Vuoti e Mancanze

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La porta d'ingresso lo spaventava un po'.
Era fermo sul pianerottolo da circa venti minuti, non trovando il coraggio di entrare.
Le chiavi tremavano nelle sue mani.
Oggi sarebbero stati sei anni, ed è voluto tornare nel loro appartamento, in realtà per nessun motivo. L'ha fatto e basta.

Di solito non era Harry quello impulsivo nella coppia, solitamente ci rimuginava sempre su prima di fare qualcosa. Un sorriso tirato e malinconico si fece spazio sul suo volto, perché cavolo, è riuscito addirittura a fare suoi i difetti dell'altro ragazzo.
Che imbecille innamorato.

Prese un respiro profondo.
Ce la poteva fare, ormai era la.
Infilò la chiave nella toppa della porta, facendola girare due volte.
Casa.

Mise piede nell'ingresso e un familiare profumo lo assalì completamente. Fece qualche passo verso il salone, lasciando la sua giacca sull'attaccapanni. Lentamente, si sedette sul divano al centro della stanza, posizionato davanti alla televisione. Chiuse gli occhi, e tutti i momenti passati in quella stanza gli passarono davanti agli occhi.
Le serate davanti ad un film, i momenti di passione, i sonnellini accoccolati sotto ad una coperta, le sfuriate, le dichiarazioni d'amore.
Una piccola lacrima bagnò il suo viso, che si affrettò ad asciugare con la mano.

Si alzò, dirigendosi verso il piano di sopra, superando la cucina. Lo sapeva che non doveva farlo, lo sapeva bene, ma è stato più forte di lui, era come se le sue gambe si muovessero da sole.
Si ritrovò davanti alla porta della loro camera.
Prese coraggio.
Aprì la porta.
Cazzo, non credeva che avrebbe fatto così male.
Il grande letto matrimoniale coperto da candide lenzuola era esattamente come lo ricordava. Si sedette su di esso guardandosi intorno.
La luce filtrava dalla finestra, illuminando la stanza. Camera loro era ancora tappezzata di foto.
L'enorme bacheca di sughero era ancora lì,  attaccata alla parete destra della camera.
Quella bacheca è molto importante per lui. È ricoperta da foto, bigliettini sdolcinati che uno metteva di nascosto nelle tasche dell'altro prima di un concerto, i braccialetti del festival di Leeds, attaccati la sopra perché troppo importanti per buttarli via, biglietti di concerti a cui sono stati insieme. I primi schizzi di disegni complementari, che raccontano la loro storia, che sarebbero poi diventati tatuaggi, perché loro due potevano comunicare solo in questo modo, attraverso l'inchiostro sulla loro pelle, in modo tale da rimanere incisi l'uno sull'altro, per sempre. Le prime foto scattate insieme, quando ancora erano dei bambini, ignari di quello che avrebbero dovuto affrontare, per arrivare alle ultime foto, risalenti quasi ad un anno prima.
È assolutamente scontato dire che lo assalì un pianto disperato, uno di quelli con i singhiozzi, che non riesce a farti respirare correttamente.
"Torna da me" pensò.
Ma sapeva che questo non era possibile.

Il suo cuore era già completamente in mille pezzi, ma lui masochista com'è, non ne ha mai abbastanza, e decide di sporgersi a leggere alcuni dei biglietti che si scambiarono anni prima, poco prima di salire sul palco.

"Amore, lo so che sei nervoso perché non ti senti molto bene, quindi ti prego, le note alte, se non ci arrivi, non le prendere. Ci sono io che ti aiuto. Non farti prendere dall'ansia che tutti ti amano, indipendentemente da quante note alte raggiungi. Specialmente io.
Spacchiamo tutto piccolo, ti amo infinitamente.
Il tuo stupido e innamoratissimo L.
P.S. Sei bellissimo con quella bandana"

"Lou, lo so che sei arrabbiato con me e non vuoi parlarmi né perdonarmi, ma non riesco a salire sul palco in queste condizioni, quindi ti prego scusami, sono stato uno sciocco ad ingelosirmi in quel modo e quindi provarci con quella ragazza solo per infastidirti. Nessuno è come te, per me esisti solo tu. Ti sceglierò sempre, nonostante tutto e tutti, sempre noi due.
Giuro che quando torniamo a casa ti cucino qualcosa per farmi perdonare.
Scusami ancora, ti amo per sempre. H xx"

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