Letti caldi e poco sicuri

17 3 2
                                    

Mia nonna si era chiusa nel suo studio e io da esso non riuscivo a sentire niente, nemmeno se appoggiavo l'orecchio contro la porta.

Sospirai. Un disastro, ecco cos'era. Un bel problema, soprattutto considerando che mia nonna non voleva farmi partecipe alla lettura del grimorio.

Tutto quello che stava succedendo non aveva senso.

Roxanne non aveva nemici e la Congrega avrebbe già dovuto farsi viva per reclamare il cadavere e iniziare le ricerche, mentre invece la strega era stata trovata nel nostro cortile.

Sospirai di nuovo, girando i tacchi decisa a tornare nella mia stanza per riposare.

Coroman mi aveva rubato troppe energie.

Non era mai gentile con me, prendeva tutta la mia forza vitale per sé, senza ringraziare nemmeno, nonostante la sua fama di grande curatore fosse conosciuta ovunque, persino nel Nuovo Mondo.

Sinceramente non sapevo nemmeno perché avessi trovato tutta questa affinità con quel demone, dato che era così insensibile e sgarbato, mentre io decisamente ero all'opposto.

Di positivo c'era di sicuro l'enorme forza che possedeva.

Delle volte riusciva persino a sciogliere i Vincoli e si presentava semplicemente per disturbarmi. Dopotutto era un demone, un demone di natura buona, ma pur sempre una creatura infernale.

Entrai nella mia stanza, un ambiente ben illuminato e pieno di mazzi di fiori, che io tanto adoravo. Quel giorno mi avevano portato del glicine raccolto in paese, che avevo prontamente messo vicino alla finestra, per far sì che l'aria che entrava potesse spargere tutto il suo profumo nella stanza.

Da lì era anche arrivata l'idea di mettermi il vestito color lilla che mia nonna mi aveva regalato per il mio sedicesimo compleanno.

Sentii la pancia brontolare, mentre mi scioglievo i capelli ramati che ricaddero sulle spalle un po' disordinatamente.

Coroman si sarebbe di nuovo fatto vedere, ne ero sicura.

Non perdeva un'occasione per presentarsi nei momenti più inopportuni sotto mentite spoglie. L'ultima volta era diventato un bambino sporco e esagitato, che per poco non mi aveva distrutto il letto coi suoi starnuti di fuoco.

" Io odio la Francia, sai? " sentivo la sua voce provenire dal balconcino.

" Non è colpa mia se sono nata francese. " cinguettai allegra, cercando di nascondere l'evidente disappunto che avevo nel ritrovarlo con me nelle mie stanze.

Lo vidi entrare in stanza, questa volta era lui, proprio lui. Lo vedevo raramente nella sua forma più umana, sapevo che gli dava fastidio.

" Non guardarmi così, sai benissimo che se fossi nella mia forma naturale tu saresti una pozza di cera a quest'ora. E santo cielo, togli questi fiori dalla stanza, sono deplorevoli. " storse il naso alla vista del glicine vicino alla finestra. Era incredibile come quel Demone riuscisse a leggermi nella testa dopo neanche tre anni di convivenza.

" A me piacciono molto, invece. E siccome questa è la mia stanza e non la tua rimarranno lì. " incrociai le braccia decisa a non demordere.

I suoi occhi - color dell'ambra più pura - incontrarono i miei, di un normale e comunissimo marrone.

Per un momento fui indecisa: dovevo distogliere lo sguardo o, come un gatto cocciuto, continuare ad annegare in quel mare giallo?

I miei dubbi si risolsero in fretta quando Coroman distolse lo sguardo per primo, osservando la cesta di dolciumi che Maud - la mia ancella - mi aveva portato quella mattina.

Se c'era una cosa che Coroman adoravano quelli erano i dolci. E i gatti, lui aveva quasi uno strano feticcio per i gatti.

Quando vidi il suo sguardo languido cadere sulle caramelle incartate con la carta dorata, le gelatine alla mela e i mandarini canditi quasi sospirai divertita.

" Se vuoi puoi prenderli " gli dissi, voltandomi per non scoppiargli a ridere in faccia.

Era un demone, non l'avrebbe presa bene se l'avessi fatto.

Coroman mi guardò, con aria superiore.

" Io non sono un umano. Non ho le vostre debolezze. " disse altezzosamente.
Certo, e io sono Maria Antonietta... pensai, fra me e me.

Coroman non parve sentirmi, di questo gli fui grata.

" Devo cambiarmi. " gli annunciai, incamminandomi verso il piccolo bagno. Il Demone grugnì, andandosi a sedere sul mio letto.

" Devo dirti qualcosa. " imitò la mia voce, alzando la sua; grave e quasi sempre iraconda.

Mi infilai nella stanza, chiudendo dietro di me la porta. Anche se il giorno in cui avevo stretto il patto con lui mi aveva vista nella mia forma più debole, persino più debole di quando non avevo alcun vestito addosso, mi vergognavo comunque.

" Cosa dovresti dirmi? " chiesi, slacciando il lacci del corpetto che fortunatamente non era di quelli che toglievano il fiato.

" Riguarda la strega morta " sentii la sua voce da oltre la porta, e mi stupii del fatto che fosse così calma.

" Dovresti dirlo a mia nonna, non a me " mi infilai una veste di cotone, tinta con la porpora più pregiata.

Era quasi come un rituale, quello di vestirsi di rosso dopo un contratto. Ho sempre amato quel colore, inoltre.

" Tua nonna non può sopportare la vista di noi Demoni Curatori, lo sai " borbottò, lo percepii prendere uno dei dolci lasciati riposare sopra il tavolino.

Che stupido, pensai spazzolandomi i capelli rossicci sulle spalle.

Uscii dalla stanza, mentre lui masticava ancora. Scossi la testa, sedendomi sul letto a gambe incrociate. 

" Vuoi che ti aiuti a meditare o cosa? "

" Ti ho mai chiesto aiuto? "

" Sei troppo orgogliosa per farlo... comunque, l'anima di quella donna... non era pulita " mi disse, poggiandosi ad una delle colonne del letto a baldacchino.

Alzai un sopracciglio, tirando su le maniche della veste, mentre morbida mi ricadeva in grembo.

" Era una strega, ti pare che una di noi possa avere l'anima pulita? " gli chiedo, socchiudendo gli occhi.

" Non intendo in quel senso... era corrotta in un altro modo "

Sbuffai, rinunciando a rilassare i muscoli e piegando la schiena in maniera poco signorile.

" Che hai percepito? "

" Sangue. Non di un qualsiasi popolano. Sangue blu " borbottò, nella sua forma umana perdeva qualsiasi aspetto demoniaco, rendendolo meno austero e più... raggiungibile.

" Vuoi dire che è morta perché ha rotto il contratto? "

" Non lo so, solo stai attenta. Non mi fido dei reali " mi disse, voltandosi verso la balconata.

" Buonanotte " mi augurò, andandosene con una luce che poteva comparare la luminosità del sole.

" 'Notte... " borbottai, osservando i miei piedi scalzi.

Quella notte non riuscii a dormire per niente.









Boh, in ritardo.

Davvero tanto. Se ci fosse qualcuno che si legge 'sta storia ne ho un'altra in cantiere e la pubblico forse questo pomeriggio?
Idk, ma vi amo!


Usicka w/ love

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 07, 2015 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

PiromaniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora