Capitolo 6

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28 Giugno 2018
Parte 3

La camera in cui era stato spostato Zayn per prepararsi al matrimonio non era nella stessa ala in cui si trovava quella di Harry.
Il riccio non ci aveva fatto caso quando a passo svelto aveva seguito Niall per raggiungere lo sposo, troppo preso dal vortice di emozioni ed intorpidimento che quel breve ma intenso incontro con Louis gli aveva lasciato.

Aveva provato con tutto se stesso a razionalizzare l'accaduto, sia per evitare le domande silenziose ma altrettanto palesi di Niall, sia per essere pronto a qualsiasi cosa Zayn avesse voluto da loro.

Era il suo giorno. 

Questo si era ripetuto per tutto il tempo una volta entrati nella stanza del moro. Lo aveva ribadito ancora mentalmente anche quando proprio l'amico, vedendolo con uno sguardo strano, aveva provato a sincerarsi che stesse bene. Ed ancora mentre avevano alzato i calici in aria per brindare a loro, alla loro amicizia, con la speranza che non sarebbe mai finita. Questa volta credendoci per davvero.

Lo aveva ripetuto talmente tante volte nella sua mente, da averlo fatto diventare una preghiera silenziosa, quasi un mantra. Continuava a ribadirlo anche in quel momento in cui con grandi falcate si stava dirigendo verso la sua stanza per prepararsi all'evento.

E' il giorno di Liam e Zayn.

Dovette chiudere gli occhi, ispirare ed espiare, cercando di concentrarsi su quell'unico concetto quando passò davanti alla stanza di Louis per evitare di cedere alla tentazione di bussare.
Bussare per continuare il loro discorso. Bussare per immergersi ancora nel suo abbraccio sicuro. Bussare per baciarlo fino a restare senza fiato.

Lo immaginò intento a prepararsi: probabilmente mentre litigava con i gemelli che tanto odiava o forse davanti allo specchio concentrato nel sistemare quel ciuffo castano di cui entrambi erano così ossessionati.

Ogni sua fantasia veniva però spenta da quel mantra costante che ripeteva a se stesso : è il giorno di Liam e Zayn.

Il suo più grande problema era che per quanto razionalmente sapesse che dovesse andare così, non riusciva però a spegnere quella fastidiosa sensazione di vuoto che continuava ad attanagliargli lo stomaco al pensiero di ciò che c'era stato, di dove erano stati interrotti bruscamente e del poco tempo che ancora restava loro.

Troppo poco considerando l'attesa lunga tre anni, una cerimonia incombente ed un aereo l'indomani mattina.

Tutte variabili che, per quanto il riccio provasse ad ignorare e razionalizzare, erano ancora li come una grossa e pesante spada di Damocle.

Aveva ricevuto alcune risposte che però avevano generato altre domande, forse molte di più di quanto potesse immaginare. Alcune da destinare a Louis, altre direttamente a se stesso.

Non avrebbe potuto ignorare il modo in cui si era lasciato plasmare come burro dal tocco soffice del castano. Non sarebbe stato onesto nel non ammettere che quell'abbraccio tanto agognato era stata linfa vitale: come il primo respiro di un neonato appena venuto al mondo.

Harry si era sentito così: come un bambino che aveva appena imparato a respirare, di nuovo.

Non sarebbe stato neanche corretto con se stesso, se avesse provato a negare la curiosità generata dall'ultima frase che Louis gli aveva rivolto.
Parlano tutte di te.
Tutte.
Di.
Te.

Ripensando proprio a quelle ultime parole ed al calore che gli avevano provocato all'altezza del petto, aprì la porta della sua stanza, quasi del tutto convinto che avrebbe potuto concedersi di ascoltarne qualcuna, magari mentre si preparava.

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