1. L'arrivo di Grace

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Paura. Già, il mio peggior nemico. Ma io non ho mai provato questo sentimento; non ho paura di nulla e mai ne avrò. Anche se in questo momento sto rivalutando la cazzata che ho appena detto. Sapete non capita tutti i giorni di trovarsi in una gabbia di metallo al buio e al freddo. Però entriamo più nel dettaglio: per qualche strano motivo non mi ricordo nulla e questa cosa già mi spaventa ma non ci faccio molto caso fino a quando sento un qualcosa di umido sul mio braccio. Perfetto. Abbiamo compagnia. Cos'è uno scherzo? Mi avete rinchiusa qua dentro con delle stupide capre? dove dobbiamo andare alla fattoria? (Il mio ottimo senso dell' umorismo, lui non manca mai) Mi sto perdendo in chiacchiere? Si. Quindi...

Sono seduta per terra con le gambe incrociate per evitare di toccare qualsiasi altra cosa, o animale, che si trovi qua dentro. Ho un taglio sul mio braccio sinistro che però non mi brucia ne mi fa male. Non riesco a ricordarmi ne il mio nome, ne il mio aspetto fisico. E non so nemmeno perché sono in questa fottuta scatola. Bene, quando il dovere chiama, io rispondo:

Io: C'È QUALCUNO!!!!

Inizio ad urlare a squarciagola ma nessuno viene in mio soccorso. E se fossi stata rapita? E se non ci fosse una via d'uscita? Tranquilli, tranquilli, io non mi arrendo, ce la posso fare. Mentre la mia testa si riempiva di questi pensieri che iniziavano a provocarmi un forte mal di testa, la gabbia inizia a salire. Sale verso l'alto sempre più velocemente e non so che cosa fare. Cerco di alzarmi il più veloce possibile con la paura di cadere da un momento all'altro. E indovinate un po'? Sono caduta. A quanto pare non ho solo il braccio ferito ma anche la gamba destra. Inizio ad urlare e ad urlare quasi perdendo la voce. Ora che ci penso, fino a pochi secondi fa non mi ricordavo più nemmeno il suono di essa. Ad un tratto la scatola si ferma. E ricade il silenzio nella stanza, pure quelle stupide capre stanno in silenzio. Si sente solamente il mio fiatone  e il mio corpo che cerca di arrampicarsi a qualcosa per reggersi in piedi. Finalmente la scatola si apre facendo entrare una luminosa luce bianca accecandomi che mi costringe a posare le braccia davanti agli occhi. Mi sento poco bene...come se fossi sott'acqua, ad annegare, dove tutto sembra sfocato e così... svengo, sbattendo la testa contro il metallo freddo e arrugginito.

~Vedo una bambina con una mamma, e con loro ci sono altre persone che sembrerebbero dei dottori.~

Mamma, cosa stanno facendo?

Stanno salvando il pianeta, e un giorno contribuirai a salvarlo anche tu.

La mamma e la bambina si abbracciano, procurandomi un senso di affetto e dolcezza che avevo, anch'esso, dimenticato.

Apro di scatto gli occhi e li ruoto lentamente da destra verso sinistra. Sono sdraiata e così mi alzo da quello che dovrebbe essere un letto ma in realtà è un sacco a pelo ricoperto da della carta bianca.  Inizio a guardarmi meglio attorno con la bocca leggermente aperta (capita spesso quando penso a qualcosa, come se avessi la necessità di respirare dalla bocca e non dal naso in quel momento) e gli occhi assottigliati. Vedo che è giorno, e che sono in una stanza circondata da bastoni di legno quindi presumo sia una capanna, anche se una parte di essa è messa abbastanza male devo dire. Qui ci sono degli scaffali e qualche candela sparsa qua e là. È qui, signori e signore, che prendo la mia prima decisione: alzarmi e uscire da questo fottuto posto. Non mi preoccupo nemmeno di chi mi ci avesse messo là dentro. Adesso voglio solo uscire da qui.

𝚃𝚘𝚡𝚒𝚌 𝚕𝚘𝚟𝚎|subject A9Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora