Fulmineo, la prese senza che lei potesse sfuggirgli. Le tenne le mani saldamente sui fianchi, mentre la tirava a sé per strapparle la camicetta con i denti. Brandelli di seta ondeggiavano mollemente nella brezza serale, mentre piccoli bottoni di madreperla tintinnavano sull'acciottolato bicolore. Alla penombra del pergolato lei avvampò nel calore opprimente di quello sguardo cupido che le percorreva i seni. La morse con veemenza, come per marchiarle la pelle bruna e dichiararne il possesso. A labbra socchiuse lei esalò un gemito di piacere...
«Ma dai! Non si può leggere! Come fa a piacerti una roba simile?», sbottò nel silenzio di quel pigro dopocena, le mani nelle tasche e una maglietta poco adatta alle presentazioni in famiglia.
«Primo: detesto che si legga un MIO libro da sopra le MIE spalle. Secondo: perché giudichi?», lo rimbrottò, abbandonando il divano con stizza.
«Questo lo chiami libro? Sono scemenze per donnette. Quasi quasi accendo il camino solo per potercelo lanciare dentro!» continuò, mentre la seguiva in giardino.
«Se mi dici che è poco credibile, ti do ragione»
«Allora perché?»
«Chiamasi lettura di evasione. Mi passi la brocca, per favore?»
«Guarda che c'è una mosca nel bicchiere»
«Ci sarà cascata per lo spavento. Prima che tu abbaiassi si sentivano solo le cicale»
«Can che abbaia non morde» replicò secco.
«Ah, sei arrivato a quella riga?»
«Sì, non vedi che ancora fremo di passione?», cinguettò in falsetto, portando la sedia a sdraio accanto alla piscina.
«Dove si vede?» lo interrogò, abbassando lo sguardo al cavallo dei bermuda.
«Lascia perdere. Ci mancava solo il sesso duro...»
«... e grosso? Bada bene che è fondamentale in queste storie! Ma perché sei tu a tirarlo in ballo?»
«Quanto sei simpatica!»
«Direi allusiva»
«Sì, certo. Ballo, balle»
«Ecco, non ero arrivata a tanto»
«Proprio tu?»
«Già, io, quella che legge scemenze per donnette»
«Non intendevo dire che sei scema»
«E dunque?» lo incalzò.
«Mi stupivo che...»
«Non senti un rumore strano?»
«Eh?»
«Screeetch», emise lei, artigliando le dita.
«Su, dai, quella subisce violenza e si eccita»
«Non è che io mi immedesimi nello stupro. E poi non conosci il contesto»
«Sì, ma è tutto così scontato. Lei si accende come una lampadina, appena lui...»
«Le preme le "ciliegine" pulsanti?»
«Ciliegine? Bah. Però pulsanti... Bottoni, appunto»
«Non ho scelto a caso, ora»
«Io avrei detto "tono e volume"»
«Non voglio sapere» dichiarò, le mani alzate in segno di resa.
«Come nei vecchi stereo. Sai le due manopole da regolare fra pollice e indice?» le rispose, alzandosi in piedi.
«Certo che per evocare atmosfere sensuali sei proprio un fenomeno!» esclamò poco prima di spingerlo in acqua.
«Ecco, ora sono tutto bagnato!», si lamentò, tentando di togliersi la maglietta.
«Devi riconoscere che sono meglio di te»
«A fare cosa?»
«A creare condizioni favorevoli», ribatté nell'accostarsi trionfante al bordo della piscina.
«Anch'io, non credere!»
Le serrò le gambe, trascinandola in vasca.
«Non sai cosa rischi»
«Forse non lo sai tu», ammiccò malizioso.
Sciolto il nodo sulla nuca, il bikini cominciò a galleggiare, unica isola fra i loro corpi.
«Può il mio sguardo cupido posarsi sulla tua pelle bruna?»
Sfiorandola con i polpastrelli, percorse il rilievo delle scapole e la liberò dal costume.
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Wine me, dine me.
Short Story''Alla penombra del pergolato lei avvampò nel calore opprimente di quello sguardo cupido...'' «Ma dai! Non si può leggere! Come fa a piacerti una roba simile?», sbottò nel silenzio di quel pigro dopocena, le mani nelle tasche e una maglietta poco ad...