𝓒𝓪𝓹𝓲𝓽𝓸𝓵𝓸 2 -𝓔𝓶𝓶𝓪- Il passato, la verità nascosta

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Emma era molto strana, portava sempre le felpe, in classe c'erano i termosifoni accessi e tutti, anche se fuori faceva freddo, stavano con la maglia a maniche corte, ma lei no.
James pensò che fosse una ragazza che non sopportava il freddo, ma la verità era un'altra. Emma non era la solita ragazza, era diversa, la pensava in modo diverso, si vestiva in modo diverso e per questo, molto spesso, veniva presa di mira dagli altri alunni della sua vecchia scuola. Il suo passato l'aveva segnata a vita, la sua famiglia era sua madre, Simona ed il suo gatto, Thom. Il padre di Emma era morto cinque anni prima per un cancro e lei, questa perdita, non era mai riuscita a superarla. Stava male tutti i giorni e, dopo la morte del padre, promise a se stessa di non affezionarsi più ad una persona ed era per quello che non permetteva a nessuno di esserle amico. Da cinque anni, la ragazza soffriva di depressione e autolesionismo, per questo motivo portava sempre le felpe, anche in estate. Nessuno lo sapeva, e lei non lo avrebbe mai rivelato a nessuno, era il suo segreto. Emma era stata obbligata a cambiare scuola perché la madre aveva perso il lavoro ed era riuscita a trovarlo solo in quella cittadina. La ragazza  fingeva sempre di stare bene, soprattutto quando era con la madre.
Non voleva darle un dispiacere o essere di peso, per questo, nascondeva sempre il suo dolore e la sua tristezza.
Simona, da quando era morto il marito, non aveva più parlato di lui e, ogni volta che qualcuno faceva domande, lei cambiava discorso.
Emma ci stava male, da una parte, avrebbe voluto parlarne, dall' altra, invece, preferiva il silenzio.
Erano passati cinque lunghi anni ma la ragazza si era fermata a quel momento; come se il mondo, per lei, si fosse bloccato in quell'istante, nell'istante in cui udii il fatidico rumore provenire dalla stanza d'ospedale del padre, Alessandro. I medici non seppero che dire, avevano aspettative diverse per lui. Era un uomo forte, che ormai combatteva da due anni contro il cancro, ma il suo avversario si fece sempre più forte ed ebbe la meglio, portandosi via Alessandro e, con lui, anche  un brandello di Emma e Simona.
Quel giorno non persero solo un marito ed un padre ma anche un po' di se stesse, come quando togli i pezzi da un puzzle, che prima era completo, e li butti; non potrai mai più completarlo di nuovo. La ragazza e la madre, infatti, non furono più le stesse di prima, quel giorno, cambiò per sempre le loro vite.
Emma, prima della morte del padre, era una ragazza solare, espansiva, socievole ed amava stare con le persone; ora sembrava un'altra persona. Aveva perso tutti i suoi amici, non usciva più di casa. Aveva creato uno scudo, una barriera tra lei ed il mondo esterno che la circondava; una sorta di auto protezione dal dolore che non voleva più provare. Non riusciva più a dormire, e quando lo faceva, aveva incubi e si svegliava durante la notte gridando.
Dove abitava prima, in un piccolo paesino, aveva un posto segreto tra gli alberi e le montagne, in mezzo alla natura che lei amava molto. Ci andava quando aveva bisogno di sfogarsi, non piangeva mai davanti alla madre ma in quel posto lo faceva spesso, piangeva e gridava. Ma ormai, le era rimasto solo il silenzio. Su un diario, che portava sempre con sé, scriveva frasi ma quella che scrisse il giorno prima di trasferirsi le rimase sempre in testa.
Quando tornò a casa da scuola, il lunedì, dopo aver finito di pranzare, andò in camera sua e prese il suo diario, non ci aveva più scritto, lesse l'ultima frase
<< È dura quando vorresti gridare ma, alla fine, resti in silenzio. Quel grido che rimane in te e rimbomba fino a far sparire tutto di te. A farti annullare completamente, fino a quando il silenzio diventi tu. >>
Era ciò che era successo a lei, il dolore che provava l'aveva, nel tempo, logorata dentro, lasciando in lei solo silenzio.
Martedì, Emma si preparò per andare a scuola, nel tragitto incontrò James che subito si avvicinò. Il ragazzo si tolse le cuffie e le mise nello zaino.
<<Ciao,come stai?>> chiese ad Emma.
<<Sto bene,te?>> sorrise.
Odiava mentire e fingere di stare bene ma ormai era abituata, pensava che era troppo difficile spiegare il motivo del perché stava male e nascondeva il suo dolore dietro ad un falso sorriso, nessuno lo aveva mai notato, nessuno tranne James.
<<Male, ma si va avanti comunque. Con me non devi fingere, ti si legge negli occhi che non stai bene, ma se non vuoi parlarne non importa. Se hai bisogno io ci sono per te.>> rispose il ragazzo.
Emma rimase paralizzata da quelle parole, le erano venuti i brividi e la pelle d'oca.
James cercò di abbracciare la ragazza, ma lei si allontanò ancora prima che lui potesse farlo.
Arrivati a scuola, la professoressa di italiano fece la verifica, che era stata rimandata il giorno prima.
Emma andava bene a scuola, fare i compiti e studiare la distraeva da tutto il resto. Durante la verifica, però, non riusciva a concentrarsi del tutto perché pensava a ciò che le aveva detto James.
Finita la verifica suonò la campanella dell'intervallo che risuonò dopo quindici minuti.
Arrivò in classe il professore di Scienze, non stava simpatico a nessuno, neanche ai suoi colleghi.
Avevano creato un soprannome per lui che usavano tutti, persino i bidelli. Ogni volta che entrava in classe, gli studenti, a bassa voce, dicevano << Ecco che arriva il Grinch>>. Era un soprannome un po' insolito ma si adattava perfettamente a quel professore.
Finite le lezioni, James ed Emma si incamminarono verso casa.
Il ragazzo cercava di conversare, <<Com'è andata la verifica di italiano? Io spero di aver preso almeno la sufficienza>> disse lui.
<<Bene, avevo studiato e non era complicata, nella mia vecchia scuola le facevamo molto più difficili>> rispose Emma.
<<Come mai hai cambiato scuola?>> chiese James.
<<Mia madre ha cambiato lavoro e siamo venute qui>> Emma sperava che il ragazzo non avesse più fatto domande, non le piacevano per niente e non voleva aprirsi con nessuno.
<<Ah, capisco. E tuo padre lavora qui?>> continuò James.
A quella domanda, Emma, non sapeva come rispondere, non aveva mai detto niente a nessuno.
<<Non sono affari tuoi!>> rispose la ragazza con molta freddezza.
James ci rimase male, non capiva il perché Emma gli avesse  risposto così, alla fine, non le aveva chiesto niente di strano.
<<Va bene, scusa. Oggi pomeriggio cosa fai?>> chiese il ragazzo.
<<Nulla perché?>> rispose lei.
<<Vuoi venire in un posto con me?>> James non aveva mai mostrato a nessuno il suo posto segreto ma Emma era diversa da tutti e, secondo lui, lei aveva bisogno di sfogarsi e stare tranquilla e pensava che quello fosse il posto perfetto.
<<Ci stai forse provando con me?>> disse Emma.
<<No,ma vorrei che tu venissi con me in un posto>> James diventò rosso dall'imbarazzo.
<<Va bene,alle 15.30 ci incontriamo qui,a dopo>>
Emma tornò a casa e James continuò il tragitto fino a casa.
Arrivato a casa sua, il ragazzo si stupì dal vedere la madre. Non volle parlarle, pensava che fosse inutile, la salutò e coccolò Rocky che era felicissimo di vedere il suo padrone.
Finito il pranzo, James si cambiò e mise il guinzaglio al cane.
Raggiunsero Emma, che fu felice di conoscere Rocky perché amava gli animali.
<<Vieni,il posto è di qua,ci mettiamo venti minuti a piedi>> disse James.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Mar 16, 2021 ⏰

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