PROLOGO

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Da quando ho 8 anni, la mia vita è solo un sissignore! Mi hanno insegnato a non essere debole, a non farmi intimidire da nessuno e a difendere me e gli altri.

<< MUOVETEVI BANDA DI SMIDOLLATI!! 20 KM DI MARCIA ZAVORRATA!>>

<<SISSIGNORE!>>

Non so perchè ho scelto la vita militare, credo sia scattato qualcosa in me quando a 6 anni ho visto mia madre per terra, mentre veniva picchiata da uno scippatore. Lei era inerme, non sapeva cosa fare e qualunque sua mossa era completamente inutile. Ero soltanto una bambina, non potevo fare nulla, ma guardavo mia madre e vedevo soltanto una cosa: debolezza. Così nella mia testa iniziarono a partirmi certe idee, che non bisogna essere deboli, si deve avere il controllo su tutto, bisogna difendersi. Da quel giorno mia madre cadde in una profonda depressione, non voleva più uscire di casa, non si faceva nemmeno toccare da mio padre per un semplice abbraccio, altrimenti le partivano le crisi. Tutto questo portò ovviamente a continue liti in casa, mio padre per non vederla faceva doppi turni al lavoro e lei non si degnava nemmeno ad alzarsi dal letto per prepararmi la colazione, o a darmi qualsiasi attenzione che una bambina di 6 anni vorrebbe ricevere dalla propria madre. Mio padre si prese cura di me per i successivi due anni, mi lavava, mi vestiva, era sempre presente per tutto. Un giorno tornai a casa con lui dopo una passeggiata al parco, trovammo mia madre in una pozza di sangue. Aveva pensato bene di tagliarsi le vene proprio all'entrata, così che la vedessimo meglio. Non ho pianto durante il funerale, ero furiosa...furiosa perchè non ha saputo reagire, furiosa perchè non ha più voluto bene nè a me nè a mio padre pensando solo a se stessa, furiosa perchè con la sua morte ha messo mio padre nei debiti. 

Circa due settimane dopo il funerale ero ferma ad un chioschetto con mia zia, perchè mio padre ormai lavorava anche la notte per mantenermi, e davanti a me vicino al bancone c'erano due ragazzini di circa 15-16 anni, con una bella divisa, petto fiero, sicuri di sè, sguardo già autoritario e senza paura. Ero estasiata, era tutto quello che cercavo. 

<<Zia, cosa sono quelle divise?>> chiesi a bruciapelo.

Mia zia li guardò un attimo, finì di deglutire il suo hamburger e mi disse:

<<Divise militari, fanno parte dell'accademia che c'è in città>>

<<Mi ci porti? Per favoooore>> chiesi con gli occhietti da cucciolo bastonato. Bastava poco per convincerla, due occhi in pena e una storia strappalacrime ed era tutto un brodo di giuggiole.

<<Cosa te ne fai se tanto non ci avrai mai a che fare? Andrai in una scuola per signorine e poi in un ottimo college>> rispose acida

Quella risposta mi fece infuriare per la prima volta, tanto che le risposi

<<Non sarai di certo tu a decidere cosa farò nella mia vita. Voglio andare a casa>> risposi atona, lasciando mezzo hamburger nel piatto.

Da quel giorno non ho più voluto avere a che fare con lei, e  chiesi a mio padre di iscrivermi a quell'accademia, potevo vivere lì e lui si alleggeriva col lavoro e i turni, la retta veniva pagata dalla borsa di studio, volevo soprattutto aiutarlo. All'inizio non voleva, era su tutte le furie, ma più passavano i giorni più si convinceva anche lui, perchè non ce la faceva proprio più.

Ed eccomi qui, a 26 anni, fiera di far parte dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Ho svolto molte missioni, guadagnando rispetto e grado di sergente. Non pensate che tutto sia facile, i giubbotti antiproiettile fanno male al seno; durante l'addestramento nei boschi e nel deserto non hai possibilità di depilarti, lavarti i capelli e fare una semplice doccia. Ho visto molte persone morire nelle varie missioni, ho ferito e sono stata ferite più volte. Ma tutto questo non mi ha impedito di continuare.

Sono in procinto di partire con la mia squadra per l'allenamento quotidiano, quando il sergente maggiore in persona, mi si presenta davanti.

<<Sergente, venga a fare due passi con me>> mi chiede, sempre con il suo sguardo serio e autoritario.

<<Sissignore...>> rispondo perplessa. Percorriamo un breve tratto, quanto basta per allontanarci dagli altri, quando si toglie il basco e mi fissa dritto negli occhi.

<<Stpehanie, devo purtroppo dirle...che suo padre ha perso la vita in un incidente sul lavoro...>>

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Ciao ragazzi, questa è una nuova storia, spero venga apprezzata!

Come Un TuonoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora