Giornate di Sole e Sangue

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Quel due Giugno entrò nella storia della mia vita come il peggior giorno che potessi mai passare.

Non tanto per il calore asfissiante, né tantomeno per il ronzare continuo delle zanzare alle mie orecchie (e alla disciplica rigida di mia nonna che proibiva di sventolare mani all'aria), ma per quel cadavere che trovammo nei campi di lavanda.

Era una strega della Congrega, una donna dai poteri illimitati. Eppure qualcosa - o qualcuno - era riuscita ad ucciderla. E a ben vedere era stato un demone del fuoco.

Mia nonna si avvicinò cautamente, portandosi le mani alle sottane per evitare di farle sporcare eccessivamente nel terriccio e cercò di osservare il volto della donna.

" È De la Court, Margot. " sibilò in francese provenzale.

Ordinò alla domestica proveniente da chissà quale paese dell'Asia Minore di prenderle il Grimorio ed ella corse velocemente verso la nostra villa.

"Perché mai qualcuno vorrebbe uccidere Roxanne, era una delle streghe più buone conosciute alla Francia."

Roxanne De la Court era stata la guaritrice di numerosi nobili e per anni essi si erano solo affidati alle cure preziose della strega dagli occhi verdi come smeraldi.

"Non lo so, ma chèrie, so solo che emana un olezzo deterrente. Come d'altronde lo faceva anche in vita..." nonna Amèlie ridacchiò giuliva e mi parve, per un momento, di vedere i suoi tratti (ancora molto delicati e femminili) ringiovanirsi di anni.

"Non dovremmo avvertire la Congrega?" chiesi, avvicinandomi al cadavere.

Mia nonna prese dalle grandi maniche del vestito nero un ventaglio dello stesso colore e lo usò per farsi aria e allontanare l'odore acre della morte.

"Ah, la Congrega ha occhi dappertutto, mi stupirei se non fosse già venuta a saperlo, Margot." Sbottò con rabbia contenuta.

"Quindi cosa dovremmo fare, grand-mère?" Quando arrivai al suo fianco potei notare con orrore i tratti deformati dal fuoco e dal terrore della strega. Giaceva in una posizione strana, le braccia evidentemente erano state rotte perché il gomito si piegava innaturalmente verso l'interno e le ginocchia facevano altrettanto.

Sembrava essere stata posizionata così di proposito, quasi come ad indicare un indizio. Come se l'assassino avesse voluto firmarsi.

"Ma petite, sapresti dirmi a che ora è morta questa poveretta?" La domanda di Nonna Amèlie aveva un suono come di malizia e intesi subito che lei sapeva più di quanto non voleva far vedere. Mi stava chiedendo di evocare Coroman, quasi come una sfida.

Non mi feci problemi, d'altronde avevo superato da anni le difficoltà nell'evocazioni, anzi forse non ne avevo mai avute.

Rivolsi le mani al cielo e dentro di me ripetevo la nenia nella lingua strana che da sempre avevo imparato. Ormai era parte di me.

Sentii il calore del fuoco invadermi le vene, il cuore pulsava più forte, pompava sangue nelle tempie, un sangue bollente che sembrava volesse corrodermi i vasi sanguigni.

Sotto di me si formò il pentacono per l'evocazione, che s'infiammò anch'esso.

Pretesi di non aver paura del fuoco che mi circondava, nonostante tutte noi streghe fossimo molto vulnerabili al suddetto.

Il calore sempre crescente iniziava a generare un vento scottante che mi sferzava il volto e mi sciolse la treccia che con cura le domestiche mi avevano fatto quella mattina.

Aprii gli occhi quando capii che il calore era diventato insopportabile.

"Io chiedo la tua presenza, Coroman. Tre volte chiedo la tua presenza. Tre volte la richiedo. Tre volte chiedo la tua presenza!" Gridai rilasciando tutto il calore che avevo accumolato. Da esso partì una lingua di fuoco che andò poi a formarsi in una figura umanoide, dai tratti androgini. Aveva una folta chioma del color del Sole, gli occhi neri e profonfi come l'inferno e il corpo fatto di lava che in alcuni tratti (quelli più freddi) si era solidificata in roccia. Tesi le mani verso di lui e con una delicatezza che mai qualcuno avrebbe accostato ad un essere alto quasi due metri le afferò.

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