Scusami se ci ho messo così tanto

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《Lo so che è una cosa venuta fuori all'improvviso e che non ti ho dato il tempo di prepararti. Lo so che potresti pensare che al mondo c'è di meglio là fuori per me. Ma io sono convinto: io sono innamorato di te, Mark, da ben prima che ci conoscessimo, ma soltanto recentemente l'ho compreso. Quindi voglio chiederti... Vorresti essere il mio ragazzo?》

Inspiro ed espiro. La mia confessione non era per nulla carente stavolta: ero riuscito a trasmettere chiaramente i miei sentimenti, senza ingarbugliarmi  tra una parola e l'altra, oppure biascicare, o farmi venire il singhiozzo mentre dico le fatidiche parole.

Sì, è successo. Sì, sono morto dall'imbarazzo il secondo dopo.

Mi rivolgo al mio ascoltatore per ricevere feedback e lo trovo lì, seduto sul letto, con una faccia incantata, come se stesse vivendo un sogno a occhi aperti. Sospiro: così non va bene.

Mi avvicino a lui e gli sventolo la mano davanti alla faccia per svegliarlo dalla trance:《Ehi, Austin? Austiiiiin... Terra chiama Austin!》

Al mio terzo richiamo, il moro si risveglia, scuote il capo come un cane che si vuole asciugare (anzi, una tigre per lui è il paragone più adatto) e si schiaffeggia la faccia per riprendersi.

Eh eh, siamo entrambi liceali ora, ma lui non perde mai un che di fanciullesco. Lui e Mark sono molto simili, sotto questa luce.

《Tranquillo, ci sono!》mi rassicura, le mani salde sulle rotule delle gambe, il busto inclinato in avanti.

《Quindi, che mi dici della mia confessione?》ripeto io, intrecciando le mie dita.

《Era perfetta. Davvero.》mi risponde, sorridendomi, per poi aggiungere (probabilmente ha notato che non appaio così convinto)《Dai, sai che quando mi incanto è segno che stai andando bene! Mark cadrà ai tuoi piedi, vedrai!》

Gli sorrido: ha ragione, devo smetterla di darmi per sconfitto ancora prima di cominciare! Mi sono esercitato un sacco con lui, posso farcela!

《Grazie, Austin. Allora passiamo ad altro.》gli rispondo e mi alzo, andando a frugare nel mio zaino.

Torno da lui con in mano una cravatta nella mano sinistra e un farfallino nella destra:《Qual è meglio da mettere su smoking?》

《Cravatta, indubbiamente.》

《Se è così, ti dispiace aiutarmi? Io...》biascico un po', imbarazzato, grattandomi la nuca《Non me la so mettere.》

Quello si porta la mano destra alla bocca per coprire la sua risata, riuscendoci in parte.

《D'accordo, allora avvicinati. 》mi invita e, come lo raggiungo, si alza dal letto e fa passare la seta dietro il mio collo, per poi mettersi a fare il nodo.

Sposto lo sguardo nello specchio alla mia sinistra: è una scena quasi domestica, con la moglie che sistema la cravatta al marito prima di uscire. Spero che un giorno io e Mark potremo fare lo stesso l'uno all'altro .

Dopo quella sosta sul vetro riflettente, i miei occhi si posano sulle mani del mio amico. Posso notare alcuni tagli sulle mani, probabilmente causati da piccoli incidenti in cucina. Tutto il tempo passato a sminuzzare verdure, pelare patate, muovere pentole gli avrebbe dovuto indurire le mani, eppure ogni volta che mi è capitato di tenerle, mi sembra di stringere del soffice Pan di Spagna.

È una sensazione... calorosa , direi.

《Ecco fatto, ora sei pronto!》mi risveglia con le sue parole e osservo il nodo della cravatta, nè troppo stretto, né allentato al punto tale da sciogliersi ad ogni momento.

《Sei diventato bravissimo!》lo congratulo, al che lui si strofina il naso per pavoneggiarsi leggermente:《Merito di tutte le lezioni che mi ha dato Axel!》

Come volevasi dimostrare, insomma: Axel si è sempre presentato in giacca e cravatta ad eventi formali, a differenza di noialtri che preferivamo il meno costringente farfallino. Soltanto lui poteva averlo insegnato ad Austin, che ormai è diventato come il suo secondo fratello minore, per insistenza soprattutto di Julia, che si è ormai stufata del suo fratellone angelo custode e ha bisogno di uno più tranquillo.

Chissà se Axel si è mai accorto che il mio amico ha avuto una cotta per lui per tutti gli anni delle medie...

Oh, beh, non ha più senso pensarci: ormai gli è passata, così mi ha detto.

《Manca poco al ballo.》mi fa notare Austin, lanciando un'occhiata furtiva all'orologio nella pancia di un maneki neko《Se vuoi arrivare in anticipo, ti conviene partire adesso.》

Mi mette le mani su entrambe le spalle e stringe la presa delicatamente :         《Andiamo?》

Gli stringo le mani e lascio che la tanto conosciuta sofficità pervada anche le mie mani:《Sì, andiamo.》

Mi conduce giù fino alla soglia di casa sua, dove ho parcheggiato la bici offerta in dono dall'Accademia Inazuma (decorata dall'immancabile fulmine in tinte giallo e blu), legata con lucchetto a un palo della luce.

Mentre la libero, mi rivolgo di nuovo al mio amico:《Sei proprio sicuro di non voler venire?》

Lui annuisce, e si mette a giocare con una ciocca di capelli, i quali ora consistono in una chioma fino alle spalle (cosa non ti fa passare del tempo insieme con Caleb).

《Te l'ho detto, 》mi ripete lentamente《è da un po' di tempo che io e mia madre non passiamo una serata insieme, così voglio recuperare il tempo perduto. 》

Non posso controbattergli nulla, lo so, e ammiro sinceramente l'affetto che corre nella famiglia Hobbes, però... Ecco, mi sentirei meglio con Austin al ballo.

《Lo so, è solo che... tu sei una fonte di coraggio per me. E, ora come ora, ho bisogno di un'immane dose di coraggio...》gli confesso, giocherellando con le falde dell'abito.

《Darren...》sospira, le guance un po' rosse《Sii forte. Non ci potrò sempre essere io a fare il tifo, lo sai, no?》

Sospiro a mia volta:《Lo so. Hai ragione. Devo farcela o non potrò mai crescere come persona!》

Stavolta sono davvero determinato: stasera muore il piccolo Darren impaurito e sulle sue ceneri sorge un Darren sicuro di sè!

《Ma... prima di andare...》inizio, ma poi termino di netto la frase, il tutto mentre il leggero sorriso sul viso dell'attaccante lascia spazio a uno sguardo confuso.

Ma quella confusione non è nulla in confronto a quello che si palesa nel momento in cui lo abbraccio: sento che prova a formulare qualche parola, ma si trasformano presto in un ammasso cacofonico di mugugni.

《Grazie di tutto.》gli dico《Non eri obbligato ad aiutarmi, ma l'hai fatto comunque. Non riuscirò mai a sdebitarmi del tutto.》

Dopo un attimo di esitazione, lui ricambia l'abbraccio: le sue braccia circondano la mia schiena, sento i nostri sterni che si toccano.

《Gli amici servono a questo, no?》replica lui un po' trafelato.

Interrompo quel contatto ravvicinato prima che uno o tutti e due muoriamo di imbarazzo.

《Mi sa che devo andare.》affermo, salendo in sella.

《Già. Salutami gli altri, mi raccomando.》

《Lo farò. E tu divertiti, stasera!》

《Lo farò. E in bocca al lupo!》

《Crepi!》e con quella parola chiudo la nostra conversazione, mi metto a pedalare e lo saluto con la mano, mentre lui si allontana dalla mia visuale, fino a divenire un puntino.

***

Durante il tragitto, però, la mia mente non fa che pensare ad Austin.

Mai avrei detto che saremmo diventati amici così affiatati durante quest'anno. Ci eravamo parlati pochissime volte quando eravamo entrambi parte dell'Inazuma Japan.

Cavolo, se ci penso, la conversazione più lunga che abbiamo tenuto stava per scoppiare in un litigio su chi tra Mark e Axel fosse il giocatore migliore.

Ed è successo per puro caso, peraltro, giusto perché una volta io ero rimasto solo nel campo ad esercitarmi nella parata.

Sarò pure il portiere di riserva della High Raimon, ma ciò non significa che possa agadiarmi sugli allori e impigrirmi! Non posso fare un torto del genere a Mark!

Comunque,  stavo dicendo, Austin mi ha trovato così un giorno mentre mi allenavo da solo. Si era avvicinato e mi aveva chiesto cosa facessi, decidendo di restare una volta saputo.

《Non mi piace l'idea di lasciarti solo ad allenarti: io resto qui con te, che ti piaccia o meno!》così aveva detto.

Alla fine, era diventata una routine per noi, e lo è ancora. Abbiamo scelto come "nostra" sede il campo al fiume. E così, incontro dopo l'altro, siamo diventati affiatatissimi, al punto da confessarci a vicenda i nostri segreti.

( La storia della mia cotta per Mark era uscita fuori in quel modo, per la cronaca. Al sentirlo, lui aveva solo sorriso sornione e detto "E quello tu lo consideri un segreto? Lo saprà tutto l'istituto fuoché l'interessato!")

Sollevo lo sguardo dalla strada davanti a me all'immenso edificio del mio nuovo liceo.

Non è così appariscente, con la sua struttura a ferro di cavallo e il tetto blu che è una volta a botte. Eccezion fatta per l'enorme stemma del fulmine sulla facciata frontale: si impone sul resto del paesaggio come un pugno in un occhio.

Ancora mi ricordo quando mi era arrivata la lettera d'ammissione,due anni fa, poche settimane prima della cerimonia del diploma. Ancora meglio ricordo la reazione di pura gioia da parte dei miei compagni della Fauxshore, la loro pura, incontenibile gioia. In merito ai miei trascorsi con la Raimon, ovvero aver salvato il mondo da un gruppo di orfani potenziati da un asteroide, mi era stato offerto di frequentare l'appena fondato liceo High Raimon.

Un liceo a specializzazione calcistica, ideato dal signor Raimon in persona, volto a creare i migliori talenti del nostro paese e il bello è che i membri della vecchia Raimon, della Raimon Eleven e dell'Inazuma Japan avevano l'occasione di entrare subito, saltando i test di ammissione per gli altri studenti.

Un diploma qui e ti è garantito un futuro assicurato nel mondo del calcio professionistico. Mentre tutti i miei amici delle medie, e i miei, per osmosi, erano entusiasti per il mio prospetto lavorativo, io avevo un solo pensiero in testa.

Avrei rivisto i miei amici dell'Inazuma, avrei rivisto Mark! Non potevo rifiutare!

Non che non mi manchi Fukuoka: anzi, chiamo casa una volta a settimana.

Ovviamente, non c'eravamo proprio  tutti: Hurley era già all'ultimo anno di liceo e comunque troppo affezionato a Okinawa con il suo mare per abbandonarli, lo stesso si poteva dire per Thor.

Victoria era già stata ammessa in una scuola prestigiosa, in quanto figlia dell'ex primo ministro. Suzette era rimasta a Osaka: troppo legata anche lei alle sue amiche per andare a vivere in un'altra città.

Erik e Bobby sono in America, il perchè si spiega da solo. Altrettanto vale per l'assenza di Willy.

Xavier era rimasto nella sua città: doveva rimanere vicino alle industrie Schiller, essendone il futuro proprietario. E, naturalmente, dove va Xavier, va anche Jordan.

Archer aveva rifiutato: il calcio gli piaceva, ma non lo vedeva come suo futuro, che probabilmente sarà il ristorante cinese del signor Hillman . Caleb e David erano andati al liceo che la Royal aveva loro raccomandato.

Tra l’altro, l'amicizia di quei due è ancora un mistero per tutti, Jude compreso: li ho lasciati dopo il FFI che si sopportavano a malapena, e li ho ritrovati alle superiori che avevano sviluppato questa inspiegabile affinità. Certo, forse chiamarla amicizia è un po' troppo, perché i due continuano a lanciarsi frecciatine, però  è anche vero che riescono  a capire al volo quando l'altro non è in vena di scherzi. E poi sono riusciti a perfezionare insieme il Calcio Gemello, che richiede una totale sincronia dei due giocatori, quindi... boh.

Tuttavia, tutti gli altri erano presenti e il solo pensiero di tornare in loro  compagnia mi elettrizzava. Fortuna voleva  che capitassi nella stessa classe di Jack, Tod e Scott e posso garantire che è stato un primo anno magnifico, tranne per gli scherzi del nanerottolo.

Poi, durante il mio secondo anno è arrivato anche Austin e ora eccomi qua. Ora sto divagando, però.

Parcheggio la bici nella rastrelliera, saluto il signor Veteran ed entro attraverso il portone principale. Il corridoio mi si presenta tutto adornato di festoni e striscioni scritti in alfabeto occidentale.

La scritta "PROM" in caratteri cubitali violacei risalta quasi violentemente sullo sfondo bianco dello striscione, ma probabilmente è voluto.

Ammetto che inizialmente ero un po' stranito all'idea di questo gala elegante per studenti: il mio unico contatto con quell'aspetto della cultura americana erano i film rosa esteri sottotitolati. Inoltre , la componente di "ballo di fine anno", o inizio in altri casi, non coincideva molto con l'evidenza che siamo a settembre, al contempo in ritardo e in anticipo.

Alla fine comunque, come ho riflettutto sul versante di possibilità amorose, e come Austin elaborava il nostro piano e mi spronava a seguirlo, ho finito per apprezzarlo. E poi, è doveroso riconoscere il lavoro e lo sforzo di Silvia e delle altre ragazze.

Sono arrivato davanti alla palestra, rinnovata a sala da ballo. Prendo un lungo respiro, mi scrocchio le dite e liscio le falde dell'abito. È arrivata l'ora del giudizio.

***

La sala è piena zeppa, ovviamente, ma i primi visi che vedo non sono quelli dei miei vecchi amici, ma solo primini entrati via test d'ammissione.

Facendomi strada tra uno studente di qua e una studentessa di là, riesco a intravedere una faccia familiare, altamente apprezzata, peraltro.

《Hurley!》esclamo e mi fiondo da lui, cingendolo in un abbraccio.

《Darren, ehi!》contraccambia lui, scompigliandomi i capelli《Come butta, fratello? Non ci si vede da un'eternità!》

《Non dirlo a me! Quasi quasi temevo che l'università ti avesse incatenato a un banco! 》scherzo io, al che lui risponde:《Figuriamoci: un vero uomo di mare è legato per l'eternità soltanto all'oceano e null'altro!》

Cavoli, Hurley mi è mancato da morire: averlo attorno è l'equivalente di inalare direttamente endorfine, sprizza allegria da tutti i pori.

《Sono così felice che sei riuscito a venire! Allora, come sta andando il secondo anno di università? Nulla di troppo soporifero, spero.》attacco a parlare, così euforico che accantono momentaneamente la ricerca dell'uomo dei miei sogni.

《Non potevo non venire, soprattutto considerando che Silvia ha interceduto perché noi esterni  potessimo riunirci alla combriccola. Guarda, per l'occasione mi sono pure tirato a lucido, e tu lo sai quanto ODIO vestirmi elegante.》

Non completamente vero: indossa sì un abito da sera, ma non ha fatto nulla per domare quei capelli disordinati e i suoi occhialini sono al posto di sempre.

Il vero uomo di mare sta giusto per riprendere a parlare, quando una terza voce ci raggiunge:《Mi stavo appunto chiedendo come mai la voce di Hurley si fosse fatta più squillante... Ed ecco la risposta.》

È Archer, che si avvicina a noi da dietro il bancone del buffet.

《Archer! Ci sei anche tu!》lo saluto《Ma che ci fai dall'altra parte del bancone?》

《Ho pensato che alle ragazze potesse servire una mano a servire i rinfreschi agli invitati, così eccomi qui.》

Passiamo un po' di tempo in chiacchiere triviali, prima che mi ricordi della promessa fatta ad Austin:《Ah, quasi mi scordavo: vi saluta Austin.》

《Perché, non è potuto venire?》chiede Hurley《La tavola calda è piena di clienti fino a scoppiare?》

《No, voleva semplicemente passare del tempo con sua madre, così è rimasto a casa. 》spiego io, al che l'altro:《E come fai tu a saperlo?》

《Ero a casa sua fino a tre quarti d'ora fa. 》

《Per cosa?》domandano entrambi all'unisono.

《Per un piccolo progetto. Anzi, già che ci siamo,》dico, pronto a tornare sulle orme del piano《avete per caso visto Mark? Devo dirgli una cosa.》

Il surfista indica con la mano la nostra sinistra:《Sì, dovrebbe essere più o meno da quelle parti...》

《Ricevuto. Grazie infinite!》dico loro con un leggero inchino e affretto il passo verso quella direzione, salutando i due.

Torno a muovermi nella folla, ma stavolta incontro qualche altro viso conosciuto: Suzette, Victoria, Nelly, Shawn, Jack, Tod, Camellia... e scambio con tutti cenni di saluto.

Poi, ad un certo punto, riconosco a colpo d'occhio la fascia arancione della mia cotta. Seguo i suoi movimenti con lo sguardo e mi accorgo che si richiude dietro una delle porte di evacuazione.

Mi dirigo subito in quel punto, ma, prima che riesca anche solo a toccare la maniglia, un'altra voce mi blocca:《Ehi, Darren, dove stai andando? Guarda che la festa è da questa parte!》

È Xavier. Si avvicina con entrambe le mani in tasca, prima di arrivare a pochi centimetri da me: solo allora leva quella sinistra dalla tasca e mi saluta in maniera convenzionale.

《O-oh, ciao, Xavier. Sono felice di rivederti!》riesco a pronunciare, cercando di presentarmi il meno sospetto possibile.

《E io di rivedere te.》mi fa lui《Ma, detto questo, perché stai cercando di sgattaiolare fuori dalla sala?》

《Io? Sgattaiolare via? Ma che vai a pensare!》cerco di difendermi, sforzandomi al meglio delle mie capacità di dissimulare《E che ho bisogno di una ventata d'aria fresca, tutto qui! Sai che non mi trovo a mio agio in ambienti affollati...》

《No, in realtà questa è la prima volta che ti sento menzionare questo problema. E dire che siamo stati insieme ad altre feste affollate prima d'oggi...》replica il rosso, con un occhio chiuso e l'altro aperto.

Maledizione, mi sta addosso! Devo trovare un modo di divergere la sua attenzione da qualche altra parte!

《No, vedi, è che...》inizio a dire, ma poi mi viene l'illuminazione《Oh cielo, ma quello non è Jordan?!》

《Jordan?! Che gli è successo?!》fa Xavier, il suo viso imperturbato trasformato in una smorfia di preoccupazione.

《N-non ne sono certo, ma l'ho indubbiamente visto mentre si piegava in due su se stesso e cadeva a terra.》gli rifilo come bugia, al che lui, scuotendomi le spalle:《Dove l'hai visto?!》

《Da quella parte lì.》rispondo, indicando una direzione a caso e il mio disturbatore scappa gridando frasi tipo "Resisti, Jordan, sto arrivando!" .

Come la minaccia si defila all'orizzonte, dico tra me e me:《Quanto ancora ci metteranno prima di capire che hanno entrambi una cotta stratosferica l'uno per l'altro?》e poi esco dalla porta anti-incendio.

(Accendiamo un cero per la povera Isabelle, che deve sopportare i suoi due migliori amici che le cantano i loro problemi d'amore, ma non si decidono a fare il primo passo.)

***

Una leggera brezza mi accoglie dopo essermi lasciato la sala dietro le spalle. Sono nel giardino dell'edificio. Tendo l'orecchio per captare ogni singolo suono e riconosco in lontananza la voce di Mark, per quanto non riesca a distinguere le parole.

Mi metto alla ricerca della fonte di provenienza e la trovo abbastanza in fretta: Mark è, letteralmente dietro l'angolo del muro alla mia destra, lì dove i platani si fanno più fitti.

Non è solo, però. C'è un'altra persona con lui. E la voce non lascia spazio a dubbi.

《Dai, Mark, così mi fai il solletico!》

È Axel , ma non capisco perché Mark gli starebbe facendo il solletico.

《Scusa, scusa, non ho saputo resistere.》gli risponde lui, la sua voce piacevole come il tintinnio di campanellini.

Quello scambio di battute così ambiguo attira la mia curiosità, così sporgo il mio viso oltre il muro ed è allora che li vedo. Axel e Mark si stanno baciando.

Dovrei probabilmente urlare, o iniziare a piangere, o scappare, o tutte e tre le cose . Ma non lo faccio. Rimango lì, fermo e inebetito, e constato una curiosa evidenza: non sento nulla. La vista della mia cotta che bacia un altro non provoca in me nessuna reazione.

Né rabbia, nè disperazione, nè gelosia. C'è solo il vuoto. E so che non è un brutto segno, ma rimane comunque un fatto... assurdo, no?

Non emetto alcun suono, ma non mi sposto neanche per lasciare ai due la loro privacy e così finiscono per accorgersi di me.

A occhi sgranati, si separano istantaneamente e Axel, ancor prima di Mark, mi si avvicina.

《Darren, ascolta...》inizia a dire, non sapendo da che parte puntare lo sguardo, le sue mani sulle mie spalle, da cui non le scosto《Non negherò la verità: io e Mark stiamo insieme. E... mi dispiace se non ti abbiamo mai detto nulla prima.》

Ancora, normalmente uno dovrebbe reagire in un qualche modo, con un'emozione tra la vasta gamma che possediamo, ma io no: è come se il mio corpo fosse congelato nel tempo, l'unica sensazione presente è quella del nulla totale.

È Mark a prendere per secondo la parola, ma si limita a sventolarmi il palmo della mano davanti al viso, chiedendo ripetutamente:《Darren, tutto okay?》

Riesco finalmente a muovermi e per prima cosa annuisco. Il prossimo passo sarebbe spiccicare parola, ma vengo bloccato da un rumore concitato di passi.

Ci voltiamo tutti e tre all'unisono: all'angolo del muro sono comparsi i nostri amici e compagni di squadra dalle medie e soltanto loro.

È Xavier a rompere il silenzio:《Scusami Mark, so che avrei dovuto fermarlo, ma mi ha raggirato facendomi credere che Jordan si era sentito male!》

《Non c'è bisogno che ti scusi, tranquillo.》lo rassicura la mia cotta (ma lo posso ancora considerare tale?)

Poi, sempre lui fa un cenno perentorio ai nostri amici di lasciare intervenire lui, invece che prendere loro la situazione in mano; e così, accorcia la distanza tra di noi, inspira ed espira due volte e inizia a parlare.

《Darren... So che sei innamorato di me. Strano, vero? Di solito faccio solo disastri nelle questioni di cuore. 》mi dice, cercando di smorzare l'atmosfera di piombo che ci circonda, le sue mani in fremito《Però, sapevo che tu eri innamorato di me, perché... Beh, non sei mai stato bravo a nasconderlo, ecco. E sì, lo so, te l'avrei dovuto dire, ma non riuscivo a trovare il modo corretto con cui dirti che per me sei... per me sei... come un fratellino, ecco!》

Di norma, nei manga, frasi del genere dovrebbero frantumarti il cuore in centinaia di centinaia di cocci, ma il mio cuore è del tutto indifferente, procede nel suo pulsare come se non stesse accadendo nulla.

Il capitano continua comunque a parlare, spiegando di come si è innamorato di Axel, poi ripete di nuovo le sue scuse, ma ormai non sto più ascoltando.

Così, stufo di quella situazione, lo interrompo:《Mark, posso parlare?》

《Uh? Oh, sì, certo, nessun problema.》mi fa lui.

In realtà, non dico proprio nulla: gli prendo invece la mano e la spingo sul mio petto. Axel assume un'espressione confusa; lo stesso si può dire per Mark, solo che a lui si aggiunge il colorito rosso dell'imbarazzo; e non ho certo bisogno di vedere in faccia gli altri nostri amici per sapere che anche per loro è così.

《Senti il battito del mio cuore?》dico infine《È normale, se noti. Nessun batticuore provocato da un possibile innamoramento. La verità è che non ha reagito neanche quando vi ho visto baciarvi.》

L'imbarazzo di un secondo prima lascia il posto alla confusione assoluta:《Quindi io non ti piaccio?》

Lascio la presa sulla mano:《Apparentemente, sì.》e poi mi appoggio al muro, producendo un piccolo riso stentato《Cavolo, e dire che mi ero esercitato fino allo sfinimento per questo giorno! Austin sarà imbestialito quando saprà che si è dovuto sorbire tutti i miei tentativi mediocri di confessione!》

《Austin...?》domanda Axel, il suo sopracciglio alzato.

《Già, si è offerto di aiutarmi e abbiamo passato praticamente un mese a perfezionare la mia confessione per questo giorno.》rispondo, il mio petto che si scalda leggermente al ripensarci《Mi è rimasto accanto tutto il tempo facendo il tifo e, conoscendomi, credetemi, è stato molto più paziente di quanto sarei stato io al suo posto》

Mi fermo. C'è qualcosa di strano: il tepore che ho provato quando ho iniziato a parlare è aumentato, come se qualcuno stesse aumentando il livello della fiamma del fornello.

《Darren, sei rosso.》nota Celia, premurosa come sempre《Ti senti bene?》

Davvero? Ma perché? Sto solo ricordando tutti i bei momenti passati con Austin, perché-

Oh no. Oh no. Oddio. OH. MIO. DIO! 

《AUSTIN!》urlo, facendo prendere un colpo a tutti gli altri.

Ora così tanti dei miei comportamenti negli ultimi mesi hanno senso! Come quando diventavo nervoso perché le nostre dita si erano sfiorate. Come quando una volta ai nostri allenamenti, lui aveva sollevato la maglietta per ripulirsi il sudore, lasciando il torso scoperto, e io ero rimasto incantato a guardarlo, per poi distogliere in fretta il volto, appena i nostri sguardi si sono incrociati. Come quando mi ritrovavo sempre a girare nelle strade dei clienti usuali della tavola calda, giusto per incrociarlo. Come quando gli offrivo passaggi sulla bici della scuola per aiutarlo nelle consegne e prendevo di mia sponte le strade più ripide ad alta velocità perché lui si aggrappasse a me.

《Sono innamorato di Austin!》praticamente strillo, per poi ripiegarmi su me stesso, le mani nei capelli, il mio respiro affannoso a livelli estremi, neanche fossi tornato alla partita contro la Genesis.

《Darren, calmati!》cerca di riscuotermi Silvia《Fai dei respiri profondi! Così, guarda: inspira e-》

《Come faccio a stare calmo?!》strillo, con un timbro di voce che inizia a fare male alle corde vocali《Mi sono innamorato della persona che mi ha aiutato a confessarmi a un altro che ho appena scoperto di non amare veramente!》

Eppure, in giusto cinque secondi le montagne russe dei miei sentimenti iniziano a diminuire in velocità e replico sconsolato:《Non posso neanche dirgli la verità perché penserebbe che l'abbia preso in giro per tutto questo tempo... Senza contare che non ricambierà mai.》e aggiungo, piantandomi il palmo della mano in faccia《Sono proprio un idiota, eh?》

A replicare è il completo silenzio dei miei compagni, il che è sospetto: conoscendoli, qualcuno senza dubbio sarebbe venuto a consolarmi o tentare di convincermi del contrario, invano, disfattista come sono . Invece no, neanche un filo di voce.

Alzo lo sguardo e la prima cosa che noto è Mark, confuso tanto quanto me. Poi ci sono gli altri, tutti quanti che guardano o a terra, o verso il cielo o le propria dita... Insomma, da ogni parte fuorché dove sono io.

In particolare, Scott è il più agitato tra tutti perchè sembra stare letteralmente vibrando come un trapano sulla strada. È preoccupante.

《Scott, ti senti bene?》gli chiedo e lui mi guarda con tanto d'occhi, coprendosi la bocca con le mani《N-non dirmi che devi vomitare!》

Non mi risponde nemmeno con un cenno del capo. Non è uno scherzo, vero? No, sembra sinceramente scosso e, nel rischio...

《Dai, ti accompagno in bagno per fartelo sputare fuori...》dico, lo prendo per il polso e inizio a guidarlo verso la toilette, sotto lo sguardo tesissimo dei miei compagni.

Neanche abbiamo fatto dieci passi, però, che il diavoletto vomita il rospo:《Non ce la faccio più! Austin è innamorato di te, ecco, l'ho detto!》

Cosa? Aspetta, cosa? Eh? Ma quando- dove- perché- EEEEEEH?! 

《SCOTT!》gridano all'unanimità i nostri amici, tranne Mark, che, anche solo dall'espressione, riesco a capire che si sente un pesce fuor d'acqua.

《Ti sei forse scordato che gli avevamo promesso di stare zitti?!》gli urla in faccia Kevin, al che l'altro:《Lo so, non sono cretino come te! Ma magari così riusciamo a sistemare questa storia, che è andata avanti anche fin troppo!》

Prima che Kevin possa mettersi a rincorrere il diavoletto per l'insulto, mi intrometto:《In... in che senso... Austin è innamorato di me?》

Axel sospira e si fa avanti, mettendo a tacere i due litiganti con un gesto della mano:《È così, Darren. Austin è innamorato di te. Da tre mesi a questa parte, più o meno.》

Sembra una bugia. Sembra troppo bello per essere vero, ma alcuni eventi ora si spiegano meglio.

Come quando arrossiva perchè le nostre mani si erano sfiorate. Come quando era diventato tutto rosso quella volta che era comparso a scuola con il nuovo taglio e gli avevo detto "Stai benissimo". Come quando si addormentava serenamente sulla mia schiena durante i nostri giri in bici. Come quando quando appariva estesiato ai miei progressi tentativi di confessione. Come quando avevo distintamente sentito qualcosa indurirsi nelle parti basse  giusto oggi durante il nostro abbraccio.

Era... era davvero innamorato di me.

《Ma perché non mi ha detto nulla? Perché non mi ha chiesto di uscire? Ne ha avute a volontà di occasioni.》chiedo con un filo di voce.

Il viso di Axel si indurisce, come a dirmi "Lo sai benissimo il perché".

《Voleva che tu fossi felice con Mark. E no, non sapeva nulla di lui e me, prima che tu chieda.》mi spiega, col tono del professore scocciato che ripete all'alunno disattento《È fatto così, lo sai: sempre pronto a sacrificarsi per il bene degli altri.》

"Come quando cedeva goal" starà sicuramente pensando. Strano, perché io al suo posto penserei a quanto Darren Lachance sia un completo imbecille che ha rovinato tutto. TUTTO.

Cado a terra e nascondo la faccia tra le mani:《Sono un mostro, l'ho fatto soffrire per tutto questo tempo e non me ne sono nemmeno accorto...》

Sono ben peggio che un pessimo amico: sono un ladro e assassino di cuori. Un mostro che ha giocato, anche se non involontariamente, coi sentimenti di un altro.

《E ora cosa faccio? Cosa gli dirò domani? Come potrò guardarlo in faccia dopo tutto questo?》

《Dirglielo.》mi raggiunge una voce, lontana anni luce da me, indistinguibile.

《Ma mi odierà, mi odierà a morte!》replico, schermendomi da quel consiglio.

《E io ti odierò di più se non glielo dirai oggi stesso, sono stato chiaro?》

Finalmente, riesco a riconoscere chi è e sollevo lo sguardo dai palmi delle mani per guardare Archer in faccia. La sua espressione facciale non ammette "se" o "ma", lo sento, ma... ma non posso comunque farlo!

《Ehi, ehi, fratello, non c'è bisogno di disperare.》mi conforta Hurley, appena entrato nel mio campo visivo《Su, ora alzati e datti una sistemata, che sei un bel po' sporco!》

Senza neanche darmi il tempo di controbattere, mi tira su in piedi prendendomi per i polsi.

Giro lo sguardo per osservare i miei amici: c'è chi mi sta mostrando segni d'incoraggiamento, chi uno sguardo severo che esige risultati e chi è troppo imbarazzato per fissarmi negli occhi.

《Peggiorerò soltanto le cose tra di noi.》cerco di difendermi, usando l'ultima carta che mi resta da giocare.

Archer sbuffa in risposta:《E se così fosse? Tu hai fatto il danno, il minimo che puoi fare è pagarne le conseguenze.》

《E poi, magari invece si risolverà tutto per il meglio!》tenta di rassicurarmi Mark, stringendomi con un braccio solo le spalle.

Magari fosse così facile...

《Darren, ti prego ascolta: digli la verità, almeno per dargli un senso di chiusura.》

Axel pronuncia il mio nome: sul viso leggo la stessa espressione che assume quando è preoccupato per Julia. Non è un segreto che per il bomber di fuoco, sia come un secondo fratellino.

Cedo: non ho più scuse a cui aggrapparmi e comunque, so che i miei amici hanno ragione. Se voglio metterci una pietra sopra e sperare che, forse, un giorno saremo di nuovo amici, il primo passo è essere sincero.

《D'accordo, andrò. Glielo devo, avete ragione. Ci...》raccolgo tutto il mio coraggio come lo dico《vado subito!》

Non aspetto nessun commento, ma giro i tacchi e, come d'istinto, mi metto a correre. Dietro di me, sento gli altri, tra commenti appropriati e altri... molto meno (di Suzette e Caleb, ovvio).

In pochi secondi attraverso la sala da ballo, sotto gli sguardi perplessi degli studenti, e sono di nuovo al cancello. Monto in sella alla bici sotto la faccia esterefatta del signor Veteran e mi metto a pedalare neanche partecipassi a una gara. Mi ritrovo così di nuovo tra le strade di Inazuma.

***

In fretta e furia, arrivo a casa Hobbes. Lascio cadere incurante la bici sul vialetto, potendo solo pregare che qualcuno decida di non rubarmela. Suono il campanello, pigiando il pulsante.

Troppa forza. Oh no, penseranno che sia un venditore ambulante, vero? Oppure che sia uno dei soliti teppisti che vengono multati per disturbo della quiete pubblica, vero?

Sento la serratura che viene sbloccata: come in automatico, le mie mani si affrettano per riordinare i capelli e darmi almeno un'aria presentabile.

È la signora Hobbes ad aprire e non serve un genio per capire che è confusa.

《Darren? Come mai qui a quest'ora? Mio figlio mi aveva detto che eri al ballo...》

Il mio corpo sembra essersi fatto di pietra, ma ciò nonostante, faccio l'inchino di rito:《M-mi scu-scusi, signora Hobbes, m-ma devo parlare con suo figlio!》

No, no! È una richiesta troppo disperata, così la farò scappare dalla paura!

Lei non risponde e quando oso guardarla in faccia, noto che si sta mordendo l'indice sinistro, ponderando sul da farsi.

Sa tutto, vero? Dannazione, non può che essere così, altrimenti mi avrebbe risposto subito! Stupido, stupido, stupido, ovvio che lo sa, quei due sono affiatatissimi! Sicuro mi odierà a morte, però...

《La prego, è davvero, DAVVERO importante!》

Però devo tentare il tutto per tutto, anche se il mio corpo è tutto un fremito, anche se sento il mio stomaco contorcersi dal disagio della situazione!

《D'accordo. Va' pure. È nella sua stanza, ma immagino che tu conosca la strada.》risponde, un sorriso stanco sulle sue labbra.

Se è nella sua stanza, ciò significa... Ti prego, fa' che non sia come penso!

《Grazie mille, grazie infinite!》le dico, anche se probabilmente dovrei dire che sto urlando.

Lei si fa da parte per permettermi in entrare e io non me lo faccio dire due volte, togliendomi le scarpe e infilando le pantofole degli ospiti.

《Darren.》mi richiama poi la signora Hobbes, con tono gentile ma fermo nel suo comando, al che non posso fare altro che voltarmi, anche se già sulla rampa di scale.

Rimaniamo immobili a fissarci, le sue pupille bloccate sulle mie, per quella che appare un'eternità, finché lei non mi sorride e pronuncia le seguenti parole:《Io so che sei un bravo ragazzo e che non hai mai avuto l'intenzione di ferire il mio piccolo. Perciò... qualunque cosa succeda in quella stanza, voglio che tu sappia che non è colpa di nessuno, né sua né tua. Qualunque cosa accada, non ti odierò.》

Provo a controbattere per dire che invece SÌ che è colpa mia, visto che i segni ce li avevo davanti agli occhi, senza accorgermene, ma lei non me ne da il tempo.

Chiude la porta di casa e con le mani conserte davanti al bacino torna nel salotto, ricordandomi: 《Ora vai, sei qui per lui, dopotutto. 》

Come scompare dalla scena, mi metto a risalire le scale e in pochi secondi sono davanti la porta della sua stanza.

L'ansia inizia a martellare il mio cervello con bisbigli come "Non ce la faccio, non ce la faccio, come farò a dirgli faccia e faccia la verità!", ma la mia coscienza, invece, si impone con ordini come "Il minimo che puoi fare è dirgli la verità, dopo averlo torturato in questo modo!".

Alla fine, è la seconda corrente ad avere la meglio, complice il ricordo degli sguardi di Archer e della signora Hobbes, e busso alla porta.

Aspetto qualche istante. Non succede nulla.

Busso di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. E di nuovo. Continuo a bussare perché lui non mi risponde e forse non è nemmeno nella sua stanza, e forse non è nemmeno vivo, forse si è-

La porta si apre.

《Mamma, ti prego, ti avevo chiesto di lasciarmi so-》

Austin apre la porta, già in pigiama, un auricolare infilato nell'orecchio sinistro e l'altro che oscilla nel vuoto.

Soprattutto però, la realizzazione che ha pianto  mi colpisce e trapassa il cuore come un arpione sparato da un'imbarcazione: i suoi occhi sono ancora rossi, le gote anche.

Ed è tutta colpa mia! Congratulazioni, imbecille, l'hai fatto piangere! Ti ama, lo ami, però l'hai fatto piangere comunque! Stupido, stupido, stupido, STU-PI-DO!

《Darren, che ci fai qui? Qualcosa è andato storto al ballo?》domanda, la sua voce che mi giunge come uno spillo nelle orecchie.

Perché è così gentile? Perché è così generoso?! Gli ho spezzato il cuore! Mi dovrebbe odiare a morte!

Sento i miei dotti lacrimali cedere.

《Darren, ma tu stai piangendo!》

Oh, ma che bello, ora sto pure piangendo! Perfetto, così ora tutta la situazione sarà fraintendibile! Perché non ne faccio mai una giusta?!

《Mark ti ha per caso respinto?》prova a chiedere, con una premura che nemmeno Mark e il suo carattere solare riuscirebbero mai a eguagliare.

Provo a rispondere a parole, ma dalla bocca escono solo singhiozzi e mugugni informi. Bene, nemmeno a dare una risposta concisa per sollevargli su il morale sono capace!

Alla fine, accenno a un sì con la testa: è la verità, se non altro.

《Dai, entra.》mi invita, prendendomi il polso e portandomi nella sua stanza, un timido sorriso sulle labbra.

Ci sediamo sul suo letto e lui sposta la mano dal polso alla mia spalla destra. Sento di nuovo il calore che mi procura il suo tocco, solo che ora so il perché dietro di esso, ma non mi merito il suo amore.

《Allora, ti va di parlarne? 》

La sua faccia non lascia trasparire irritazione, solo conforto e sostegno. Vorrei così tanto poterlo abbracciare con tutta la forza di cui sono capace e sussurargli continuamente "Ti amo" all'orecchio, per fargli sapere che io sono qui per lui e nessun altro, ma sicuramente poi si sentirà preso in giro giustamente.

Riesco finalmente a formulare una frase di senso compiuto:《Mark... sta con Axel. Li ho scoperti mentre si baciavano nel cortile.》

Un'espressione dispiaciuta compare sul volto di Austin e la presa sulla sua spalla si fa più salda:《Mi dispiace. Io non ne sapevo niente, altrimenti te l'avrei detto, giuro.》

《Lo so, non c'è bisogno di dirmelo: non mi avresti mai lasciato consumarmi d'amore per una persona che non ricambia. È un segno di quanto t'importa di me.》dico sinceramente e con tutta la gratitudine di cui sono capace, al che in risposta il suo viso si fece un po' più rosso.

Come vedo quell'espressione, mi viene inevitabilmente da arrossire a mia volta: non è difficile vederlo imbarazzato, ma, ogni volta, rimango sempre sorpreso da quanto bene quell'espressione si sposi con la sua bellezza. Perché se Mark da imbarazzato sembra una bomba pronta ad esplodere, Austin invece si fa più, come posso dire, riservato. È tutto un altro spettacolo rispetto alla confidenza e l'esuberanza che mostra in campo, e a volte mi sento quasi onorato di essere uno dei pochi a vederlo in questa luce.

E nonostante tutto, ho continuato ad andare dietro a un altra persona che nemmeno mi ricambiava.

《Sono solo... seccato.》aggiungo, al che lui:《Perché seccato? È perché...》

Sembra ragionare un momento per cercare le parole giuste e poi esordisce:   《Senti, non è colpa tua se Mark non ti ricambia, non devi assolutamente pensarla così! Anzi, sai che ti dico? Peggio per lui!》

Parole troppo gentili, troppo generose, e io non ho fatto nulla per meritarmele.

《Austin, non è per Mark o per Axel, a questo proposito, che sono seccato. Sono seccato con me stesso perché mi sono messo a rincorrere una persona che nemmeno mi ricambia-》

《E io te l'ho detto, non è colpa tua o di come sei fatto, ma-》

《Austin, ti prego, lasciami finire. E soprattutto, dicevo, sono seccato perché alla fine, quando li ho visti, ho capito che non ero neanche  innamorato di Mark.》

Se le leggi della fisica lo permettessero, la mascella di Austin sarebbe a terra in questo momento:《Aspetta, cosa? Non eri innamorato di... Darren, ma ti senti bene?》

《Sorpreso, eh?》ridacchio amaramente io, sapendo che ormai non posso più tanto tirarla per le lunghe《Anche io lo ero: non ero nemmeno triste quando ho assistito al bacio. E poi, ho capito: in realtà ero innamorato di un altro per tutto questo tempo.》

《Di un altro...? Ma chi?》domanda confuso e io, terrorizzato, ma ricordandomi la promessa ad Axel, dico la verità e mi preparo all'impatto.

《Sei tu.》

Lentamente, le parole iniziano a farsi strada nella sua mente, a fare presa sul suo cervello e, probabilmente, gli mollano l'equivalente di un ceffone. Il suo viso mi mostra un'espressione completamente smarrita.

Prima che possa fare domande, continuo a parlare:《Il motivo per cui sono venuto qui adesso è uno solo: perché mi dispiace da morire, Austin.》

La mia voce si fa tremolante, la sua faccia un punto di domanda:《Mi dispiace, perchè so che tu eri innamorato di me-》

《Come fai a saperlo?!》esclama Austin, svegliandosi di colpo dal suo stupore e sbattendo entrambi i palmi delle mani sul materasso, la schiena curvata in avanti, verso di me.

《Me l'hanno detto i nostri amici.》

Lui si mette le mani dei capelli:《Maledetti, gli avevo detto di stare zitti!》

《Non prendertela con loro, l'hanno fatto per il tuo bene!》

Non ascolta le mie giustificazioni:《Ti hanno mandato qui, a casa mia, davanti a me, in lacrime, in che modo dovrebbe essere per il mio bene?!》

《Guarda che anche tu stavi piangendo prima che arrivassi, non credere che non me ne sia accorto!》

Si passa istintivamente le nocche sull'incavo dell'occhio:《E anche se fosse? Ti ricordo che ti ho aiutato a preparare la confessione, pensi davvero che non mi fossi preparato a ritrovarmi il cuore spezzato?》

《E TU pensi che mi avrebbe reso felice sapere che un mio amico ha sofferto a causa mia? Pensi che avrei scrollato le spalle dicendo qualcosa come "Colpa tua per essere stato zitto"? O peggio, pensi che avrei semplicemente accettato il tuo sacrificio?》

Stringo il tessuto dello smoking con una tale forza che tra un po' potrei involontariamente strapparlo:《Anzi, visto che ci siamo, puoi... puoi smetterla di essere così altruista?! Me l'avresti potuto dire!》

《Volevo che tu fossi felice e i miei sentimenti sarebbero stati solo un intralcio. Tanto, non avevo speranze fin dal principio: avevi perso la testa per Mark, non negarlo.》

Io vorrei tanto dire "Non è vero, ci avrei pensato, avrei dato una possibilità a te, a NOI !" ma è una bugia. Mark era il mio chiodo fisso, ma almeno posso dire la verità di adesso.

《Lo so. È colpa mia, ti avevo davanti tutto il tempo e non mi sono accorto dei segni-》

《Non è colpa tua, te l'ho già-》

《Lo è, Austin, ti prego, accetta le mie scuse e basta.》

Come si ammutolisce, riprendo a parlare:《Ma , ti giuro che adesso farei tutto il possibile, non c'è nulla che non darei per tornare indietro e rimediare al mio errore.》

Tra noi due cala il silenzio, l'unico rumore ad attraversare la stanza è il ticchettio delle lancette dell'orologio.

《E ora?》

Risollevo il mio sguardo dalle mie cosce al viso di Austin:《Uh?》

Lui prende una ciocca di capelli e li porta dietro l'orecchio destro:《Ora che mi hai chiesto scusa, ora che mi hai gettato addosso questa rivelazione... Che si fa?》

E io che mi illudevo che avessi concluso! Invece, a quanto pare, sono ancora in ballo.

《Scegli tu, io non ho voce in capitolo. Anzi, meglio, visto che finora sono stato io a imporre il mio volere, è doveroso che lasci a te questa decisione. Se vuoi che me ne vada, lo farò.》

Sono pronto ad accettare il rifiuto: intreccio le mie mani e aspetto il verdetto con un'ansia che già intende saltarmi addosso per divorarmi.

Fa una pausa prima di dire :《Quello che hai detto sul fatto che faresti di tutto per tornare indietro nel tempo... Eri sincero?》

Non era questa la frase che mi aspettavo. No, non lo era per niente e forse, forse, anche se ormai è una speranza fragile, magari...

《Sì, te lo giuro.》

Forse mi è andato il sangue il cervello, ma protendo la mia mano destra verso la sinistra di Austin e gliela poggio sopra.

Lui non la respinge, non la scaccia via con un gesto seccato, non la svincola nemmeno.

《Allora, resta. Ti prego.》dice soltanto, ogni parola che esce dalla sua bocca con la pesantezza di un macigno.

La sua mano si muove sotto la mia, la rivolta di verso e la stringe forte.

《Voglio che tu resti. Ti voglio qui con me. Voglio... voglio essere il tuo ragazzo, Darren, perché ti amo.》

Mi vuole. Mi vuole davvero. Non riesco a capire perché, avrebbe tutti i motivi del mondo per tagliare ogni ponte e invece.

Lo voglio anch'io. Prima c'era un'altra stella nella mia vita, ma ora non conta più. È Austin il mio sole, ora . E lo deve sapere.

《Ti amo anch’io. 》gli confermo e gli stringo leggermente la mano.

Lui continua a guardarmi, i suoi occhi fissi su un punto, mentre si mordicchia il labbro inferiore.

《Ehi, posso...》esordisce, ma poi si ferma titubante.

Non mi serve fare domande, so già cosa vuole: è lampante grazie al punto su cui aveva posato lo sguardo.

《Ti prego, baciami. 》acconsento, o forse è più corretto dire che supplico, in preda a sogni sfocati e avvolti in una patina tremolante di una fiammella.

È come se nel mio amico fosse appena stato sciolto un nodo grosso quanto tutto l'intenstino. Si avvicina a me a tentoni, finchè le sue labbra non collidono con le mie.

È casto, come bacio. Austin non sta neanche cercando di aprirsi la strada con la lingua, si accontenta di premere le sue soffici labbra sulle mie, occasionalmente muovendo qualche passo nella bocca.

Ciò nonostante, è come se il mio cervello avesse appena ricevuto un pacco esplosivo in faccia. Vedo il nero corvino, l'arancione della savana, il verde oliva che si mischiano in continuazione come se fossero stati appena gettati in una lavatrice.

Con entrambe le mani raggiungo la nuca e lo tiro avanti verso di me. Le mie dita si infilano tra i suoi capelli, con la stessa leggerezza di un palmo che passa sulle spighe privo dell'intenzione di piegarle.

Lui, per tutta risposta, mi cinge il busto con le sue braccia e, complice la forza di gravità, cadiamo entrambi distesi sul materasso del letto, io sotto di lui. Le nostre bocche si dividono quando ce ne accorgiamo.

È una posizione un po'... beh, un po'...  franteindibile, d'accordo?! Ecco, l'ho detto!

Rimaniamo in silenzio per l'eternità di cinque secondi, non un muscolo che si muove.I miei, in particolare, si sono fatti di marmo.

La mia voce alla fine esce fuori come uno squittio:《Vuoi... farlo?》

Alle prime, sembra non capire, ma, come la realizzazione lo colpisce, il suo viso si fa scarlatto:《N-no... Mia madre... I vicini... Sono troppo...》

Mi rilasso:《Meglio così, non ero comunque pronto.》

《Già... nemmeno io.》ripete lui, lasciandosi cadere sul mio petto, preso al volo dalle mie braccia.

Nel mentre che stiamo così, gli passo le mani sulla chioma come fossero le spazzole sulla criniera di un cavallo, inalando con le narici il profumo dello shampoo alla pesca che usa (lui scherza sempre su quanto sia rimasto ancora un po' bambino) .

《Ehi,》riattiro la sua attenzione《ti va invece di coccolarci  a vicenda?》

《Perché, non lo stiamo già facendo?》controbatte lui asciutto.

《A-ah, già, hai ragione... Ma possiamo?》richiedo, sprofondando la mia testa nell'incavo tra la clavicola e trapezio.

Un sospiro esce del mio ami-no, del mio ragazzo:《Certo che sì.》

Così lo stringo forte a me ancora una volta ma stavolta qualcosa rompe l'idillio: più precisamente, la vibrazione del mio cellulare.

Il rumore è così forte che ad Austin viene praticamente un colpo e si stacca da me rotolando all'indietro. Io, intanto, controllo sul display chi diavolo mi deve disturbare proprio adesso. Il nome sul display e la foto che lo accompagna sono abbastanza chiari al riguardo: è Mark.

Eh no che non ti rispondo, stavolta! Non mi metto nemmeno a premere il pulsante rosso per bloccare la chiamata, ma spengo direttamente il cellulare e lo sbatto (dalla parte della cover, naturalmente) sul comodino di fianco al  letto.

Torno a voltarmi verso Austin, che adesso è seduto sulle ginocchia e mi guarda con occhi sgranati.

Indica il cellulare:《Chi era?》e io, serissimo:《Mark.》

Per tutta risposta, lui si ributta con tutta la schiena sul materasso, ridendo  di gusto:《Oh mio dio, hai appena sbattuto la cornetta in faccia a Mark?! Serio?! Chi sei tu e che ne hai fatto del Darren che amo e che conosco?》

Mi metto a giocare con una ciocca di capelli, imbarazzato:《Beh, che c'è di strano? Ho passato tanto di quel tempo a scodinzolare dietro a Mark, ora voglio recuperare il tempo perduto prestando attenzione solo a te.》e sottolineo l'intenzione racchiudendo la sua mano destra tra i miei due palmi.

《Qualcuno qui è un poco poco appiccicoso...》mi canzona lui.

《A-ah, no, scusa, non era mia-》

Il mio ragazzo mi interrompe a metà frase e mi bacia nuovamente, per poi aggiungere:《Stavo scherzando, scemotto , non prenderla così sul serio!》

Stavolta, è lui ad affondare il viso nell'incavo del mio collo.

《Ehi, Darren?》dice, il suono della sua voce ovattato dalla mia pelle《Grazie d'esistere.》

Le gote arrossiscono un po' e poggio labbra e naso sulla sua testa.

《Ehi, Austin?》gli rispondo《Scusa se ci ho messo così tanto.》

Il mio ragazzo mi passa la mano sui capelli: è il suo modo di dire che è tutto perdonato.

È così placida, l'atmosfera che si è creata qui. Anzi, già scommetto che è questione di tempo prima che mi addormenti.

In tal caso, probabilmente non rientrerò nei dormitori secondo il coprifuoco stabilito e, di conseguenza, una nota disciplinare non me la toglie nessuno.

Se, però, devo essere onesto.

Chissenefrega.

***


SCENA BONUS!
*Il giorno dopo, nei corridoi della scuola*
Mark: *si avvicina insieme ad Axel a Darren* Ehi, Darren, ciao! Alla fine ieri com'è andata con Austin, visto che non ci siamo sentiti?
Darren: *un po' colto di sorpresa* Ah, beh, vedete...
Austin: *da in fondo al corridoio* Daaarryyyyy! *gli salta addosso da dietro, cingendogli il collo con le braccia; cerca di baciargli la fronte, ma non ci riesce* Eddai, piegati un po' in basso, altrimenti come faccio a baciarti? No, sul serio, sei troppo alto, è semplicemente ingiusto!
Darren: *ridacchiando* Mai pensato di bere un po' più di latte a colazione?
Austin: *figendosi offeso* Mi stai forse prendendo in giro? Inammissibile, inammissibile! * fa qualche passo in avanti con le guance gonfie*
Darren: *lo raggiunge e gli afferra la mano destra* Su, non fare l'offeso! Ci sono: offro io il gelato oggi, se smetti di tenermi il muso. Ci stai?
Austin: *sospira con finta esasperazione* E va bene...
Axel: *tono piatto* Direi che è andata a meraviglia.
Mark: *entusiasta* Allora che ne dite di andare a un doppio appuntamento con me e Axel, oggi?
Austin: Mi spiace, capitano, ma questa è una cosa tra noi due soli. Divertiti al tuo appuntamento, piuttosto!
Darren: *a occhi chiusi* Scusa, Mark, ma il mio ragazzo ha proprio ragione! *facendogli l'occhiolino* Ci vediamo domani agli allenamenti, che ora dobbiamo proprio scappare! Ciao! *li saluta con la mano*
Austin: *saluta a sua volta* Ci si becca in giro!
*I due escono di scena*
Mark: *prendendo un bel respiro* Sai, Axel, mi sento molto orgoglioso in questo momento, come se avessi appena visto mio figlio sposarsi! Tu capisci cosa intendo, vero?
Axel: *con un sorriso dipinto sulle labbra e le lacrime che sgorgano come cascate dalle palpebre chiuse; indossa una maglietta con su scritto "Sono orgoglioso di te, fratellino mio!" * No, non ho proprio idea di cosa tu stia parlando.
Mark: *sarcastico* Ceeerto.

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               Angolo Autore
Ok, sarò sincero, non ho molto da dire in più su questa storia, anche perché è già più lunga di un rotolone Regina, non vedo il motivo di allungare ulteriormente il brodo, tanto si spiega da solo!
Ci sono però tre cose da dire:
1)Salve a tutti! Sì, sono ancora vivo, è solo che questa mia opera è stata complicatissima da scrivere, quindi ecco spiegato il ritardo (più il fatto che quest'anno ho la maturità, quindi...)
2)Mando un sacco di bacioni alla mia amica Giulia che mi ha fatto da beta reader per questa fic, non le sarò mai grata abbastanza! Sei un angelo!
3)Questa è la prima di una delle tante storie a tema Inazuma Eleven che ho intenzione di scrivere, quindi mettetevi comodi che la strada è lunga!
Ecco qui, ho detto tutto!
Spero che la mia opera vi piaccia, noi ci vediamo la prossima volta con una one-shot su... *rullo di tamburi* Suzette!
Alla prossima!

Scusami se ci ho messo tanto | Toratachi/Austin x Darren one-shotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora