Vite notturne

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Ero sdraiata sul letto, la sigaretta tra le mie labbra si era spenta da un po'. La giornata passata in una spiaggia di Barcellona mi aveva distrutta, quindi chiusi gli occhi nella speranza di addormentarmi. Eravamo a casa mia e c'era un caldo insopportabile. Alma era in bagno, sentivo il fon andare al massimo mentre mi parlava di qualcosa.

-"Non ti sento, sai!", dissi entrando nel bagno profumatissimo, lei continuò ad asciugarsi i capelli cercando, allo stesso tempo, di truccarsi. Eravamo in ritardo per il nostro "appuntamento": Alma da poco aveva rotto col suo ragazzo e continuava a parlarmi del fatto che voleva uscire e conoscere gente nuova. Aveva insistito per noleggiare una macchina con autista e due uomini che per un'intera notte ci avrebbero accompagnate per le discoteche di Barcellona. L'idea di dover passare la serata con due sconosciuti, addirittura ingaggiati e pagati per stare con noi, non mi convinceva molto, ma, per Alma, avevo accolto la proposta.

Seduta sul letto mi correggevo il rossetto, pur sapendo che col primo sorso di un drink si sarebbe levato. Alma uscì dal bagno e si sedette vicino a me, rischiando di far cadere i mozziconi dal portacenere appoggiato sulle lenzuola.

-"So che sei stanca, ma ti prometto che ci divertiremo. E poi, se voglio dimenticarlo, devo uscire e cercare di distrarmi". La sua voce tremava. Le presi la mano per accarezzarla.

-"Capisci, vero?", disse mentre le venivano le lacrime agli occhi. Ero una pessima consolatrice, ma uscimmo senza farle versare una sola goccia. Fuori faceva ancora caldo e un venticello faceva svolazzare il mio vestito. 

Poi arrivò la macchina. Salendo cercai di non guardare troppo i nostri due accompagnatori.  Alma si fece versare alcol per tutto il viaggio e arrivati al quartiere dei club scese dalla macchina che era già più che brilla. Uno dei due uomini, era il più magro e decisamente il più antipatico dei due, la prese a braccetto e entrammo. Avevo come la sensazione che quella serata non sarebbe finita bene, almeno per me. L'idea di dovermi trovare della compagnia per riuscire a sopravvivere alle prossime 6 ore mi demotivava parecchio, quel giorno sembrava proprio essere un tipico lunedì. Non avevo neanche avuto il tempo di lavarmi i capelli, quindi mi pendevano giù in ciocche grasse e lucide.

Subito mi diressi al bancone per prendere qualcosa da bere. Quello più magro dei due, si chiamava Ivan, a ballare sembrava un cavallo e da dietro si avvicinava sempre di più ad Alma.  La serata passò lentamente. Ballai con un ragazzo che, avendo notato il mio muso lungo mentre ero seduta sulle poltroncine, mi aveva chiesto di ballare. Cercavo di schivare le sue labbra quando si chinava in avanti. Lui si offese e non si fece più vedere per il resto della serata. 

Dunque tornai a ballare da sola. Poi, durante il cambio del DJ, Angelo, il nostro secondo accompagnatore, si avvicinò a me. Per la prima volta lo guardai con più attenzione. Più che spagnolo sembrava messicano e era anche abbastanza avanti con gli anni. I suoi stretti occhi inquietanti mi studiavano attentamente e le sue labbra formavano uno strano sorriso.

-"Non ti stai divertendo molto, eh?", urlò nel mio orecchio. La musica era altissima, ma lo sentii. Purtroppo sentii anche l'alito, che puzzava di Red Bull e Caipirinha. Gli feci un mezzo sorriso e mi allontanai e mi rifugiai in bagno, nella speranza di trovare la mia amica. Mi guardai allo specchio e vedi i miei capelli spettinati e il trucco che pian piano stava sparendo colando giù col sudore. "Che serata schifosa", pensai. 


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