continuai a piangere singhiozzando contro la sua maglietta. Le gambe mi cedettero e entrambi ci sedemmo per terra, lui si dondolava per farmi calmare, rimanemmo abbracciati così per tanto tempo, fin quando non avevo più lacrime e ancora dopo. Sentivo che lui aveva paura che quando mi avesse lasciato andare sarei scappata e non tornata mai più. Aveva paura, aveva paura di perdermi.
Si fece buio ma non faceva freddo, eravamo sul vialetto pedonale dell'albergo, alcuni ospiti ci passarono accanto nel tempo in cui restammo lì per terra.
Alzai la testa e lo guardai, i capelli gli coprivano la fronte, aveva il contorno degli occhi arrossato, così come immaginavo di essere io. Lui abbasso gli occhi a guardarmi, i nostri nasi si sfioravano, sentivo il suo battito sotto al palmo della mia mano che accellerò leggermente quando ricominciai a parlare.
«Cosa devo fare?» chiesi in un sussurro.
«Torniamo dentro» rispose lui esitando un momento.
Mi prese la mano e mi aiutò ad alzarmi, tenendoci per il mignolo tornammo in camera e io chiusi gli occhi appena toccato il letto, prima di addormentarmi lo sentii mettersi accanto a me sul materasso. Eravamo messi uno di fronte all'altro, sentii la pressione della sua mano mentre mi accarezzava i capelli.
Poi disse in un sussurro, pensando che mi fossi già addormentata «Il mio cuore appartiene a te, fa di me ciò che vuoi.»
Poi sprofondai nell'oblio, sentendo la sua mano che mi accarezzava i capelli.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 04, 2022 ⏰

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