Capitolo 7

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Capitolo 7
 

 
Erano diciassette giorni che non sentivo Dianna. Era rimasta da me un altro giorno, poi se ne era andata. Zayn era uscito dal coma, quindi lei non trovò più nessuna ragione per rimanere. Non pensò a me, non credette che io avessi bisogno di lei.
Ogni parte del mio corpo aveva bisogno di lei.
Mi aveva promesso che ci saremmo sentiti, come sempre, ma non fu così. Tempo due settimane e finì tutto.
Avevamo ripreso i soliti impegni e il lavoro stava tornando a risucchiarmi.
Interviste, fans, concerti e video musicali.
Dove trovavo il tempo di respirare?
Dove trovavo il tempo per pensare a lei?
Mentre cantavamo? Mi distraevo.
Mentre facevamo le interviste? Rispondevo con il suo nome a quasi ogni domanda.
Le persone avevano iniziato a parlare.
Erano passati quasi due mesi da quando Niall era stato dimesso dall’ospedale e la milza iniziava a non dargli più fastidio.
Zayn era quello di prima, anche se ora cercavamo di tenerlo lontano dall’alcol. Era impossibile poterlo controllare anche a casa, così speravamo nel suo buon senso, ma sapevamo benissimo che quella era la sua valvola di sfogo. Tutti noi ne avevamo una, e ognuna di queste ci poteva uccidere.
«Dannazione Harry, era il tuo turno tre ore fa!» mi rimproverò Louis alzando gli occhi al cielo. Stavamo provando non so quale canzone, ma il risultato era pessimo. Niall giocava con le stampelle, Liam chattava al telefono e Louis era più nervoso di Dianna col ciclo.
«Oggi non è giornata» borbottai sedendomi a terra. Vidi il nostro coreografo fare qualche cenno con la mano e dire «Cinque minuti di pausa», ma non gli diedi tanta importanza. La nostra era una gabbia di matti, in fin dei conti noi facevamo quello che volevamo e loro cercavano di non farci apparire come dei completi disastri.
«Ancora niente con Dianna?» chiese Louis sedendosi di fianco a me. Scossi la testa mordendomi il labbro.
«Io non la capisco, da piccoli non faceva neanche un passo senza dirmelo mentre ora è come se non esistessi» mi lamentai mettendomi le mani tra i capelli. Tomlinson sospirò e mi appoggiò la mano sulla mia spalla.
«Conosco Dianna e so che non è il tipo di persona che scappa senza dire nulla. Che è successo?» chiese calmo, cercando di guardarmi in viso. Era come un fratello per me, la parte tranquilla mancante del mio carattere.
«Perché tutti chiedete sempre le stesse cose?! Non le ho fatto nulla!» urlai alzandomi di scatto, attirando l’attenzione di tutti.  Senza aggiungere altro me ne andai, lasciando sbattere la porta.
Al diavolo tutto.
Quella volta diedi ragione all’istinto.
Guidai fino a casa e presi lo stretto necessario, poi il mio occhio cadde sulla causa di tutto.
«Pronto?» Dianna dall’ altro lato del telefono sembrava rilassata.
«Non hai più chiamato» mormorai girando le pagine del mio diario.
«Harry… » non disse nulla ma io capii tutto.
«Perché?»
«Tu hai amato qualcuno?» sentivo il suo respiro, ed ero certo che mentre lo diceva lo aveva trattenuto.
«Si.»
«Allora capirai perché non ti ho chiamato.»
 
 
Mancava poco a Dicembre, e quel Natale avrei desiderato Dianna, come regalo da chiedere a Babbo Natale.
Con tutto me stesso.
Ogni particella del mio corpo.
Non ero il tipo di ragazzo che piange la notte, ma,  quelle settantatré notti che passai da solo,  piansi.
Avevo un bisogno disperato di lei.
Ero stato uno stupido a non dirle niente.
Il tempo scorreva, non era mai stato dalla mia parte.
Il telefono continuava a suonare, ma io lo ignoravo.
La mia destinazione era ancora lontana. Troppo.
La velocità era stato sempre l’asso nella manica di Niall, ma quella volta l’acceleratore era diventato il mio migliore amico.
 
 
«Quindi ora tu sei qui. Nel campus. Di Oxford. Davanti a me. E mi stai chiedendo com’è il tempo. Non parliamo da settimane. Tutto nella norma.»
Le sorprese erano sempre state il mio forte. Dianna era al dir poco scioccata. L’avevo rincorsa per tutto il campus, per poi piazzarmi davanti a lei con un bel ‘Ciao’. Probabilmente avrebbe voluto uccidermi.
«Sapevo che avresti capito» le sorrisi stritolandola in un abbraccio. Stava sorridendo ma sapevo che c’era qualcosa che non andava.
Quanto mi era mancato quel sorriso!
Io ero folle, ma era lei il mio fattore scatenante.
«Sono ancora arrabbiata con te» mormorò ricambiando il mio abbraccio. Lei non riusciva a rimanere con il broncio, era un suo difetto di nascita. E io amavo quel difetto.
«Ti voglio bene, piccola.»
«Mhmh.»
La presi sotto braccio e la trascinai non so dove. Camminavamo in silenzio verso il suo appartamento e sentivo il suo sguardo fisso su di me.
«Ho visto il video» disse mentre apriva la porta di casa. Sapevo che viveva da sola, anche se non avevo mai capito il motivo.
«Ti è piaciuto?» le chiesi buttandomi sul divano. Avevo sempre amato quel divano.
«C’è una nostra foto» mi fece notare, nonostante sapesse che l’avevo fatto apposta.
«Lo so» sorrisi ringraziando il cielo per essere un cantante. A volte mi semplificava le cose davvero tanto.
«Perché?» chiese appoggiando la testa sulla mia spalla. Sapevo che le ero mancato, davvero tanto. Le si leggeva negli occhi, ma non voleva farlo notare.
«Tu sei parte della mia vita, Dianna»
 
 
«Non so cosa mi sta succedendo… A volte ti odio, altre vorrei abbracciarti. Altre vorrei semplicemente sbatterti al muro e baciarti» Dianna sapeva essere molto schietta e prevedere le domande prima che qualcuno le formulasse. Mi precedette e ammise che neanche lei aveva ben chiaro il suo comportamento.
«La parte dello sbattimento è interessante» sorrisi ammiccando con gli occhi facendola ridere.
«Idiota» mi schernì dandomi una leggera gomitata. Eravamo sdraiati sul suo letto, circondati da fogli e libri.
Un classico di Dianna.
«William Shakespeare?» domandai leggendo il titolo di uno dei tanti libri di fianco a me. Lei cercava di far finta di leggere qualche appunto,  sdraiandosi a pancia in giù sollevando le gambe.
«Ho un esame domani, potresti andartene?»  commentò cercando di sbattermi fuori casa per l’ennesima volta. Mi piaceva distrarla, era sexy quando si arrabbiava.
«Su di lui?» chiesi con nonchalance.
«No, filosofia. Vattene, ti prego…» rispose fulminandomi con lo sguardo.
«Perché?» le sue labbra erano dannatamente rosse.
«Smettila di fissarmi le labbra!» esclamò cercando di non ridere. Le sue barriere stavano crollando e non potevo far altro che sorridere.
«Su cos’è l’esame?»
«Le origini dell’amore»
Bingo.
«Carnale, Passionale e Distruttivo? Ne so qualcosa» mormorai per poi far combaciare le nostre labbra. Mentre continuavo a baciarla spostai alcuni libri facendoli cadere.
Dianna mise le sue mani tra i miei capelli, attirandomi di più a sé. Mi staccai da lei e iniziai a darle piccoli baci sulla mandibola e collo facendola ridere.
«Mi ricorda la nostra prima volta» sussurrò lei mentre si sedeva di fronte a me. Con le sue dita veloci mi tolse la camicia, lanciandola chissà dove.
«Non ti dissi che ti amavo» dissi alzandole il viso per guardarla negli occhi.
«Lo sapevo» furono le ultime parole che mi disse. Tornò a baciarmi, lasciandomi spogliarla con una lentezza che uccideva anche me. La stanza era in penombra, ma riuscivo benissimo a vedere il suo sorriso ogni volta che le nostre labbra si lasciavano per riprendere fiato. Io ero ancora in boxer ma non mi importava. Lei mi voleva, potevo aspettare tutto il tempo del mondo.
L’amavo in una maniera che non era umana.
Finalmente Dianna mi tolse i boxer, lasciando che io mi mettessi sopra di lei. Tornai a baciarle la mandibola, poi seguii la linea della clavicola ed infine raggiunsi i seni. La sentii lasciarsi sfuggire un gemito, aumentando la presa sulle mie spalle.
Continuai a torturarla per un’ infinità di tempo, finché lei non mi diede uno schiaffetto sul petto facendoci ridere. Tornai a baciarla sulle labbra e la penetrai.
Io amavo lei e lei amava me.
Era tutto perfetto.
Proprio come tutto dovrebbe essere.
 
 
«Lo sai che non può funzionare, vero?» Dianna si era stretta a me, continuando a disegnare dei cerchi invisibili sul mio petto.
«Perché? Ha sempre funzionato!» dissi guardandola.
Facevamo un passo avanti e tre indietro.
Possibile?
«Era Holmes Chapel! Eravamo piccoli, non avevamo responsabilità… Non posso sempre seguiti come ho fatto per Londra» rispose girandosi, appoggiandosi meglio sul mio petto per guardarmi negli occhi. Erano tremendamente tristi.
«Perché lo hai fatto, allora?» mi passai una mano tra i capelli, ormai non sapevo più che cosa pensare.
«I college a Londra sono migliori e non ero pronta a lasciarti andare» soffiò per poi lasciarmi un piccolo bacio sul petto.
«Ora lo sei?» la mia voce era disperata, forse esageravo, ma stavo dando di matto.
«No» ammise nascondendo il viso.
«Perché lo stai facendo, allora?»
«Perché non voglio finire con il cuore spezzato»
La mia mano cercò la sua, stringendola, sperando di non lasciarla mai. Rimanemmo in silenzio per molto tempo; mentre le accarezzavo i capelli lei sorrideva.
Forse non l’avrei mai capita.
«Resterai qui sta notte, giusto?» chiese dopo un po’. Si stava mettendo l’intimo mentre cercava un elastico per i capelli. Era buffa e io non potevo fare altro che amarla.
«Esatto» risposi semplicemente lanciandole l’elastico. Lei lo prese al volo e tornò a buttarsi nel letto.
«Io mi metto a dormire, domani devo alzarmi presto, tu fai quel che vuoi» mi divertiva il modo in cui si vestiva per dormire. Un paio di pantaloncini corti, una maglia extra large e poi si arrotolava in un enorme strato di coperte.
Io non la capirò mai.
«Non mi dai neanche la buonanotte?» chiesi con la voce dolce mentre la circondavo con le braccia.
«Se mi culli come fai di solito quando sono agitata, potrei anche pensarci» mi lasciò un bacio  sulla guancia. La strinsi a me e lei mi morse il collo ridacchiando.
«Sono già pronto» conclusi.
Non riuscivo a dormire. Volevo rimanere sveglio a guardarla tutto il tempo, ma la verità era che avevo una domanda che mi frullava in mente senza darmi tregua.
«Possiamo provarci?» sussurrai al suo orecchio. Lei mormorò qualcosa con gli occhi chiusi, poi si decise di aprirli.
«Tu mi ami davvero?» mormorò sbattendo più volte gli occhi.
Era esattamente mezzanotte.
«Si» ammisi guardandola negli occhi.
«Perché?» chiese accarezzandomi una guancia percorrendo con un dito il contorno del mio viso.
«Sei la luce nell’oscurità.»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 17, 2015 ⏰

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