III

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─ Disgustoso. Sei davvero un essere disgustoso.
Pensi davvero che uno come te possa anche solo immaginare di avvicinarsi a me? Patetico.

─ No-Non è come pensi... I-Io..!

─ Ah no? A me sembra proprio come penso che sia, e tu cosa?! Hai ancora il coraggio di parlare?! La vergogna ancora non ti ha fatto tacere?!

─ Sung Hoon io..! No-Non vi stavo spiando e non stavo neppure origliando! Ero solo...!

─ Oh certo! Eri solo nascosto in un armadietto proprio nel bel mezzo di una conversazione!
Che c'è di male, no?!

Sbuffò rumorosamente Sung Hoon, portandosi le mani tra i capelli e scompigliandoli nervoso.

Era stanco di dover affrontare ogni volta situazioni del genere ma soprattutto,
era stanco della presenza di Jake.

Stammi bene a sentire porcello. Sono stufo di averti costantemente tra i piedi e davanti a gli occhi. Non sei un bello spettacolo e penso che tu lo sappia, perciò fai un favore a me, alla classe, alla scuola e al mondo intero e: levati.di.torno.

Smettila.
Smettila ti prego.
Lasciami in pace.
Lasciami vivere in pace.
Lasciami respirare.
Lasciami dormire.

Non è come pensi.
Non è come credi.
Non è così Sung Hoon.
Non sono uno stalker.
Non stavo origliando.

Ti prego... ti prego.. credimi...

Ti prego.. ti prego...

─ TI PREGO BASTA..!

Jake si svegliò di sorpassalto, con la fronte impregnata del suo sudore e con le lacrime a rigargli il volto senza sosta.

Erano solo le quattro e mezza del mattino e già quella piccola stanza nel centro di Seoul, ancora in parte dormiente, era riempita dai singhiozzi strazianti di un piccolo ed ingenuo bambino, il cui unico desiderio era quello di non soffrire mai più.

─ Non ce la faccio più... non ne posso più, vi prego basta..

Ormai anche i suoi sogni lo tormentavano con ricordi distorti delle sue terribili giornate scolastiche, e sembrava davvero il tutto non aver fine per il povero Jake.

[...]

Passarono le ore, e Jake le passò fissando in silenzio il soffitto, di quel bianco sbiadito, della sua piccola camera, mentre pian piano il sole si insinuava dentro la sua stanza con la sua solita luce sgargiante.

─ È già mattina.

Con voce flebile e stanca, bisbigliò, voltando leggermente il capo verso la luce proveniente dalla finestra.

─ Non voglio alzarmi oggi.

Bisbigliò ancora,
coprendosi gli occhi con il braccio mentre sospiri rumorosi ed irregolari lasciavano la sua piccola bocca.

Stava davvero per aver il secondo attacco di panico della giornata così presto?

Non voglio andare.
Non voglio alzarmi.
Non voglio soffrire ancora.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 14, 2021 ⏰

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