Amanti della notte

Estasi

Lui annuì con un sorriso malizioso. Prima di scendere dalla macchina diedi un bacino ad Alma e le dissi che ci saremmo sentite più tardi. Era ancora ubriaca e, senza darmi troppe attenzioni, ridendo si rigirò verso Ivan.

Aprii la porta, dentro era buio e faceva fresco. Avevo la solita angoscia di chi non è abituato ad invitare gente sconosciuta e si preoccupa del giudizio che l'ospite avrà della casa.

Il profumo dei fiori che avevo raccolto in giardino la mattina prima sì mischiò con quello del caffè che brontolando riempiva la moka. Nel mentre Angelo osservava i miei tentativi di essere un artista appesi ai muri del salotto. 

-"Hai uno stile molto impressionistico", stabilì appena ebbe finito il giro intorno al divano letto. Infatti era così, mi piaceva molto l'impressionismo. 

-"Te ne intendi di arte?" chiesi portandogli il caffè. 

-"Ho lavorato come guida al MOMA di New York per parecchi anni e vado pazzo per Andy Warhol", rispose innocuamente sorseggiando la sua tazza. Lo guardai con uno sguardo un po' sorpreso, da lui non me lo sarei mai aspettata.

-"Non guardarmi così. Ho girato tutto il mondo, io, e ho fatto molti diversi lavori", disse con voce decisa e fissandomi con occhi spalancati. Gli feci capire che gli credevo e uscii dalla porta del terrazzo. Volevo fargli vedere il giardino coi cespugli in fiore e il grande prato. Ci sedemmo al tavolino bianco da giardino in mezzo all'erba alta e le api che, sveglie da pochissimo, ronzando iniziavano a raccogliere il polline. Angelo abbassò gli occhiali da sole e si accese un sigaro. Tutto ciò gli dava l'aria dello spacciatore di un cartello di droga messicano e dovetti trattenere una risata.

-"Vado a cambiarmi, torno subito", dissi incamminandomi verso la casa con le tazzine vuote in mano. Mi fece l'occhiolino e una quantità incredibile di fumo gli uscì da tutte e due le narici . Quando tornai fuori lo trovai in piedi con in braccio Zeus, il mio gattino. 

-"Questa pallina bianca è spuntata fuori dal nulla. È tuo?"

-"Sì, l'ho preso quando mi sono trasferita qua. Guarda," spiegai ad Angelo, "se ti siedi sulla sedia e lo fai stare sulle tue gambe smette di miagolare". Angelo obbedì e iniziò ad accarezzare Zeus. 

Mi chinai in avanti e gli diedi un bacio, lui ricambiò e mi tirò a sé. Nel giro di pochi secondi i suoi occhi svegli e attenti mi scrutarono tutta, desiderosi di inghiottire i miei. Quello sguardo svegliò lo stesso bisogno in me ed ero pronta a offrirgli tutta me stessa. Era riuscito a farmi sentire la cosa più bella al mondo creata solo e apposta per lui. Mi era capitato spesso di provare questa emozione e molte volte avevo pensato che forse dovrei sopprimerla, poiché in quelle situazioni mi fidavo ciecamente dell'altra persona. Ma in quel momento era già troppo tardi, di nuovo mi ero arresa alla tentazione.

Lentamente ci rintanammo sotto la coperta del divano senza interrompere il bacio. Il suo corpo giaceva pesante sopra il mio e le sue braccia robuste mi facevano sentire al sicuro sotto il suo petto abbronzato. Baciò ogni parte scoperta del mio corpo e sentivo il suo profumo che mi si attaccava addosso. Mi stavo trasformavo in lui. Dopo un po' conoscevo a memoria ogni pelo della sua barba e ogni neo del suo collo, e lui non smetteva di assaporare e tastare e addentrarsi sotto alla mia pelle , finché non distinguevo più il mio copro dal suo.

"Ancora, ancora, ancora", pensavo quando si fermava a guardarmi con uno sguardo tenero, mentre le sue goccioline di sudore (o erano mie?) iniziavano ad apparirgli sulla fronte. Non ci fermammo più e passarono cent'anni. E poi altri mille. Sembravamo per sempre persi nel piacere perverso di due corpi estranei che, in qualche modo, hanno fatto nascere tra di loro una forza d'attrazione più forte di qualunque potere dell'universo. Ecco cosa eravamo: l'equilibrio dello spazio. La nostra sintonia era implacabile, e se avessimo mai smesso, se i nostri corpi si fossero mai separati, il mondo intorno a noi sarebbe crollato.